PASOLINI E IL SOLDATO DI STRAVINSKIJ



"Sto lavorando all’Histoire du soldat: adesso scrivo tutto quello che mi compete (che non è poco), e poi lo ripasso a te: ti farò avere il copione portato avanti, con ancora tutta una serie di scenette e soprattutto di battute, che spetta a te di fare. Non sarà difficile; siamo quasi alla fine". Questo appunto che compare in una lettera scritta da Pasolini a Sergio Citti, riguarda un progetto cinematografico suggeritogli dalla sua musa Laura Betti, ma rimasto incompiuto per via della tragica morte del poeta. L'idea di Pasolini era quella di un lavoro a tre che oltre a lui e a Citti prevedeva anche il coinvolgimento di Giulio Paradisi, chiamato anche ad occuparsi della futura regia. In tutti i modi il copione fu terminato, seppur nella veste sempre provvisoria che le stesure pasoliniane hanno avuto, per aprirsi alle modifiche che via via erano suggerite durante la lavorazione di un film. Un punto fermo riguardava la scelta dell'attore protagonista che Pasolini desiderava spiazzare dai contesti in cui lo aveva ingaggiato in passato: Ninetto Davoli, sarebbe stato il soldato Diotallevi, impegnato in un viaggio tra il Nord civile, la Roma corrotta e la magia di Napoli. Un grand tour che gli ha fatto attraversare le culture, i dialetti, le storie, ormai perdute come per effetto di una forma aurorale di quella che oggi chiamiamo cancel culturePer la parte del diavolo che lo avrebbe accompagnato, si fantasticava sul nome di Vittorio Gassman. La genesi e le tematiche del progetto sono ricostruite nel saggio di Roberto Calabretto, uno studioso che già in altre occasioni ha approfondito il lavoro pasoliniano con particolare cura per le determinanti relazioni che questo ha avuto con la musica. 




Tra le interessantissime pagine di questo libro intitolato L'Histoire du soldat di Pier Paolo Pasolini, l'autore ritaglia uno spazio importante alla destinazione teatrale che la sceneggiatura ha avuto quando, vent'anni dopo la sua stesura, il copione uscì dal cassetto di Davoli  per essere sottoposto alla lettura di Gigi Dell'Aglio che ne guidò la versione teatrale portata in scena con Ninetto e il Teatro Stabile di Parma al Théâtre Municipal di Avignone durante il Festival del 1995. Anche la fortunata piéce teatrale fu diretta da tre registi seguendo la struttura tripartita del testo: a Dell'Aglio si aggiunsero Barberio Corsetti e Mario Martone. Il soggetto pasoliniano riprende su una sponda favolistica i grandi temi che lo inquietavano  in quegli anni, partendo dal ruolo decisivo della televisione nell'accompagnare gli italiani verso quella mutazione antropologica che, distruggendo le culture popolari e deturpando il paesaggio, promuoveva un progresso fondato  sull'omologazione di massa e il consumismo. 




Al contrario del film in cui la colonna sonora prevista nelle note di Pasolini era stravinskiana, nello spettacolo teatrale il trio di musicisti in scena esegue le musiche originali composte da Alessandro Nidi che è anche uno dei due pianisti che appaiono sul palcoscenico (il terzo è un violinista). Di Stravinskij compare una semplice citazione di poche battute tratte dal suo Tango. Anche il testo della sceneggiatura pensata per il grande schermo è stato adattato per essere più idoneo alla rappresentazione teatrale che ha mantenuto i tratti della diversità stilistica attraverso l'emergere di linguaggi poetici anche contrapposti. In un passaggio significativo che riprende il copione pasoliniano, il poeta fa domandare a Ninetto/Diotallevi quello che si domandava lui: «A signò, addo stò? Addò annamo? Addò stamo a annà? Addò cazzo va ‘sto treno? Addò cazzo annamo tutti». Avremmo dovuto domandarcelo tutti ma la macchina della mutazione antropologica aveva portato già molto avanti il suo processo.



Di seguito il link al video dello spettacolo integrale presentato al Festival d'Avignon


https://www.youtube.com/watch?v=iWc_m0TEL-E&t=3004s

Il libretto originario creato per la partitura stravinskijana è stato scritto da Charles-Ferdinand Ramuz insieme a Stravinskij stesso. Di seguito il link al video di una versione realizzata allo Studio RAI di Torino nel 1978, con la regia di Massimo Scaglione, la traduzione del libretto in italiano realizzata da Jean Dudan che ha curato anche le coreografie, la musica eseguita dalla Camerata Strumentale Alfredo Casella diretta da Alberto Peyretti e la parte attoriale con Piero Sommataro nei panni del soldato, Mario Brusa in quelli del narratore, Loredana Furno in quella della principessa, mentre il diavolo è interpretato da Jean Dudan.

https://www.operaonvideo.com/lhistoire-du-soldat-rai-turin-1978/

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