STORIE DI PERIODICI PREZIOSI - N°3 - IL CANTIERE. Settimanale di cultura politica





Due giovani che sarebbero divenuti illustri intellettuali quali Enzo Paci e Luciano Anceschi, partecipavano a Milano alla stesura di una minuscola rivista intitolata Orpheus, su cui comparivano studi e notizie musicali con contributi di coetanei quali Rémy Assayas, padre del regista Olivier Assayas; Emilio Castellani che oltre ad aver tradotto un importante monografia su Lenin diverrà celebre per le sue traduzioni di Brecht; Carlo Marchetti, il critico d'arte Raffaello Giolli, il pittore Pino Ponti che pubblicava i suoi famosi disegni dallo spirito satirico-grottesco nei confronti del regime. Questo contesto vivacissimo che rifletteva lo scenario delle animate discussioni intellettuali e artistiche al mitico caffè “Moka d'Or”, lo spazio editoriale della rivista era creato per dire quel che pensavano o che credevano di pensare parlando di «realismo», in una accezione non molto diversa da quella che per solito si riferiva a ciò che in contesti più aperti si sarebbe detto marxismo




Ad un certo punto del suo sviluppo, nel numero nove del novembre 1933, in essa scompaiono le firme dei collaboratori alla ricerca del nuovo ordine «collettivista»,che appresentava l'estrema tensione di un modo di vedere l'attività attività comune con intensa ispirazione sociale. La rivista si pubblicò tra il 1932 e il 1934 prima di essere chiusa dalla censura. Paci e Anceschi non si persero d'animo formando il nucleo della redazione milanese de “Il Cantiere”, testata romana nata dall’esperienza di Il Saggiatore che esaurite le pubblicazioni nel 1933, rimase in qualità di editore, stampando dalle  Arti Grafiche Zamperini & Lorenzini in folio, con quattro pagine e bellissime illustrazioni di copertina realizate con diverse tecniche da Guglielmo Serafini. A Roma la direzione nuovo settimanale fu affidata ai giovani Domenico Catrella e Giorgio Granata che tennero una linea brillante e agguerrita nel polemizzare sul pensiero politico dominante in Italia, interessandosi anche del quadro europeo. Le posizioni sostenute riguardavano il fronte del fascismo critico e rivoluzionario, in favore di un positivismo e in aperta critica all’anti-idealismo gentiliano. Dal titolo scelto si intuisce che anche il tema del lavoro è approfondito con numerosi articoli. In accordo con le teorie del sindacalismo corporativo e anticipando le teorie di Curiel, la testata diveniva settimana dopo settimana  sempre più distante dall’orientamento politico dettato dal partito unico, finendo per subire una chiusura forzata dopo l’uscita del suo sessantatreesimo fascicolo, il 15 giugno 1935. Sulle pagine dell’Avanti, all’epoca clandestino, Il Cantiere era valutato come periodico della “sinistra fascista” più influente. Il fermento della redazione milanese si era indirizzato verso il collettivismo, affrontando argomenti urgenti che implicavano l’ordine estetico, il ruolo indipendente dell’arte e soprattutto l’interesse per la proposta di Carlo Bo secondo cui la letteratura doveva riconciliarsi con la vita, perché attardata sul “piccolo io” e “trascendente la realtà”. Il valore antiquario stimato per l0'intera collezione si aggira intorno ai 2.000 euro.



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