L'idea di Comunismo per un Manifesto contemporaneo
Ancora lontana dalla Brexit, l'Inghilterra ha ospitato nel marzo del 2009 il seminario "The Idea of Communism" (Londra, Birbeck Institute for the Humanities): un incontro dove celebrità intellettuali quali, tra gli altri, Susan Buck-Morss, Toni Negri, Alain Badiou, Jacques Ranciere, Slavoj Zizek, Jutit Balso, hanno provato a rispondere alla domanda: il comunismo può essere ancora in grado di indicare progetti di emancipazione, come alternativa globale all'attuale domino del capitalismo parlamentare.
Esattamente dopo vent'anni dalla caduta del muro, tutti i contributi di questi pensatori, con le ovvie differenze nella sostanza, dicono di sì, denunciando addirittura l'urgenza di rimettere in circolazione questa parola gloriosa. Innanzitutto pronunciare la parola comunismo, ribadisce l'indipendenza nei confronti del consenso occidentale e la riflessione sul suo senso contemporaneo significa abbandonare la critica sul socialismo reale per intraprendere una trasformazione all'altezza della crisi delle democrazie rappresentative e del loro sistema economico, compresa l'Europa che oggi svela la sua vera natura di organizzazione tra un coacervo di governi di destra e governi socialdemocratici, uniti solo nell'imporre austerità, disoccupazione e povertà ai lavoratori, negando qualsiasi pretesa di solidarietà e giustizia sociale: l'unica socializzazione che hanno sostenuto con un trilione di dollari ha riguardato i clienti del neoliberismo quando nel 2008 le loro speculazioni hanno aperto una crisi epocale.
Pagata dai cittadini. In questo clima in cui l'egemonia capitalista arranca e si fa particolarmente spietata per salvarsi, è arrivato il momento di lasciarsi alle spalle le recriminazioni, le introspezioni, i pentimenti e l'espiazione. Questo ci dicono i saggi raccolti nel volume che traduzione italiana del 2011 sono usciti per l'editore Deriveapprodi con il titolo L'idea di Comunismo, dove ha luogo la necessaria antidemonizzazione di questo vocabolo, culminata in un lapidario aforisma di Badiou: da Platone in poi, Comunismo è la sola idea politica degna di un filosofo".
Anche il filo che ricuce il concetto di politica con quello di filosofia, è stato uno degli assi portanti dell'incandescente discussione, necessaria ad affiancarsi al classico filone coltivato dalla sinistra: la pratica politica....pertanto pensare in azione con energia, dinamismo e pluralismo, affrontando la progressiva depoliticizzazione, smascherando le nuove forme dello sfruttamento capitalistico incuneate nel linguaggio della comunicazione, nella gestione della governance, nel drastico ridimensionamento del welfare...
Come ha suggerito Slavoj Zizek è necessario ricominciare da zero con un comunismo che derivi da una filosofia, ma approdi all'impegno di massa. In questi giorni a Roma, molti dei protagonisti del seminario di Londra si incontrano per discutere su una serie di temi e, ci auguriamo, per redigere una conclusione che potrebbe essere a grandi linee lo spunto per coniare un manifesto contemporaneo. In questa circostanza, a differenza che a Londra e nelle altre città dove già analoghi appuntamenti si sono compiuti, a Roma il taglio della discussione è orientato ad accogliere una pluralità di approcci disciplinari. Mentre i "prerequisiti del Comunismo" dilagano, leggiamo il libro, attendiamo gli atti e festeggiamo il post numero 300 di questo blog!
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