La caravana de Gardel, un film colombiano tra finzione e realtà



Anche tra i meno affezionati al Tango, la figura di Carlos Gardel risulta in qualche modo mitica, anche se con tutta probabilità sono pochissimi quelli che conoscono i dettagli della sua storia, delle sue imprese e del rocambolesco incidente aereo che ne ha causato la morte all'aeroporto di Medellin. E inoltre, è molto difficile che anche i più informati sappiano con precisione cosa accadde immediatamente dopo la sua morte. 




Questo ultimo tassello storico ha infatti contribuito all'esplosione del suo mito, non solo in Argentina, ma anche in altri paesi in cui il Tango era già allora molto familiare e dove Gardel ne incarnava il simbolo supremo. Un fenomeno che andava molto aldilà dell'aspetto artistico del personaggio, la cui quintessenza abitava il cuore del linguaggio musicale di questa cultura, indicando la via maestra per l'articolazione del fraseggio. Tra le ipotesi immaginate per focalizzare i nebulosi fatti accaduti durante e dopo l'incidente fatale, insieme a ricostruzioni che sembrano più vicini ad una realtà che resta comunque imperscrutabile, ci sono tesi di sfrontata fantasia come quella che voleva Carlitos ancora vivo ma sfigurato ed errante nei luoghi più impervi ed isolati delle Ande. 





Gli unici fatti certi in  merito alla vicenda della morte di Gardel sono che il 24 giugno del 1935 il cantante doveva recarsi in aero a Calì dove avrebbe dovuto esibirsi con il suo quartetto di chitarristi al Teatro Jorge Isaacs. Il trimotore con cui avrebbe dovuto partire dall'aeroporto Olaya Herrera di Medellin, in fase di decollo finì contro un'altro aeromobile che si chiamava Manizales ed era in attesa del via libera per poter partire anch'esso. A Calì, (città natale del regista e dell'autore del libro da cui è stato tratto il film), i biglietti erano da tempo esauriti e le strade tappezzate con l'affiche su cui campeggiava il ritratto del cantante. La tragica notizia lasciò la città impietrita dal dolore e solo dopo qualche mese Gardel la raggiunse da morto, nel bel mezzo del suo viaggio assurdo.




Il cineasta colombiano Carlos Palau, in occasione dell'80° anno dalla morte del cantant, ha realizzato il lungometraggio La caravana de Gardel. La sceneggiatura è ispirata al romanzo scritto da Fernando Cruz Kronfly e pubblicato in precedenza con lo stesso titolo scelto per il film, ma solamente in Mexico. Il regista, appassionato di Tango (nel 1979 aveva già girato un film tanguero intitolato Lunfardo), ha lavorato sul testo della novella intraprendendo una minuziosa ricerca sul campo che è durata quattro anni. Inizialmente la pellicola è stata girata al nord di Caldas, in Salamina, San Felix e Marulanda, quindi spostata a Medellin da dove inizierà il film. La gestazione è durata quasi un mese per le riprese e sette mesi a Calì per la postproduzione. 




Seguendo la salma di Gardel nelle peripezie del suo trasferimento, Palau non ha pensato di girare un road movie ma di testimoniare come la figura di Gardel fosse circondata da un'autentica passione popolare che ha avuto e continua a ricoprire un posto da protagonista nella cultura colombiana, sopratutto nella regione cordigliera del paese. Per questo la scelta di Milonga sentimental come primo brano del film è particolarmente appropriata in quanto la milonga di Piana e Manzi è una sorta di manifesto, secondo cui il Tango, musica e poesia urbana per eccellenza, si affaccia all'atmosfera della natura campestre traducendola in melodia. 




In questo quadro, la trama del film è focalizzata su una delle due parti in cui si divide il racconto di Cruz Kronfly, quella che si occupa di raccontare come avvenne il trasferimento del corpo esanime di Gardel da Medellin al porto di Buenaventura. La fantasia dello sceneggiatore, fedelmente al romanzo, coltiva la leggenda popolare snobbando l'aridità inconsistente delle testimonianze dirette. Il fondo di verità storica, almeno attraverso a quanto si è potuto appurare dalle notizie della stampa dell'epoca, è che questo ultimo viaggio è vero ed è durato circa due mesi. Inoltre fu veramente affrontato prima a dorso di mulo, quindi su una berlina che ha viaggiato attraverso strade fatiscenti, terminando in treno. La cosa sconvolgente è che  questo viaggio, troppo lungo e troppo scomodo, era stato pianificato esattamente così, niente di meno che dal presidente che ha guidato l'Argentina  dal 1932 al 1938, in quella che gli argentini chiamano Decada Infame: Agustin Pedro Justo. 




Il programma prevedeva che, arrivato al porto di Buenaventura, Gardel sarebbe finito a Panama con un viaggio in nave e di lì, sarebbe arrivato a New York in aeroplano il 6 gennaio del 1936, per un'ulteriore celebrazione funebre nel quartiere latino. Solo il 17 gennaio avrebbe ripreso il suo viaggio, ancora via mare, per rientrare in patria dopo aver fatto sosta a Rio de Janeiro e a Montevideo: a Buenos Aires arrivò il 5 febbraio del 1936. Anche qui lo attendeva un'ulteriore rito funebre che si è tenuto al Luna Park congiuntamente al funerale del presidente Yrigoyen. Come immaginato dal Presidente Justo, la stampa non si occupò che di questa notizia per intere settimane, commuovendo la popolazione e facilitando la digestione della questione legata all'esportazione della carne.


Carlos Gardel con il suo quartetto di chitarristi

Il Presidente argentino aveva programmato quel viaggio affinchè si potesse dilungare il più possibile: lo scopo era quello di creare una sorta di cortina fumogena per nascondere le frodi, la corruzione e il malgoverno che lui stesso sosteneva indirettamente. La questione del corpo di Gardel riportato in Argentina, è stata infatti sollevata per distogliere l'opinione pubblica dall'indignazione causata con l'omicidio di Enzo Bordabehere. Il senatore era compagno di partito di Lisandro La Torre, lucidissimo uomo politico che  aveva denunciato senza mezzi termini la corruzione legata allo sciagurato trattato Roca-Runciman. 

L'eloquente  copertina di Caras y Caretas dell'epoca 


Siglato nel maggio del 1933, l'accordo sanciva le regole per il commercio della carne con l'Inghilterra, secondo un vincolo che ha trasformato l'Argentina in un paese colonizzato. Il membro del partito Democrata Progresista fu colpito da tre proiettili al Palazzo del Senato il 23 luglio 1935. A spararli fu l'oscuro ex commissario Ramon Valdez Cora, all'epoca al servizio dei conservatori. E' molto probabile che i colpi avevano come bersaglio La Torre, il quale oltre ad aver denunciato i corrotti del governo, era promotore di un'offensiva contro le imprese inglesi che congelavano la carne in Argentina per l'esportazione.


Il sentore Bordabehere colpito a morte nella sala del Senato

Ostaggio di questo clima politico, la bara di Gardel è stata trasportata via terra con la supervisione di un giornalista nelle grazie del regime, Natalio Botana direttore del periodico Critica. Il suo compito era quello di favorire una continua informazione sugli spostamenti del feretro, corredati da tutta quella dovizia di particolari di cui i lettori sono ghiotti. 




A reclamare la bara di Gardel, sei mesi dopo l'incidente aereo occorso nella capitale della  regione di Antiquia,  fu l'amico e manager del cantante Armando Delfino che, secondo la rivista Critica era stato sollecitato dalla madre di Gardel affinchè si occupasse di portare il cadavere del figlio a Buenos Aires. 


Delfino al telefono con Berthe Gardel

Recuperare  la salma sepolta al Cementerio de San Pedro della città non fu semplicissimo in quanto il luogo sacro era meta di una moltitudine di fans e di innamorate dell'Idolo che non erano affatto d'accordo nel privarsi della loro reliquia. In tutti i modi il cadavere partì per il periplo avventuroso dove fu pregato, cantato, idolatrato come se fosse un santo consacrato dal popolo: per la verità fu anche rubato in un eccesso di devozione. Il quotidiano El Tiempo del 19 dicembre 1935 ne dà conto pubblicando la notizia. 



In definitiva pur non vedendolo in quanto chiuso nel suo catafalco, Gardel è il protagonista del film e il regista è complice del suo mito che si alimenta di mistero. Infatti il film non risponde ad una delle molte domande senza risposta che restano sulla vita del Zorzal Criollo. In quella bara disseppellita nel cimitero di Medellin c'era veramente Carlitos Gardel? 




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