CARO AMICO TI SCRIVO...





La complessa paternità della Poétique musicale in cui nel 1939, Stravinsky raccoglie il materiale preparatorio per delle lezioni che avrebbe tenuto ad Harvard, ha un secondo protagonista a cui il compositore chiede aiuto e che diventerà il vero artefice di quel satin storico: si tratta di Pierre Souvtchinsky, un nobile russo votato  al mecenatismo e alla appassionata riflessione sui temi della musica contemporanea. Tra i due correva un’amicizia e una stima che sarebbero potuti essere un’ostacolo insormontabile per il rapporto che si è istaurato tra Pierre Boulez e Souvtchinsky. Invece no e questa relazione importante è testimoniata da quattro decenni di una fitta corrispondenza che conta 263 lettere. Curiosi l'uno dell'altro, Boulez e Souvtchinsky dibattono su questioni estetiche che riguardano sia la musica che la letteratura e la pittura. I loro giudizi espressi senza filtri rivelano le rispettive personalità che hanno come campo in comune la concezione della musica e dell'arte in generale come "espressione della verità", per usare i termini di Hegel.  Ma il russo oltre ad essere un interlocutore privilegiato di Boulez, è un grande motivatore che spinge il compositore a continuare sulla sua strada di ricerca. Si incontrarono per la prima volta nel 1946, quando Bopulez aveva ventun anni, e quel misterioso e affascinante Pierre Souvtchinsky, aveva capito che il musicista aveva la stoffa per segnare tutta la musica del secondo novecento come nessun’altro. I loro scambi epistolari fanno rivivere la nascita e lo sviluppo delle rassegne Domaine Musical di cui Souvtchinsky ideò il nome e soprattutto trovò il finanziamento tramite la ricca mecenate Suzanne Tézenas. Soprattutto troviamo la genesi intellettuale di alcune opere di Boulez come Le Marteau sans maître o Pli selon pli, gli inizi della sua carriera di direttore d'orchestra, i suoi viaggi in Sud America con la Compagnie Renaud-Barrault, il suo impegno politico. 


Pierre Boulez al nastro e Pierre Souvtchinsky ultimo a destra

 Souvtchinsky non manca di ricordare a Boulez che aveva conosciuto prima di lui "la situazione della musica in Francia: malata, deplorevole, demoralizzata e demoralizzante" , ma che con la sua apparizione "tutto è cambiato" . Nel 1966, quando Boulez decise di stabilirsi a Baden-Baden (Germania) per rappresaglia contro la politica musicale portata avanti da André Malraux, allora ministro degli Affari culturali, gli ricordò che "il salvatore deve rispettare certe responsabilità nei confronti di coloro che ha tirato fuori dal pantano" . Il fondatore, con Souvtchinsky, dei concerti del Domaine Musical non se ne cura e ritiene di essersi "dedicato abbastanza" a questa struttura dal 1954 e per quindici anni. Naturalmente Boulez che ci ha abituati a giudizi intransigenti fino ad essere offensivi (…della Lulu di Berg diretta nel ’79 riesce a dire che si tratta di un “ghetto pieno di merda e di polvere”), nelle sue lettere continua a gettare i suoi strali saettanti intinti in veleni mortali. Per limitarci a un passaggio: "Pensa che un Nono - che in realtà, detto tra noi, non sa scrivere due note una accanto all'altra, non sa cosa sia uno strumento, non sente - dà lezioni di composizione. “ Seppur più riluttante ad esposizioni così acide, non è da meno il più riflessivo Souvtchinsky che su Mallarmé si espone scrivendo "non è un mito vivente per i nostri tempi " . Dall’altro lato su questo punto Boulez che sta iniziando i frammenti in divenire che formeranno Pli selon Pli ispirato dal poeta di rue de Rome, risponde: "al contrario, è il solo poeta contemporaneo ad aver creato un mito con Igitur e il Coup de dés. » Insomma non si tratta di un epistolario di maniera.

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