FEUILLETS D'HYPNOS COME CRISTALLI IMPERFETTI


CRISTALLI IMPERFETTI

“Abbiamo in noi una suite di canzoni” (Renè Char)


Nella raccolta Feuillets d’Hypnos il frammentarismo eracliteo che riconduciamo alla poesia ermetica di Renè Char, è al servizio di un progetto di rifondazione politica e morale. Il poeta segue il filo della speranza e della bellezza, in un tessuto antielegiaco, antinarrativo, antidiscorsivo, dove versi ellittici suggeriscono misteriose suggestioni oracolari. 


                                   


Sono gli anni atroci del secondo conflitto mondiale in cui Renè Char si proteggeva dietro il nome di Capitaine Alexandre, agendo come maquis della resistenza francese nel meridione, e depositando su un taccuino che vuole essere impersonale, concetti universali sul senso della vita. 





La missione che affidava ai suoi frammenti di poesia era quella di guidare l’uomo del suo tempo, verso una presa di coscienza che lo risvegliasse dal sonno in cui lo ha trascinato Hypnos, il dio greco del sonno. Quando è nato il progetto registrato in questo cd avevo a lungo riflettuto sulla raccolta aiutato anche dalla brillante prefazione di Albert Camus, letta sulla prima edizione del 1946 voluta dal filosofo nella collana Espoir di Gallimard che lui stesso dirigeva. 





Tre fra i punti cardinali che mi è sembrato di individuare in queste poesie di Char, sarebbero diventati i medesimi a cui si è ispirata la musica, sfogliando certi processi senza tentare di ideare equivalenti sonori a quei frammenti di implacabile eleganza plastica. Prescindendo dal loro tono, non rimaneva che isolare semplicemente alcuni versi evocativi come immagini di partenza. 


         


                         

Questi punti cardinali sono lo stato di sonno come culla dell’inconscio, l’ermetismo come processo artistico, la poesia come sfida e lotta sociale, utilizzati proprio come una catena di cause e effetti: qualche frammento melodico elaborato quasi inconsciamente e tradotto nel calco ceroso di fantomatiche intelaiature collegate da labili richiami, ansimi cromatici, sostanze timbriche, tensioni armoniche, furori in libertà, per approdare a composizioni ecologiche non completamente regolate da una metrica ma piuttosto da quello che Webern ha battezzato “tempo fisico”. Auspici ermeneutici di una florescenza naturale che aggira i calcoli precisi prescritti nella scrittura convenzionale della partitura, per adottare come parametro di riordinamento il gesto d’intesa capace di creare sul campo un colloquio performativo e cangiante tra il contrabbasso e il pianoforte gloriosamente suonato da Sashiko Murabaki con quello stile fatto di estetica e di etica, dove il rigore della compostezza indirizza un materiale in cui le forme non sono e non vogliono essere rigorose. A partire dalla partecipazione tutt'altro che ortodossa dei due strumenti allo stesso spazio sonoro, campeggia su tutto una sensazione di enigma proposto con il legno, l'anima, la carne, le unghie, i denti, in soffi e battiti dialognati in0una oscillazione teatrale, restando sull’orlo di un ipertesto provvisto di molteplici ingressi. 


Un crinale affascinante che ci ha incoraggiato a scardinare le nostre certezze culturali e tecniche, scoprendo l’emozione di alchimie sonore affatto ortodosse. Insomma un sismogramma di vibrazioni acustiche che si rifiuta di risultare consolatorio, invitando gli ascoltatori in un terreno irrazionale ed enigmatico, dove sono ammessi raddensamenti opachi privi di alcuna garanzia di senso a causa dell’ambiguità dei riferimenti armonici e di quella del piano strutturale perpetuamente trasfigurato. Le registrazioni sono tutte dal vivo in diverse occasioni, da palcoscenici teatrali a auditorium, da gallerie d’arte a centri sociali, in Francia e in Germania durante una turnèe nel 2014. 



Le riprese sono state realizzate con un semplice microfono a condensatore perchè originariamente erano immaginate per riunirsi in una specie di memorabilia privata, da riascoltare per confrontarci con inesorabili autocritiche, o per condividere i rari momenti di gioa rebelaisiana. Resta il fatto che ogni tappa della nostra avventura ha segnato un’esperienza a cui ci siamo abbandonati con cautela e irriverenza, passione ed entusiasmo. Per questo motivo abbiamo deciso di non sottoporre gli undici titoli scelti ai filtri delle consuete levigazioni in post produzione, lasciando che questo aspetto informale risplenda come il cristallo imperfetto della loro nuda verità. Volevamo condividere così la nostra “suite di canzoni”.

Franco Finocchiaro 

ISTRUZIONI D'ASCOLTO 

Mi sento di specificare ancor meglio di quanto fatto nelle precedenti liner note che accompagnano il cd, quello a cui si va incontro immergendosi nell'ascolto della musica raccolta in questo progetto. Escludendo coloro che non hanno lo spirito d'avventura per rischiare un viaggio nell'ignoto, per gli altri la prospettiva è quella di inoltrarsi in un luogo haidegerriano che non si attraversa per essere avviluppati da una sensazione rassicurante. quello che troveranno riguarda piuttosto la possibilità di sperimentare la vaporizzazione della materia musicale che si affaccia quando la forma strutturale che la conteneva si fa postuma a se stessa. Accolto tra le spire di questo universo sonoro articolato su coordinate irregolari, implacabili e relative, l'ascoltatore si troverà in un sistema dove i punti di riferimento sono dislocati asimmetricamente in felice afasia spaziale e temporale. Avviciniamoci ad ognuno dei titoli, aggiungendo un'informazione sulla loro origine: tutti sono stati ricavati isolando versi o singole parole cretati/utilizzate da Renè Char nella raccolta a cui è dedicato questo lavoro. Seguiamo quindi l'itinerario con il medesimo ordine che hanno le tracce incise.

JEUX D'HAZARD

E' il brano d'apertura perchè ha visto la luce tentando di risolvere un problema in cui sono entrato senza saperlo, lavorando su coincidenze e corrispondenze, segni rivelatori di nuove prospettive, fate morgane che illuminano come il fascio di un riflettore senza riuscire a rischiarare del tutto certe zone d'ombra e di mistero.

UN CERTAINE SADE

Sono stato un lettore tardivo di Sodoma e Gomorra, ed è dalla ripugnante potenza dello shock ricevuto che è nata questa composizione, alla stregua di un memoriale di dolore, fatto di istantanee fuggenti, veri e propri epigrammi minimi, vividi, stratificati in una progressione pointilliste che destruttura le ricadute percettive.

L'ANGOISSE

Pensiamo sempre la composizione come il risultato di un'ispirazione, strati di coscienza spalmati come burro sull'opacità preesistente, e invece possiamo prendere la direzione opposta, dal debole chiarore di una intuizione, giù, giù, saltando nel buio verso tenebre sempre più fitte e angosciose.

LES YEUX SEUL

Il brano è preceduto dalla voce stessa di Renè Char che è stato il principale responsabile di tutto questo lavoro, come poeta irriducibile e come uomo civile coraggioso. La musica non è direttamente scaturita da uno spirito analogico ma piuttosto da una vampa spirituale che è risuonata in me durante la lettura della sua leggendaria raccolta, criptica come tutti i suoi versi, ma attraversata da un'ostinazione rivoluzionaria, da uno spirito di giustizia, da un'umanità che resisteva all'orrore mettendo in gioco la sua vita stessa.

CHAMP MENTAL

E' una pagina che può ricordare le teorie dinamogenetiche del matematico e psicologo Charles henry, dove vengono ipotizzate precise coincidenze tra i dispositivi formali e gli stati d'animo, per essere somntate e affrontate via via in sequenze giustapposte.

LA CONDITION HUMAINE

Qui l'invito è quello di seguire una modalità d'ascolto per così dire organica, cercando di isolare la frase che è il perno della partitura nelle sue evoluzioni speculari, permutate, rovesciate.

INFLORESCENCE

Sfiorire come smarrendo il peso gravitazionale della tonalità, aleggiare di petali in un fluttuare ventoso che allude alla vistualità per approdare in un altro campo sonoro congelato che coniuga nella forma improvvisata del jazz contemporaneo l'aleatorietà di certa musica concreta.

LA PART IMMAGINAIRE

Nella durata degli eventi sonori si annida una sensazione cromatica a lento rilascio, accompagnando l'ascolto in quel luogo della memoria che il tempo rende immaginario rimandando a Proust.

VOIX D'ENCRE

Qui pervade l'oscurità dove vagano sagome morfologiche sghembe in cui non viene affermata la gabbia statica di una struttura, ma la sua memoria abitata dall'assenza con " i colori di un mondo morale divenuto quasi incomprensibile" (Nietzsche)

VOILA' LE SECRET

Paradossalmente, il passaggio riduttivo che sopporta la musica dall'oggetto al concetto, apre imprevedibili spazi sonori. Smaterializzazione che ne consegue non equivale ad una completa astrazione nè ad una sintesi minimalista, ma piuttosto è la spia del complesso campo delle pulsioni inconsce, come se lo scopo ultimo sia di raggiungere una possibile raffigurazione dell'indicibile.

UN PLACE POUR LA BEAUTE'

Come ricavare uno spazio di bellezza in un laboratorio sperimentale che apre la musica a procedimenti singolari dove l'estetica è sottoposta ad un atteggiamento che la modella secondo un bisogno espressivo individuale, aperto, fluido, disposto a rischiare con l'utilizzo di aggregazioni spontanee? E' possibile offrirla spiazzando la geometria per seguire curiose evoluzioni plastiche? L'album si chiude con questi interrogativi. 



Commenti

Post più popolari