Il Re è nudo: biografia critica alla leggenda Guy Debord

                                  
La prima edizione del 1967

Chiunque si è interessato al pensiero che si è raccolto intorno al tema della critica della società contemporanea, ha senz'altro avuto tra le mani il saggio cult di Guy Debord intitolato La società dello spettacolo, leggendolo, rileggendolo, citandolo...,e magari ha approfondito le tesi situazioniste che sono una sorta di estensione di quelle rivoluzionarie sostenute dallo scrittore, filosofo e cineasta parigino. A rendere incandescente il suo mito, agli occhi di tutti gli spiriti liberi che hanno raccolto la sua sfida apertissima alle regole della società capitalistica, è arrivato nel 1994 il colpo di scena. Ritiratosi in campagna, ormai alcolizzato, Debord si toglie la vita all'età di 63 anni: un colpo di pistola al cuore. Per oltre vent'anni, dopo questo luttuoso evento, la conoscenza di Debord è passata solo attraverso le sue opere ed i suoi filmati, lasciando oscuri molti aspetti della sua esistenza. 

Guy Debord, con gli occhiali, alla Terza Internazionale Situazionista, 
Torino 1959
Ma qualcuno si è interrogato intorno a queste ombre e lo ha fatto con tenacia, scrivendo due saggi, il primo nel 1999 e il secondo quest'anno. Jean-Marie Apostolidès, professore di letteratura e teatro a Stanford, ha pubblicato innanzitutto  "Les Tombeaux de Guy Debord", dove il soggetto è analizzato dal punto di vista letterario, soprattutto per quel che concerne la composizione della sua scrittura con il procedimento del détournement, vale a dire dello spiazzamento del senso dei linguaggi scritti e visuali; l'attitudine alla deriva che è una forma radicalizzata delle passeggiate surrealiste; l'ideazione della psicogeografia che ridefinisce lo spazio urbano dal punto di vista delle emozioni soggettive, contro l'alienazione della razionalità dominante.

Jean-Marie Apostolidès, Debord, le naufrageur, Flammarion, 2015
Gil J Wolman, Mohamed Dahou, Guy Debord, Ivan Ctcheglov, 
Parigi nel giugno  1954

La personalità intrigante di Debord, sempre in azione tra l'arte d'avanguardia e l'attivismo politico, già sotto questo profilo si dimostrava particolarmente affascinante, proprio perchè riusciva impossibile afferrarne totalmente il senso. Apostolidès comunque, tra attrazione e repulsione, aveva palesemente studiato i meccanismi della Società dello spettacolo, per rifletterli nella sua opera del 1981 "Le Roi-machine", pubblicato da Jerome Lindon, il primo sostenitore del Nouveau Roman con le Edition de Minuit.




Nonostante questa seduzione, i sentimenti di Apostolidès nei confronti di Debord sono , come anticipavo, contrastanti. Fatto salve le teorie comunque inattaccabili, Apostolidès ha dei dubbi sulla figura di Debord come icona di un pensiero rivoluzionario capace di sovvertire la società, e come propulsore del Situazionismo, che ha marcato una generazione di intellettuali rendendoli incondizionatamente radicali.  Così la sua ricerca desiderava andare oltre ai rigidi schemi che fissano il ritratto di Debord nella forma che conosciamo. 




A corto di dati e informazioni dirette, l'ostinazione del professore di Stanford riesce a giungere ad una seconda tappa che non è indirizzata direttamente a Debord, ma cerca di decifrare la meccanica del détournement facendo uscire dall'ombra uno dei personaggi appartenenti alla prima galassia lettrista, tanto apprezzato da Debord, quanto così sconosciuto da far sorgere dubbi sulla sua esistenza: Ivan Chtcheglov, soggetto del saggio del 2006, "Ivan Ctcheglov, profil perdu". 




Sembava che Apostolidès non potesse più proseguire le sue indagini sulle tracce di Debord, quando nel 2010 accade che la Biblioteque Nacional acquisisce gli archivi di Debord, preparati con la cura di chi si mette al servizio della propria celebrità, da lui stesso insieme alla sua donna Alice Becker-Ho. Con alcuni reperti tratti da questa collezione considerata un "tesoro nazionale", due anni or sono la Biblioteca allestirà una mostra intitolandola "Guy Debord. Un Art de la Guerre", e Gallimard pubblicherà un volume omonimo: il titolo fa palese riferimento al gioco da tavolo "Le Jeu de la Guerre", realizzato ispirandosi direttamente a Carl von Clausewitz e descritto in un'opera poco conosciuta ma capitale per comprendere il pensiero di Debord.




Da questa esposizione in cui l'opera corrosiva del protagonista è esibita nel cuore delle istituzioni che lui ha sempre combattuto, si apprendono alcuni dettagli molto significativi in merito al suo nichilismo, alla sua strategia sovversiva e al fanatismo che lui prova per il culto di se stesso, tanto da ritenersi una sorta di Papa del pensiero rivoluzionario attraverso una spettacolarizzazione del suo personaggio. In questo quadro di auto incensamento, si scopre che Debord non ha conservato nessuna delle lettere di Isisdore Isou, distruggendo così tutte le tracce della sua adesione al movimento lettrista, da cui fuoriuscirà quando l'arrivo in Francia del cineasta comunista Charlie Chaplin è salutato da un'unanime applauso: di lì a poco, fonderà  la sua Internazionale Lettrista (1952-1957) che si riunisce al cafè Moineau un'accozzaglia di personaggi. 

Il primo lungometraggio realizzato utilizzando la tecnica del dètournement

Gli artisti sono in minoranza rispetto ai giovani bohemienne e a veri e propri delinquentelli di bassa lega: una vera e propria banda che pubblica la rivista ciclostilata Potlatch e che mostra posizioni politiche estreme, suggerendo nel suo ultimo numero l'idea di trasformare il gruppo sotto il nome di Internazionale Situazionista. Già prima di questo passaggio l'Internazionale Lettrista aveva visto aderire un nuovo e importante numero di artisti tra i cui il pittore danese Asger Jorn, già molto apprezzato.



La gloriosa Internazionale Situazionista (1957-1972) fondata a Cosio d'Arroscia, è guidata dalle teorie di Debord che nel corso del tempo ha esercitato una inflessibile intransigenza nei confronti degli altri membri, decretando incessanti espulsioni: nel 1962 toccò ad Asger Jorn e all'artista italiano Pinot Gallizio, con l'accusa di voler abbandonare la dimensione virtuale dell'arte per l'azione politica diretta nel reale.



Con questi ultimi compagni di lotta, è risultato cruciale il passaggio dell'organizzazione dalla condizione di movimento d'avanguardia a movimento politico rivoluzionario che sosteneva "l'arte come campo di battaglia". Ma per la gioia di Apostolidès,  un'altra fonte si è miracolosamente aggiunta alla già ricca collezione conservata dalla Biblioteque National.

Uno dei tableaux esposti nella mostra "Guy Debord.Un Art de la Guerre"

Si tratta dell'archivio integrale di Gianfranco Sanguineti acquisito nel 2013 da Yale. Sanguineti fu espulso dalla Francia nel 1971, rimanendo nel gruppo situazionista italiano e firmando, con lo pseudonimo Censor, il libro "Rapporto viridico sulle ultime possibilità di salvare il capitalismo in Italia" (1975): Debord lo tradusse in francese.  Apostolidès è stato il primo a mettere le mani sugli oltre cinquanta cartoni in cui riposavano le importantissime testimonianze di Sanguineti. Raccogliendo informazioni da tutti questi materiali, lo scrittore ha confezionato con onestà intellettuale, un ritratto di Debord che ha messo in discussione i punti fermi su cui si sosteneva l'adorazione dei suoi più fanatici sostenitori.

Una pagina dell'Internationale Situationniste, con la tecnica del dètournement

In sostanza, nell'ultimo lavoro di Apostolidès intitolato "Debord: le naufrageur",  tutti gli intellettuali che hanno riconosciuto Debord come un punto di riferimento del pensiero contemporaneo, sono presi in contropiede, con una tesi che cerca di dimostrare il paradosso secondo cui il grande rivoluzionario non ha vissuto coerentemente al suo pensiero, come i suoi esegeti potevano immaginare. Partendo da questo, Apostolidès si fa forza per compiere il sacrilegio di minimizzare l'influenza di Debord sulle lotte del Mai 68.





Per poter chiarire questi punti essenziali, la biografia cerca di introdurre elementi psicanalitici, indagando sull'infanzia di Guy, caratterizzata dalla prematura perdita del padre e dalla educazione ricevuta in seguito dalla nonna che ha messo il bambino su una specie di piedistallo. La madre rimasta vedova non si interessa molto del figlio e, dopo aver messo al mondo due figli con un italiano, sposa in seconde nozze il notaio Charles Labaste. 

Dètournement della sezione situazionista spagnola

Quest'ultimo adotta solo i due bambini, un maschio e una femmina, lasciando al suo destino Guy che per anni sarà educato dalla nonna e non avrà l'aiuto di una figura paterna nel suo percorso educativo. Diversi anni dopo, Guy intratterrà con la sorellastra Michèle,  una lunga relazione incestuosa. E questa è una notizia dolorosa che da sola mina alla base la leggenda Debord.  Analizzando queste informazioni relative alla condizione in cui  Guy vive la sua infanzia e la sua adolescenza, Apostolidès deduce  che il ragazzino, tanto intelligente quanto fragile, è stretto in una trappola che oppone il dentro ed il fuori, definiti come "la fortesse et le fleuve".

Guy Debord con la sorellastra Michèle Labaste

La "fortesse" rappresenta la solidità della casa dove lui è educato sotto un'egida femminile; "le fleuve" rappresenta invece il mondo esterno, quindi la strada dove le figure maschili circolano liberamente, esercitando la prevaricazione e la violenza. Così, per imporsi nel mondo esterno/maschile, Guy cerca di divenire il capo di una banda anche metaforicamente, ricostruendo il reale per appropriarsene, creando nuovi assemblaggi che rispondano al suo bisogno e ai suoi fantasmi.  Con questo criterio di fondo, Debord si appropria dei personaggi che lo circondano integrandoli al suo nucleo psichico al fine di creare quello che lui chiamerà più tardi un "moi mythologique".




Per questo, Apostolidès conclude che Debord non ha mai letto un libro o visto un film per comprenderne l'universo artistico. Le opere vengono apprezzate in funzione della loro capacità di arricchire il "moi mythologique", dove tra gli altri saranno recuperati Lautremont, Saint Just, Fu Manchu.... Quello che conta è quello che si è prodotto attraverso il détournement, le sedimentazioni, e che edifica un'immagine  per gli altri ed un'opera originale. Queste strategie sottolineano come Debord ha bisogno degli altri per esistere come individuo singolare: la famiglia, la banda, il movimento, la setta, etc.. Ed è attorno a lui che tutto questo ruota, pena l'utilizzo del meccanismo dell'esclusione: Guy-Robespierre ne ha bisogno per dare alla sua fondazione un'apparenza religiosa, assicurando il suo potere personale.


Questi ed altri punti, sono sufficienti agli occhi moralisti di Apostolidès, per far cadere la maschera del rivoluzionario dietro il quale  sembra essersi riparato Debord.  Ma aver ripreso il discorso su di lui con queste nuove conoscenze storiche e tesi psicologiche, rende la figura del pensatore marxista ancora viva e suscettibile di essere esaminata dalle nuove generazioni. Forse è qui che ancora una volta Debord vince la sua battaglia combattuta per trasformare la sua vita in "un'opera d'arte", continuando ad essere un maestro del pensiero rivoluzionario: paradossalmente riprenderlo, lo rimette di nuovo al centro di una discussione che sembrava consegnata ad una stagione ormai chiusa. 



Dopo le quasi 600 pagine di questo saggio pubblicato quest'anno da Flammarion, ci sarà un'ulteriore scavo da parte del tenacissimo Apostolidès? Certo è che questa quarta biografia è più dettagliata rispetto a quelle che l'hanno preceduta, ma soprattutto getta un nuovo sguardo anche ironico su un situazionista che, nonostante lo stile caustico del suo fenomenale spirito di osservazione, amava giocare, irridere e ridere con una risata divina e metafisica, sardonica e demistificatrice, assolutamente dètournant.

Commenti

  1. http://francosenia.blogspot.cz/2016/01/naufragi.html

    RispondiElimina

  2. https://www.amazon.it/veleni-incantesimi-potere-oscuro-rivoluzione/dp/8891117307

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari