Le lampisterie di Magdalo Mussio di nuovo a Milano




In una brillante pagina che Gillo Dorfles ha firmato nel 2004 per presentare una mostra alla Galleria Milano, l'opera di Magdalo Mussio è sintetizzata nella metafora che la definisce un "pensiero figurato", prendendo spunto dai ragionamenti del collega berlinese  Rudolf Arnheim che era anche psicologo interessato alla psicologia della Gestalt. 



E facendo riferimento al concetto di "pensiero figurato", si può stabilire una chiave di lettura creativa alla vertiginosa incorporeità dei lavori di Mussio, dove leggerissimi segni si depositano sulla carta offrendosi come gesto dell'inconscio da cui riemerge il passato. 



In molti casi questi segni confinano con una sorta di scrittura asemantica che solo in alcuni ci è consentito decifrare riportandola nel quadro dell'alfabeto che si fa parola significante. Questi insiemi di calligrafia criptica, emergono in assemblaggi che rimandano agli esperimenti della poesia visuale, ma  in un'espressione così sofisticata da  superarne il recinto scrollandosi di dosso un'etichetta che oggi è confinata ad un breve periodo storico del novecento. 



Infatti, il poema visivo centrato sulla sua scrittura o "anti-scrittura", si trova in trasparente equilibrio con un tessuto pittorico di sovente monocromo e comunque con un minimo utilizzo dei colori. 




Nello sperimentare le potenzialità lirica del crocevia tra calligrafia e pittura, l'artista di Volterra sottolinea la sua attitudine multidisciplinare di intellettuale, esercitando la sua curiosità con disinvoltura in diversi campi, dall'editoria alla grafica, dalla pittura alla scenografia, dal teatro alla video-animazione. 



Personaggio schivo, la sua figura è stata centrale nell'ambiente della già citata poesia visiva. Per dare un'idea della forza poetica che sprigionavano le sue opere anche all'inizio della sua carriera, ricordiamo che nel 1955, quando aveva trent'anni, fu Giuseppe Ungaretti a patrocinare la sua prima mostra alla Galleria L'Indiano di Firenze. 



Qualche anno dopo, tra le tante cose, collaborò con la casa editrice Lerici animando con le sue geniali impaginazioni una delle più preziose riviste d'arte dell'epoca: la mitica Marcatrè che consiglio di consultare magari rivolgendosi ad una Biblioteca che la conserva. 



Soprattutto, consiglio di visitare la mostra che è attualmente aperta a Milano, contemporaneamente alla Galleria Clivio (Foro Buonaparte, 48) e alla Osart Gallery (Via Alfonso Lamarmora, 24), con il titolo "La continuità dello sguardo artistico di Magdalo Mussio". C'è tempo fino al 4 di giugno con i seguenti orari:




Osart Gallery, da martedì a sabato, ore 10.30-13.00/ 14.30-19.00
Galleria Clivio, da mercoledì a sabato, ore 15.30 - 19.00

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