L'ultima frontiera del capitalismo si chiama TTIP




248 pagine che vogliono cambiare il mondo: il nostro mondo che possiamo in linea di massima definire europeo. Si tratta del documento sul libero scambio che  è proposto/imposto dagli Stati Uniti, per abbattere tutte le salvaguardie che la nostra vecchia civiltà ha saputo definire in nome di quegli ideali illuministi che sono il suo meraviglioso fondamento. Contro questi ideali oggi agisce la parte più cinica dell'economia capitalista che vuole piegare l'umanità alle sue leggi di mercato, indifferente a qualsiasi disagio sociale che le sue leggi provocano. 




Alla tragedia che si sta consumando nel mondo del lavoro, dove giorno dopo giorno viene depauperato il patrimonio di diritti, sicurezza, stabilità che le lotte sindacali erano riuscite a conquistare, ora incombe il pericolo che la minaccia si allarghi anche ai beni del commercio alimentare, spogliandoli di tutte le garanzie di qualità che nel vecchio continente ne hanno protetto l'aspetto riguardante l'impatto con la nostra salute. In quelle 248 pagine , sottratte all'opacità della discussione che dal 2013 ne discute i contenuti, si possono leggere i termini del destino infausto progettato dai potenti per i paesi che guidano. 

Attivisti tedeschi protestano a Monaco contro il TTIF già nel 2014

Malauguratamente per loro, una talpa che probabilmente sedeva al tavolo di New York dove si sta svolgendo la terza fase di incontri negoziali, ha fatto pervenire lunedì scorso il testo a Greenpeace che lo ha diffuso immediatamente, spiegando attraverso il capo dell'ufficio berlinese Stefan Krug che l'obbiettivo è "lanciare un dibattito pubblico" e "fermare il negoziato". Ora si conosce, nero su bianco, il contenuto che minaccia l'abbassamento degli standard europei attraverso questo trattato secondo cui vengono smantellate le barriere doganali per creare la più vasta comunità commerciale del pianeta e quindi controbattere l'egemonia cinese propiziando uno vero e proprio spostamento geopolitico. 





Il trattato che sta per essere siglato sopra le nostre teste e conosciuto con la sigla TTIP (Transatlantic Trade Investiment Partnership), liberalizza una serie di norme, compromettendo la protezione degli investimenti e soprattutto le garanzie di sicurezza industriale, sanitaria, ambientale, in favore delle multinazionali e delle principali lobby. In questo patto è inclusa la clausola ISDS secondo cui le multinazionali possono chiamare in giudizio gli enti pubblici che attuino provvedimenti ritenuti lesivi dei loro investimenti, portandoli di fronte a giudici di tribunali internazionali che per di più sono di natura privata. 





L'ONG ha reputato che le conseguenze di un simile provvedimento che di fatto riduce il principio di precauzione e stabilisce quelli di una riorganizzazione economica dell'occidente, saranno nefaste per la sanità, l'alimentazione e l'inquinamento nei paesi Europei.  L'Unione Europea ha dichiarato tramite i suoi portavoce, di aver ricevuto le protezioni nei settori sensibili della vita quotidiana  che sostanzialmente riguardano l'agricoltura ed il cibo: ma non è vero fin in fondo perchè è specificato quale sarà l'organo di controllo sulla salubrità degli alimenti, il Codex Alimentarius che ha criteri molto meno esigenti rispetto all'Agenzia Europea per la sicurezza alimentare. 



Gli ulteriori capitoli della trattativa restano aperti. Questo fa sospettare, senza molta fantasia, come la concessione non sia altro che merce di scambio per altri scopi ben più remunerativi: appalti, lavoro senza tutele e a costo basso, finanza, privatizzazioni. Insomma la tendenza è quella di lasciare al mercato il compito di definire i limiti della democrazia e non viceversa come accade ancor oggi. 


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