Edit Piaf, l'eterno usignolo di Parigi





Jean Cocteau scrisse che quando Edith Piaf canta,"l'anima della strada entra in ogni stanza della città, non è più Edith Piaf che canta: è la pioggia che cade, il vento soffia, la luce della luna si mette a tavola. La "bocca d'ombra", il termine sembra essere stato inventato per la sua bocca d'oracolo". 



Edith bimba

E' il commento di un'amico e di un ammiratore che ne poteva valutare le doti come pochi altri ma indubbiamente chiunque può comprendere che, insieme a Maria Callas per la lirica e a Billy Holiday per il jazz,  Edith Piaf occupa un posto privilegiato nel Pantheon delle principali voci femminili del '900. Inoltre con la Holiday, che era nata anch'essa nel 1915, ha in comune un'infanzia e un'adolescenza strappate giorno dopo giorno ad un destino crudele, grazie ad un talento e ad una personalità unici che hanno contribuito a forgiare una vocalità poetica, drammatica, inimitabile. 


Una cartolina con l'immagine di Edith in un'età tra gli otto e i nove anni anni,
sotto il nome d'arte vi è scritto: phenomene vocal

Nata all'ospedale Tenon nel 20° Arrondissment parigino, già su questa prima apparizione nel mondo si è creata una leggenda popolare secondo cui la piccina era nata in strada di fronte al civico n°72 di Rue Belleville. E questo, insieme all'abbandono della madre Annetta e all'infanzia trascorsa con la nonna materna che gestiva un bordello in Normandia, è stato solo il prologo di una vita dall'itinerario romanzesco, con le luci del successo internazionale, l'attitudine agli eccessi, le ombre della morte.


Il primo nome d'arte di Edith , La Mome Piaf

Una morte che l'ha accompagnata crudelmente durante tutta la sua breve esistenza: dalla figlioletta Marcelle, scomparsa all'età di 2 anni a causa di una meningite fulminante nel '32,  a quella del suo grande amore Marcel Cendras, a cui dedicò il suo straordinario Hymne à l'amour). Una morte che si è insinuata nella una salute fragile che, dopo lo sconforto per la perdita di Cerdan, gli regalò una dolorosissima artrite reumatoide. La morfina era l'unico analgesico capaci di alleviarle il dolore, ma giorno dopo giorno il suo utilizzo le creò una pericolosa dipendenza. Come accade ai miti viventi, la morte vinse tutte le sue resistenze molto presto, prendendole la vita a soli 48 anni, attraverso la ricaduta in una broncopolmonite.


Edith Piaf con   il secondo marito, Theo Sarapo

L'anno prima, già gravemente malata, aveva sposato in seconde nozze l'ex segretario, divenuto per merito suo cantante ed attore. Fu lei a dargli il soprannome artistico che cancellava le sue origini greche, per cui Theophanis Lamboukas divenne Theo Sarapo (che in greco significa "ti amo": ma la sfortuna volle che il suo astro nascente fosse destinato a spegnersi prestissimo a causa di un incidente stradale occorso  nel 1970, quando con la sua Porsche si è schiantata contro un platano nei pressi di Limoges. 

Marcel Cerdan con Edith Piaf
Il suo primo marito Jacques Pills che si suicidò dopo la morte di Edith,  arrivò dopo una lunga lista di amori, tra i quali emergono quello per il pugile Marcel Cerdan,(morto anch'esso tragicamente, questa volta a causa di un incidente aereo); quello con Tony Raynaud e quello di incendiaria passionalità per il suo "angelo blu": il ciclista Luis (Totò) Gerardin, destinatario di 52 lettere d'amore che la cantante gli scrisse e che recentemente sono state battute ad un'asta di Christie per decine di migliaia di Euro.

Il cantante "de charme" Jacques Pills e Edith Piaf durnte la cerimonia del loro matrimonio che ebbe Marlene Dietrich come testimone
Dai suoi 147 centimetri d'altezza sprigionava una vocalità caratterizzata da un timbro singolarissimo di colore grave, ancor più affascinante per il cangiante carattere che prendevano le sue inflessioni a secondo dei sentimenti suggeriti dalle canzoni del suo repertorio. Per esprimerla, all'interno di una capacità d'estensione che arrivava quasi a tre ottave, utilizzava a meraviglia note tenute e lunghe, intonate senza alcuno sforzo; un vibrato immediato, regolare e permanente; un glissato misurato con parsimonia.

Edith Piaf con Marlene Dietrich

Con questa tecnica appoggiata alla sostanza del suo appetito  di vivere, della sua forza di carattere percepibile a fior di pelle, la Piaf  ha incarnato tutte le sfumature psicologiche dell'amore, dal più tragico al più raggiante. Scavando questo tema nei dettagli, con una voce generosa che sul piano della percezione sembrava avere riserve infinite di energia sonora, la cantante si è donata interamente al suo pubblico, diventando l'icona parigina dall'immancabile abitino nero, anche per il suo linguaggio scenico che portava con se una grammatica non verbale di gesti simbolici. Questo insieme di ingredienti l'hanno aiutata a diventare portavoce dello spirito parigino e quindi, dell'inconscio collettivo dei suoi concittadini.




Il suo itinerario artistico ha avuto un inizio umilissimo al fianco delle acrobazie dl padre ritrovato e solo dopo diversi anni in cui le sue erano sostanzialmente esibizioni di strada,  Luis Leplées (anche lui morto tragicamente assassinato) la scopre, ingaggiandola nel suo cabaret Le Genry's. E' il 1935 ed è qui dove intona il suo primo successo Le chaland qui passe, nient'altro che la versione francese del nostro Parlami d'amore Mariù, a cui segue L'Etranger che gli fa ottenere il prestigioso Gran Prix du Disque.



Così, passo dopo passo,  la figlia di una famiglia sgangherata di saltimbanchi è diventata emblema dell'archetipo della chanteuse parisienne, in un miracolo che continua fino a oggi 19 dicembr, giorno in cui la divina avrebbe compiuto 100 anni. Tra le molteplici iniziative ispirate alla ricorrenza,  una monumentale mostra intitolata "Piaf!" è stata allestita nella prestigiosa sede della Biblioteque Natrionale Francois Mitterand con molto anticipo tanto da essere terminata il 23 agosto di quest'anno.



La mostra tracciava diversi percorsi per entrare nelle caleidoscopiche sfaccettature della sua opera, raccogliendo moltissimo materiale documentario, conservato proprio dalla Biblioteca. Una di queste prospettive riguardava il ruolo che hanno avuto la radio, i dischi e la stampa nel seguire tutti i passaggi della sua bruciante carriera.

La Piaf con Georges Moustaky che scrisse per lei nel 19959 uno tra i suoi più grandi successi, Milord

Un'altro riguardava il cinema, la televisione e i media che al giorno d'oggi hanno contribuito alla creazione della sua aura leggendaria. Il pubblico si trovava immerso in una babele di fotografie, lettere, affiche, dischi, riviste, registrazioni sonore di brani estratti da film, souvenir, e tutto questo veniva accompagnato dalle risorse messe a disposizione dall'Institut de l'Audiovisuelle e della Association des amis d'Edith Piaf.

Edith con il giovane Ivi Lini alias Yves Montand che conobbe al suo debutto al Moulin Rouge nel 1944
Con raffinata delicatezza i curatori hanno fatto trasparire il senso di libertà e semplicità che questa icona è riuscita a conservare fino ad oggi. Ne scaturiva un quadro dipinto in quella tonalità un pò ribelle e poco convenzionale che ha fatto da filo conduttore all'intera opera della Piaf: un'artista che se ne infischiava di servire la sua celebrità o di bearsi tra i soldi e il confort. In questo spirito la mostra suggeriva anche un percorso esterno alla sua sede, ovvero un itinerario stimato in quattro ore "sur les traces d'Edith", vale a dire verso 9 luoghi della città legati alla cantante.

L'Olympia 1960
Dai quartieri popolari della sua infanzia al cimitero di Père-Lachaise dove riposa, da una tappa gourmand al Restautant Le Boeuf sur le Toit (Rue du Colisée 34, 8° Arr.) che la cantante frequentava al culmine della gloria, all'Olympia dove debutta quarantenne con un trionfo.... Ora che la mostra si è conclusa è possibile anche da un'altro Paese cercare le tracce di Edith, andando nel cuore della sua arte: le registrazioni delle sue interpretazioni. Naturalmente l'elenco completo sarebbe lunghissimo, ma proviamo a farne un elenco che ne contenga solo dieci come le più significative.



1936  Mon legionaire (Raymond Asso, Marguerite Monnot)
1940 L'accordeoniste(Michel Emer)
1946 Les Trois Clohches (Jean Villard)
1950 Hymne à l'amour (Edith Piaf, Marguerite Monnot)
1951 Padam...Padam (Henri Contet, Norbert Glazberg)
1954 Sous le ciel de Paris (Jean Drejac, Hubert Giraud)
1956 Les Amants d'un jour (Claude Delecluse, Marguerite Monnot)
1957 La foule (Michel Rivgauche, Angel Cabral)
1959 Milord (Georges Moustaki, Marguerite Monnot)
1960 Non, Je ne regrette rien (Michel Vaucaire, Charles Dumont)




Edith si spense a Grasse il 10 ottobre a causa di un'emorragia interna e in accordo con il suo desiderio fu trasportata ormai cadavere a Parigi dal marito. Il suo corpo senza vita fu portato all'Hotel particulier del boulevard Lannes dove, la mattina dell'11 ottobre il dottor Bernay de Laval constatò ufficialmente la sua morte. 


Poche ore dopo lo stesso destino toccò al suo grande amico Jean Cocteau che ebbe il tempo di apprendere la notizia ma non ebbe la forza necessaria a scrivere un necrologio che gli aveva immediatamente commissionato Paris Match: lei alle 7 della mattina, il "Funambule de tous les Arts",  alle ore 13 dello stesso giorno. 

Django Reinhardt con la Piaf negli Stati Uniti
I due erano stati compagni di strada nel 1940, quando il poeta scrisse per lei l'atto unico Le bel Indifférent che la cantante interpretò al Theatre des Bouffes-Parisiens nell'aprile del 1940. Nel 1953, l'atto unico fu registrato su un vinile Columbia e Cocteau scrisse una nota sul retro-copertina che venne riprodotta fotografando la sua calligrafia. Parole meravigliose scritte da una delle menti più acute, eleganti e raffinate del '900. 

La Piaf con Jean Cocteau in La bel indifferent
Non è possibile immaginare un finale migliore di questo per ricordare l'usignolo di Parigi: " Edith Piaf a cette beauté de l'ombre qui s'exprime à la lumière. Chaque fois qu'elle chante, on dirait qu'elle arrache son ame pour la dernière fois. Je lui avais écrit Le Bel indifférent en 1940. Elle le créra aux "Bouffes" dans une époque bien douleureuse. Elle me fait l'honneur de la reprendre à Marigny, en 1953. Ce monologue est impossible sans une grande présence du ròle muet qui l'accompagne. Je souhaite à Edith et a Pills tout succès qu'ils meritent, bien que cet acte reflète mal leur union charmante. Jean Cocteau".




Commenti

Post più popolari