MEMORABILIA N°27: IL GENIO E IL TANGO. Cinque quadri per un omaggio ad Astor Piazzolla
Astor Piazzolla è uno tra i geni musicali che ha illuminato il ventesimo secolo con composizioni ancora capaci di commuovere per il loro vertiginoso volo melodico: una dote che non si può conseguire attraverso gli studi ma è ascrivibile completamente alla generosità del talento. Radicato nella cultura del tango, Piazzolla ha saputo trattenerne l'essenza anche quando le sue pagine si sono indirizzate verso una musica colta aperta a moderate influenze jazzistiche. Si è parlato tanto di rivoluzione del tango, quando invece si è trattato soprattutto di quella sapiente combinazione di generi che sta ancora interessando l'estetica postmoderna. Il metissage è riuscito alla perfezione in quanto Piazzolla conosceva a fondo tutti gli elementi che hanno composto il poliedro scintillante della sua musica divenuta, a suo dire, la musica di una megalopoli come era ormai Buenos Aires. Luogo in cui la purezza originaria del tango non si era smarrita ma piuttosto, fatalmente contaminata con influenze in passato imprevedibili. La traiettoria artistica di Piazzolla ha assistito a questo passaggio interpretandolo con lungimirante lucidità, anche contro una società per cui il tango doveva restare una esperienza popolare incontaminata e pertanto museale.
La sua lotta acerrima contro questo punto di vista lo ha trasformato, alle orecchie dei puristi, in un blasfemo da ripudiare. Per questo l'astro di Astor ha avuto la possibilità di brillare solo attraverso l'esilio artistico in Europa, soprattutto in Francia e in quella Italia dalla quale molti sognanti diseredati come i suoi genitori, sono partiti alla volta dellArgentina. Il concerto “Il Genio e il Tango”, è stato pensato per offrire un omaggio ad Astor Piazzolla, stilizzando in cinque quadri la sua carriera artistica di cui, in fondo, la platea internazionale conosce solo l'apice dei grandi successi. Articolandosi in questa varietà di stagioni musicali, il programma rende conto dei passaggi cruciali che sono stati lo straordinario prologo a queste opere, consacrate da esecuzioni sublimi di solisti della grandezza di Gidon Kremer o di Yo Yo Ma: i due che tra gli altri sono sembrati i più sensibili nel cogliere quell'essenza tanguera senza la quale il pensiero musicale di Astor risulta sostanzialmente frainteso.
Dal primo capitolo in cui si scopre il Piazzolla arrangiatore di tango nel quadro della tradizione, si transita alle sue composizioni d'esordio, quindi a ricordare l'opera del suo amico Anibal Troilo, direttore con cui Piazzolla ha appreso i segreti dell'orchestra tipica di Tango ma soprattutto la maniera per trasformare il suo virtuosismo di bandoneonista in poesia. Il quarto sipario è inerente alla musica composta per il cinema e introduce alla perfezione il finale del concerto basato sulla selezione di alcune tra le sue opere più celebri. Si è sempre sostenuto che Piazzolla non amasse il tango come danza, ma anche qui bisogna sfatare un mito. E lasciamo che siano le parole del maestro a farlo: “ballare il tango è un atto d'amore!”. Fatto tesoro di questa questa incantevole immagine, il concerto ha voluto incarnarla impreziosendo le emozioni della musica con quelle di alcuni numeri di ballo. Atti d'amore per un'ulteriore omaggio al genio piazzollano che con la sua unicità ha conquistato i pubblici più eterogenei, trasportandoli in un universo di sensibilità e di abbandono, di passione e di malinconia, di furore e di grazia.
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