TANO D'AMICO, "LA BELLEZZA UMANA NEL DISAGIO SOCIALE"
Tano d'Amico è un siciliano nato in quello striminzito e straordinario arcipelago formato dalle Eolie e da quello che era ancora un paradiso insulare si è trasferito bambino nella Milano ferita dai bombardamenti e tappezzata sui muri pericolanti da L'Unità con i suoi titoli critici, e poi la Cattolica, e poi la militanzaa, tutte fasi in cui gli dicevano: tu devi fare le fotografie!. Iniziò in Sardegna con i pastori che stavano trasformando il loro guardaroba diventando operai del petrolchimico. Il suo soggetto è, come dice lui stesso, "La bellezza umana nel disagio sociale".
Così Tano si getta con passione, coraggio, poesia tra i disordini che negli anni '70 rivendicavano un mondo migliore, aderendo a Lotta Continua, perdendo alcune battaglie e vincendone altre oggi sottoposte a pressioni prepotenti che minacciano giorno dopo giorno quelle gloriose conquiste. Tra le mani non aveva nè bastoni nè sanpietrini, nella voce non aveva nè slogan nè invettive: lui era lì con una infallibile Leica, scomoda in tutti i sensi, per lui che doveva portarla, usarla, proteggerla...per gli altri che dovevano digerire le sue opere di verità documentaria che miravano a fissare un'immagine sempre essenziale. Immagini che raccontano l'universo di un immaginario desideroso di essere accolto nella realtà ma fatalmente rimasto utopico. A testimonianza di quanto le sue opere cercassero di non essere, come dice lui stesso "mignottesche", Enrico Deaglio diceva: abbiamo la fortuna di avere Tano, c'erano centinaia di migliaia di persone in piazza e lui torna con le foto di cinque occhi e tre mani...".
Alcune di queste che originariamente sono passate tra le mani fidate dello stampatore Claudio Bassi, illustrano il libro E' il 77, in cui è contenuta la poesia scritta sui muri dell'Università nel febbraio di quell'anno.
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