Il lavoro appassionato di un medico di campagna




Thomas Lilti è un medico internista che ha intrapreso la carriera di regista cinematografico, utilizzando questa nuova professione per proporre soggetti attinenti a quella che ha lasciato. Così, anche nel quadro della finzione il suo è una sorta di cinema verità che accompagna il pubblico nel mondo di chi fa il medico, con la sua umanità, le sue paure, la sua forza e la sua debolezza. Forse attraverso i ritratti disegnati in "Hippocrate", dove un giovane medico attraversa il suo battesimo del fuoco in un reparto ospedaliero, e in "Il Medico di campagna", dove un uomo solo cerca di assistere tutta una comunità rurale, il pubblico si può avvicinare a quello che vuol dire essere medico, scoprendo come le varie fiction con i loro effetti speciali siano lontane dalla realtà. 

Thomas Lilti

Nello stesso momento, questi lavori cinematografici fanno riflettere sulla nuovissima abitudine dell'auto diagnosi attraverso le pasticciate informazioni che si possono trovare in rete e che quasi sempre non hanno nessuna validità medica ne terapeutica. In questo Il Medico di campagna, Lilti aggiunge una complicazione: il medico malato di fronte alla cura. Sì perchè al suo personaggio principale (Jean Pierre Werner) affidato alla palpitante interpretazione di Francois Cluzet, diagnosticano un cancro al cervello. E cosa fa il medico sapendo esattamente a cosa va incontro? Si deprime? Molla tutto? No! 



Resta al suo posto lavorando come e più di prima per quella umanità di gente semplice che da oltre vent'anni lo considerano un punto di riferimento, anzi il punto di riferimento della loro comunità. Il suo approccio al paziente si basa sull'utilizzo narrativo della parola, quindi sull'ascolto e sulla conoscenza umana dell'interlocutore, che a volta suggerisce comportamenti estranei al recinto dei protocolli con sui si devono trattare le diverse patologie. Con caparbietà continua a soccorrere chi ha bisogno di cure anche se gli viene affiancata una dottoressa (Nathalie Delezia) di recente formazione e del tutto sprovvista di un'esperienza sul territorio dove non si deve avere paura di sporcarsi le scarpe nel fango, per raggiungere i bisognosi. 



La bravissima Marianne Denicourt, attrice "intello" che con Lilti aveva lavorato anche in Hippocrate vincendo un Cesar nella categoria dei secondi ruoli femminili, è tenace, non si fa smontare dall'accoglienza critica che gli fa il medico titolare, nè da quella che gli mostra quella pittoresca varietà di pazienti abituati a lui. Così piano piano, la seducente novizia conquista la fiducia di tutti e il medico sembra sollevato, perciò più disponibile a dedicarsi a combattere la sua malattia. Infatti, dopo averla rifiutata, si rassegna ad accettare l'ultima chance terapeutica rimastagli, accoppiando la chemio ad una terapia radio. L'esperimento sembra funzionare riducendo sensibilmente l'importanza del suo tumore, mentre i due protagonisti hanno iniziato a collaborare d'amore e d'accordo. 



Fortunatamente, il lieto finale non aggiunge altri zuccheri sentimentali. La relazione tra Jean Pierre e Nathalie resta sul piano umano e professionale, anche se qualche impercettibile dettaglio fa presagire un'attrazione romantica pronta ad esplodere. Come vorremmo incontrare un medico così, capace di ascoltare e di intervenire con familiarità, capace di lavorare generosamente sette giorni su sette e a qualsiasi ora: capace di  farci morire nella nostra casa senza inutili accanimenti e di non delegare a nessun subalterno il compito di pulire con partecipazione umana, il nostro corpo ormai morto. 



Film che tratta il tema con tenera delicatezza, parlandoci di un umanesimo così sfacciatamente naturale da sembrare antico, mantenendo un ritmo vivace grazie al montaggio scattante. Per questo la storia mantiene una leggerezza graziosa, sfuggendo alla malinconia che è il sentimento conduttore di una pellicola stupenda che affronta un soggetto simile: La maladie de Sachs di Albert Dupontel. Una leggerezza che è come l'involucro di una storia toccante ed in alcuni frangenti commovente, in un panorama dove questi livelli sensibilità sono raggiunti da pochissime opere.                                 

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