ARTISTI FRANCESI: LA SCUOLA DELLA PROTESTA




Il 7 marzo, numerosi artisti, grafici, fotografi e studenti d'arte si sono dati appuntamento sulla strada per contribuire alla mobilitazione generale che ha scosso la Francia contro la riforma pensionistica presentata da Macron. A Parigi si sono contati alment 700.000 partecipanti sotto l'egida del motto implacabile «Soyons responsables, bloquons le pays» Tra i lavoatori dello spettacolo si sono ritrovati quelli aderenti a raggruppamenti di collettivi e vari sindacati  tra i quali  Massicot, primo sindacato degli studenti delle scuole d'arte, il Syndicat national des artistes plasticiennes CGT, il collettivo La Buse fondato dall'artista plastica Émilie Moutsis, l’Œuvrière et Documentations



Tutte forze democratiche che da diversi anni accompagnano le mutazioni del mondo dell'arte, animati da una generazione che ha ripreso a coltivare la passione politica a partire dalle gloriosi Nuits Debout organizzate nel 2016 contro le muove leggi sul lavoro e quindi riunitasi nel movimento Art en grève. Da queso soggetto è nato un invito chiarissimo: «débarrassons-nous du mythe bourgeois de l’artiste maudit qui meurt le pinceau à la main, oublié de tous avant de faire la fortune de ses ayants droit». E ancora: «Les artistes sont hélas à l’avant-garde de l’absence de protection sociale et voient ainsi la plupart de leurs activités non reconnues comme du travail». Insomma: L’ar(t)évolution est en marche.

Gli artisti francesi hanno fatto già le spese di uno scandalo agghiacciante che nel 2021 ha provato dei suoi diritti alla pensione ben 190.000 artisti a causa delle disposizioni prese dall' Association pour la gestion de la sécurité sociale des auteurs. 


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