Amici di JC 5: Ana Maria Barrenechea, la filologa del fantastico
Affacciato all’incrocio tra Calle Corrientes e San
Martin, La Fragata è stato uno di quei
caffè di Buenos Aires dove si davano appuntamento intellettuali,
professionisti, artisti. Sui suoi tavoli
Witold Gombrowicz, che abitò in Argentina per ventiquattro anni, tradusse in
spagnolo il suo funambolico romanzo Ferdidurke. Ma il locare era frequentato
dall’umanità variopinta che solo in questi luoghi magici si poteva incontrare. Ad
esempio, qui in una certa epoca lavorava un “discutitor profesional”: un personaggio
che sapeva discutere di qualsiasi tema, si sedeva ad un tavolo già occupato da
un avventore solitario e, per un prezzo fisso, discuteva di ciò che il suo
committente desiderava. La casa era nota anche per proporre il miglior cocktail
De Maria dalla città, l’unico completamente argentino sin dall’inizio del ‘900
(50 gr di Vermuth Torino, 30 grammi di Aperital, da anni sostituito con il
Martini Rosso, una punta di bitter Angostura e dopo il trattamento con il
ghiaccio nello shacker, una spirale di buccia d’arancia per guarnire).
Certamente quando il musicologo e scrittore Daniel Devoto invitò Cortazar a La
Fregata per presentargli Ana Maria Barrenechea, sapeva della sua predilezione
per questo vecchio cocktail. In questa atmosfera conviviale nacque la lunga
amicizia tra Julio e Ana che diede luogo ad un cospicuo carteggio tra i due
(oggi conservato negli archivi della Nueva Revista de Filologia Hispanica di
Buenos Aires), ma anche ad una serie di iniziative che la critica letteraria
ideò dal Messico dove si trasferì poco dopo il loro primo incontro. Qui, tra le
altre cose, la Barrenechea diede alle stampe un saggio che è un classico nel
quadro dell’opera critica su Borges: La expresion de la irrealidad en la obra
de Jorge Luis Borges.
Il suo lavoro, insieme a quello dell’amica argentina
Emma Susana Speratti, contribuì alla diffusione della letteratura fantastica
argentina in Messico, anche pubblicando un saggio in merito (1957). In La literatura fantastica en Argentina, le autrici partono da Tzvetan Todorov, pioniere teorico di questo sotto genere letterario, non mancando di criticarne alcune analisi. Per le studiose, la letteratura fantastica è quella che ponendo in forma di problemi alcuni fatti a-normali, a-naturali, irreali, mette al centro la violazione dell'ordine terreno, naturale, logico.
Per quel che riguarda Julio, i fatti salienti della relazione intellettuale e d'amicizia tra la Barrenechea e Cortazar sono
sostanzialmente tre.
Il primo risale al 1954 ed è inerente allo scrittore
messicano Juan Josè Arreola che le due studiose misero in contatto con
Cortazar, già a Parigi da qualche anno. Su di lui Cortazar commenta ad Ana:
“Che cronopio fenomenale questo Arreola. Scrive magnificamente vero?”
Il secondo, riguarda il loro interessamento affinchè
Cortazar venisse pubblicato in Messico: nel 1955, attraverso la loro
intercessione presso Carlos Fuentes, furono pubblicati sulla Revista Mexicana
de Literatura due racconti, I buoni servizi e Il persecutore. Era la prima
volta che Cortazar veniva proposto al pubblico messicano e non poteva avere uno
spazio più idoneo in quanto la rivista era “innovativa, attenta, tenace e anche
un po’ insolente” (Fuentes).
Il terzo fatto che riguarda esclusivamente Ana, è il
più importante di tutti in quanto porta alla luce il prezioso materiale di
preparazione alla Rayuela che Cortazar gli dona pochi mesi dopo la
pubblicazione. Questo quaderno di lavoro, con la copertina rossa e con le
pagine numerate a mano dallo stesso Cortazar (l’originale è conservato presso
la Sala del Tesoro della Biblioteca Nazional Argentina), è pubblicato
dall’Editorial Sudamericana nel dicembre 1983. In quella Argentina in cui si
era riaccesa la vita democratica dopo la sanguinosa dittatura militare,
Cortazar può ritornare per l’ultima volta nel suo paese, firmando insieme alla
amica “Anita” questo “El Cuaderno de Bitacora de Rayuela”.
La prima lettera che Julio scrive alla Barrenchea, riguarda soprattutto un commento su uno dei diversi saggi che la filologa ha dedicato a Borges. Oltre a quello citato in precedenza, i più salienti sono “Borges y el lenguaje” (pubblicato nel 1953 sulla Nueva Revista de Filolofia Hispanica) e “Una ficciòn de Borges” (pubblicato sulla rivista Universidad de Mexico e ripreso nel volume dedicato a Borges dal periodico francese L’Herne nel 1964.)
in un momento in cui l’autore tradotto in francese da
Caillois sta avendo un successo folgorante. Julio, con il suo spirito corrosivo
commenta che l’ultimo volume di racconti “ha provocato tra i critici un’ondata
di terrore, perché per la prima volta dopo tanto tempo hanno dovuto riconoscere
- cosa sempre dolorosa per il genio francese – che le qualità apparentemente
esclusive della loro razza sono ancor più accentuate in uno scrittore della
pampa. Alcuni buttano lì il fatto che Borges abbia studiato in Svizzera (!!!).
In quell’epoca sopravvivere a Parigi era molto difficile per Cortazar e la sua
permanenza in Francia era legata alla dimostrazione della sua indipendenza
economica. Dal Messico Ana Maria e Emma Susana lo aiutarono anche in questo
preparando una lettera di credenziali da presentare al Governo Francese.
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