Le acqueforti di Roberto Arlt

Roberto Arlt è stato un personaggio stravagante che, nonostante fosse un autodidatta totale, ha immaginato di dedicarsi alla scrittura per dare una risposta alla sua ossessione di “dar el batacazo”, cioè diventare milionario. La strada più realistica per rincorrere questo progetto non poteva essere quella di catapultarsi in un ambiente letterario chiuso nel suo elitarismo, bensì quella del giornalismo in un epoca dove i quotidiani pubblicavano giornalmente brevi racconti. 

Ritratto di Roberto Arlt


La carriera in questo campo inizia a diciott’anni, nel 1918, con le prime apparizioni su Revista popular, quindi su Tribuna libre (1929ì0), su Babel (1922) fino a giungere in questa fase di formazione alle pagine della prestigiosissima Proa dove comparirà la novella La vida porca poi ribattezzata El jugete rabioso. Ma il primo impiego regolare arriva nel 1926 per il settimanale umoristico Don Goyo che usciva ogni martedì al prezzo di 20 centavos. 

Caricatura dell'attore Florencio Parravicini


Qui, contornato da firme prestigiose quali quelle della poetessa Alfonsina Storni o quella del romanziere Leopoldo Marechal, Arlt pubblica tra le altre cose una spassosissima “Autobiografia umoristica”. 

Autobiografia umoristica di Arlt pubblicata su Don Goyo

L’anno seguente il suo destino sembra prendere una piega più marcatamente giornalistica nel quotidiano Critica dove è chiamato ad occuparsi della cronaca poliziesca. Questo è un passaggio importante perché costringe Arlt a gettarsi in quello che scoprirà essere il suo ambiente naturale: la strada con i suoi personaggi strambi e non sempre raccomandabili, abitanti dei barrios  di una città che è un gran teatro occulto. Ed è soprattutto nei più poveri arrabal che lo scrittore eserciterà la sua vocazione per la flanerie baudelairiana, raccogliendo spunti, cronache, micro storie che saranno la scusa per polverizzare, attraverso il  cinismo colloquiale che intrattiene con i suoi lettori,  il mito dell'amore eterno, della verginità, della fedeltà, provocando le perplessità e lo spavento del caso ai borghesi benpensanti. 



I suoi lettori che via via si moltiplicheranno, lo incontreranno tutti i giorni sulla pagina 6  del giornale, attraverso quella straordinaria galleria raccolta nella rubrica Aguafuertes portenas (sottotitolata, “El hombre que ocupa la vidriera del cafè). In questo spazio Arlt continuerà a scrivere fino alla sua prematura scomparsa nel 1942, raccogliendo più di 2000 aguafuertes che verranno raccolte in un primo volune del 1933 (Aguafuertes portenas) e in un opera più ampia nel 1960 (Nuevas Aguafuertes portenas). Questa palestra di “literatura costumbrista”  mutua il titolo dalle arti figurative a causa della vicinanza intellettuale con il pittore Guillermo Facio Hebequer. Facio ospitava spesso l'amico nel suo atelier di Parque Patricios dove lavorava e conservava le sue opere che inquadravano nell'immagine visiva ciò che Arlt faceva nei suoi bozzetti letterari. In qualche modo Arlt desiderava continuare ciò che Facio aveva dovuto abbandonare, cioè la tecnica secentesca dell'acquaforte che gli causava  problemi alla vista  per via dagli acidi necessari a fissare sul metallo l'immagine deformata e definitiva. 



Le prime Aguafuertes portenas illustravano la decadente situazione sociale, contestuale alla crisi morale, economica e politica  dell'epoca che è stato il prologo alla dittatura del 1930 e alla conseguente “decade infame”. La prima di esse, aveva un titolo che potrebbe essere assolutamente attuale: “La tragedia del hombre que busca empleo”. La loro prosa agile, amena, rude e diretta che  Arlt definisce “un cross a la mandibula”, descrive con osservazioni sagaci le virtù misteriose e i tratti psicologici di personaggi tipici dell'epoca, privilegiano gli esclusi, i vinti, i miserabili in quanto scrive “socialmente me interesa mas el trato de los canallas y los charlantes que el de las personas decentes” (Critica, 1927). 



Anch'egli a propria volta era stato schierato tra gli emarginati dai letterati coevi che lo accusavano di cattivo gusto e, ancor più velenosamente, di utilizzare una lingua infarcita di errori ortografici. Nessuno aveva capito che lo stile linguistico era volutamente mutuato dalla parlata corrente in ambienti popolari dove il ricorso al lunfardo e al cocoliche macchiava la lingua accademica di pittoreschi neologismi. Senza rinunciare ad una scrittura da Pasolini antelitterm,  Arlt rispose alle critiche con quattro parole in cui si legge una previsione che si è avverata completamente: “Y que el futuro diga”. (Pubblicata al termine del prologo  alla novella Los Lanzallamas, 1931). Così, solo più tardi la critica inizierà a rivedere le sue posizioni, afferrando l'incanto di questo meraviglioso disordine letterario che  Julio Cortazar commenta con il suo solito piglio creativo: “eso es Arte como el de un Goya canyengue, como el de un François Villon de quilombo o un Kit Marlowe de taberna y puñalada”.  



Inoltre, Cortazar cita un pensiero che Arlt mette in bocca al suo personaggio Estanislao Balder (in El Amor brujo) ma che esprime la sua poetica: “mi propósito es evidenciar de qué manera busqué el conocimiento a través de una avalancha de tinieblas y mi propia potencia en la infinita debilidad que me acompañó hora tras hora”. Secondo lui è proprio “de esa incoherencia, de esas debilidades, nacerá siempre la interminable, indestructible fuerza de la gran literatura“. Ma Cortazar farà di più, sia in veste critica quando gli commissionarono il prologo per le Obra Completa (quasi), che in veste letteraria quando citerà diverse volte Arlt in quel capolavoro che ha per titolo Rayuela.  



Per i lettori italiani c'è una buona notizia, in quanto possono finalmente trovare  in libreria la pubblicazione delle aguafuertes che l’Editore Del Vecchio ha intitolato Acqueforti di Buenos Aires... mantenendo il prezzo di copertina alla portata di tutti. 




 Arlt che ha visitato con curiosità altri paesi,  ha riportato le sue impressioni di viaggio con altrettanti acqueforti pubblicate sempre su El Mundo Tra esse sono particolarmente interessanti  le  200  scritte tra l’aprile del 1935 e il giugno dell’anno seguente, e relative alla sua visita nella Spagna sull’orlo della Guerra Civile. In queste acute osservazioni di luoghi e persone coinvolte nelle circostanze che hanno preceduto la tragedia iberica, lo spirito costumbrista dei suoi pezzi prende più nettamente il colore sociologico e  politico che comunque è sempre stato nelle corde di Arlt.  



Nonostante nel Partito Comunista Argentino si sia discusso sulla sua posizione politica facendo emergere posizioni molto diverse, Arlt ha sempre comunicato una posizione politica di sinistra come avrebbe potuto farlo una persona allergica a qualsiasi ortodossia. Questa posizione già confermata con la sua partecipazione sulla rivista Claridad che diffondeva il pensiero socialista in Argentina, si evidenzia dal 1932 quando inizia a collaborare con Bandera Roja e Actualidad, creando la  Union de Escritores Proletarios.

Banchetto della redazione di Claridad

Tra le chicche giornalistiche, esiste per esempio la sua nota sulla morte di Raoul Vilain, l’uomo che nel 1914 uccise il celebre socialista e pacifista Jean Jaurès nel salone del ristorante parigino Croissant. Tre giorni dopo il gesto infame del giovane nazionalista, la  Francia entrò nel conflitto mondiale. La stravaganza del pezzo scritto da Arlt sta nel fatto che in poche righe l'accaduto viene raccontato come una pièce teatrale in tre atti.


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