Oscar europei, pochissimi al di fuori di quelli assegnati all'Inghilterra


La celebre statuetta che per un curioso aneddoto conosciamo con il nome di "Oscar", è il più antico premio che viene attribuito negli Stati Uniti a tutti i settori creativi dell'industria cinematografica, dai registi agli attori di ambo i sessi, dagli scenografi agli sceneggiatori, dagli autori delle colonne sonore ai realizzatori degli effetti speciali,... 
Già dalla sua prima edizione del 1929, il nome ufficiale del concorso era quello tuttora vigente di Academy Award. L'attribuzione delle statuette avviene in diversi passaggi, coinvolgendo circa 3000 giudici statunitensi che devono attenersi ad un regolamento molto dettagliato.
In questo contesto la valutazione è fatalmente orientata verso il gusto nazionale, rappresentato dalle produzioni hollywoodiane, salvo poche eccezioni inerenti al cosidetto "cinema indipendente".
La situazione è descritta con impietosa acidità da Frances Marion (giornalista, scrittrice ma soprattutto una delle principali sceneggiatrici del panorama hollywoodiano), che scrivendo sugli Oscar esprime un parere sulfureo descrivendo la piccola scultura dorata: "è un simbolo perfetto dell'industria cinematografica: un uomo con un corpo forte e atletico stringe in mano una grossa spada scintillante, a cui è stata tagliata una bella fetta di testa, quella che contiene il cervello".
Pur non arrivando a queste conclusioni estreme, sta di fatto che la diversità e la ricchezza del cinema europeo hanno spesso raccolto l'indifferenza della giuria.
Pertanto le partecipazioni del vecchio continente si sono dovute accontentare di una nomination ed eventualmente di competere con le cinematografie emergenti di altri continenti, nella categoria dei candidati all'Oscar per il miglior film straniero. 
Un vero e proprio ghetto in cui bisogna sentirsi orgogliosi perchè rappresenta vivaci punti di vista non orientati secondo i criteri diffusi dal pensiero dominante.
In attesa della ottantanovesima notte degli Oscar che verranno distribuiti al Dolby Theatre di Los Angeles il 26 febbraio 2017, l'esposizione proposta al Centro Audiovideo della Biblioteca Centrale di Milano (Palazzo Sormani), raccoglie una selezione di DVD che contengono pellicole in cui qualche europeo è stato premiato con un Oscar in una delle dodici categorie del concorso.
A ribadire l'imperialismo culturale imposto  dall'industria delcinema, tra le briciole finite in Europa, molte sono finite in Inghilterra. 
Serve ricordare il passaggio di una poesia scritta da Vlòadimir Majakovskij negli anni '20?
Credo di sì.

Il cinema è quasi una concezione del mondo che svecchia la letteratura.
Il cinema è audacia. 
Il cinema è un atleta. 
Il cinema è diffusore di idee.
Ma attenzione: il cinema è malato. 
Il capitalismo gli ha gettato negli occhi una manciata d'oro.
Abili imprenditori lo portano a passeggio per le vie, tenendolo per mano. 
Raccolgono denaro, commovendo la gente con meschini soggetti lacrimosi.
Questo deve avere fine. 
Il comunismo deve togliere il cinema dalle mani degli speculatori e lo stesso deve accadere per tutte le forme d’arte della Rivoluzione!


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