MEMORABILIA: RAYUELA





La Rayuela è un gioco d'infanzia che, con altri nomi,  diverse generazioni di bambini di tutto il mondo hanno incrociato nella loro esperienza ludica.  Il grande scrittore argentino Julio Cortazar ne prende in prestito il nome per utilizzarlo come titolo del suo capolavoro che rimane ancor oggi,  uno dei punti più alti e sperimentali dell'intera letteratura latinoamericana del '900. Forse quello che lo ha ispirato in questa scelta è la scoperta di un aspetto metaforico nella modalità con cui si articolano le regole di questo gioco. La prima curiosità è che i giocatori per vincere sono chiamati a passare dalla Terra al Cielo, secondo un determinato percorso da compiersi saltellando stando su una sola gamba. La metafora è quella che ogni viaggio tra la Terra e il Cielo, quindi tra la vita materiale e quella spirituale, sono un esercizio di equilibrio delicatissimo, dove passare da una casella all'altra della propria esperienza esistenziale, è una prova con se stessi e con gli altri. 




Ogni fallimento, come nella vita, interrompe il viaggio verso il Cielo e fa retrocedere il giocatore indietro verso la Terra da cui era partito. Nel romanzo la Terra di Horacio, il protagonista,  è Buenos Aires mentre il Cielo è Parigi. Lui cercherà, trasferendosi a Parigi, di raggiungere quel Cielo che è la chimera di tutti gli argentini, pieno di quelle promesse intellettuali e di quelle opportunità che hanno coltivato nel loro immaginario. Horacio, arriverà vicino all'ultima casella ma quel Cielo  non lo raggiungerà mai, perché scoprirà come la  Parigi che lo ospita sia anch'essa una forma della stessa Terra lasciata a Buenos Aires, con tutte le sue contraddizioni e difficoltà. Così non gli resterà che ritornare punto e daccapo alla Terra, dopo che tutte le caselle del gioco accumulate nel suo viaggio, si saranno trasformate  nello specchio dove si riflette il suo fallimento. 


E in queste caselle cosa c'era? L'amore per esempio, o l'amicizia, i sogni o l'etica, il dolore o la gioia. Horacio le incontra tutte ma non riesce attraverso di esse a raggiungere il Cielo perché per fare tutto questo gli manca quell'equilibrio che lui stesso definisce “il centro”. Ritornerà sulla Terra quindi, in una Buenos Aires dove incontrerà l'amore, gli amici, i sogni, il dolore e la gioia, ma in una dimensione malinconica e rassegnata che molto ha a che fare con quella del Tango, espressione con cui un popolo ha saputo incarnare il fatto che il Cielo è solo una chimera e siamo condannati alle inquietudini della Terra. E allora essere a Buenos Aires o a Parigi o in qualsiasi luogo è la stessa cosa, se vivere comporta esporsi sia alle emozioni più gratificanti che a quelle più insopportabili.

Questo breve prologo ci aiuta a presentarvi il recital che abbiamo creato per voi e dove si parla di amore,  amicizia,  sogni, etica, dolore, gioia,  attraverso il linguaggio della musica, punteggiato da un filo conduttore letterario con alcune brevi incursioni nella  Rayuela di Cortazar, necessario per seguire Horacio prima a Parigi e quindi di ritorno a Buenos Aires. E la musica esprime la specificità di questi due mondi così distanti e così fraterni: da un lato incontreremo la chanson francais coniugata con la freschezza dello swing tipicamente francese dei manouche, dall'altro approderemo  nel cuore del Tango, che, tra le altre cose, ha trovato a Parigi una seconda patria e più generalmente in Francia la madre generosa da cui è nato il suo indimenticabile mito: Carlos Gardel. Da tutte e due le parti, attingendo alle parole dei poeti popolari che hanno descritto lo spirito di due metropoli così distanti e così fraterne...







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