I cristalli e i quarzi di Pierre Boulez

Recensione del cd Rèpons con l'Ensamble Inter- Contemporaine  e composizioni di Pierre Boulez (Deutsche Grammophon, 1998);nel 2000 il cd ha ricevuto il Grammy Award per la musica contemporanea.




La scrittura adamantina di pagine quali “Rèpons” e “Dialogue de l’ombre double”, fissa i paradigmi dell’idea bouleziana secondo cui il mondo strumentale e quello elettroacustico sono i mezzi d’espressione di uno stesso principio organizzativo.

Il grado di approfondimento teorico raggiunto dalla questione, indagata da almeno tre decenni di battaglie intellettuali, trova nell’illuminata intelligenza di Boulez un temperamento creativo che spinge le sue creature all’estremo, fino a distinguere un topos, ideale e concreto bersaglio di una personale retorica. 
A questa polarizzazione, corrispondono tutta una serie di “movimenti di macchina” con cui procede il proliferare del dialogo tra i solisti ed il gruppo, i cui suoni sono elaborati in tempo reale  diventando il metafisico sviluppo dell’idea musicale. 
Il fluttuare delle fasce sonore, risponde ad un altro argomento che Boulez definisce capitale: l’aspetto formale costruito da segmenti che danno luogo ad un taglio strutturale di soggetti articolati indipendentemente, con “ la tecnica dell’illusione e dell’ambiguità” a lui cara. Ispirata alla scena “l’ombre double” di una pièce di Paul Claudel, “Dialogue de l’ombre double” accentua l’aspetto teatrale con l’introduzione di quel “doppio”, mobile ed invisibile, con cui il clarinetto cerca di comunicare: l’ordinateur dell’IRCAM formula le regole di questa comunicazione indicando come devono funzionare i diffusori. 

Attraverso il loro alternarsi è definita la risonanza dell’assente, un “ rumore semantico” che coinvolge l’ascolto degli spettatori in una traiettoria geometrica variabile.


L’interazione perfetta di tutte le componenti riesce a ridimensionare, almeno in parte, l’inevitabile lacuna di un ascolto domestico a due sorgenti stereofoniche, quando l’effetto  reale dell’esecuzione “live” fa della complessità spaziale l’elemento fondante.




Ancora una volta l’erudito compositore mette in musica l’idea flaubertiana per cui “ in arte non si deve mai temere di essere esagerati”, e lo fa soprattutto in armonia con la chiosa dello scrittore normanno che impone all’esagerazione il dovere di essere  “continua e proporzionale a se stessa”.
Questo cammino è stato intrapreso da Boulez partendo da quella sorgente originaria dal quale sono sgorgati  i “romanzi di un sospiro” weberniani ,e , dopo averli superati, giungendo alla metodologia strutturalista fino alla serialità totale. 




Le due partiture sono legate da un laccio di rustica seta, annodato con meticolosa cura al tema della spazializzazione.  A questo proposito, le prescrizioni relative alla disposizione dei musicisti e degli altoparlanti comandati dal computer consentono di eseguire entrambe le composizioni con lo stesso arredo ambientale. Scandita su di una vertiginosa rotazione dei suoni, orientati secondo fuochi mobili, Rèpons, è una sorta di manuale alchemico in cui la tessitura cifrata ha come l’ambizione di tracciare cerchi concentrici che si iscrivono sul bordo di una implacabile e tautologica scatola cinese.  Partendo da un nucleo armonico ricamato sulle lettere che formano il nome del direttore d’orchestra Paul Sacher, la partitura si configura secondo quattro assi cardinali, quasi personaggi si una trama narrativa da teatro beckettiano: sei solisti, ventiquattro elementi dell’Ensemble Intercontemporaine, un sistema elettroacustico comandato da un computer e trasmesso per via dei diffusori, il parametro spaziale introdotto dalla particolare disposizione dei tre precedenti organismi.



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