LUCINI, EREDE DEL PASSATO NON ARRUGINITO
Nel 1899 il poeta Gian Pietro Lucini che con buona pace di Franco Fortini, Edoardo Sanguineti laurea come il primo dei moderni, pubblica sulla rivista repubblicana "La educazione Politica" i versi che faranno parte della raccolta Revolverate è stampata in volume dall'Officina grafica Bertieri e Vanzetti dieci anni più tardi per le Edizioni di Poesia, con tanto di prefazione futurista marinettiana. Il tono è quello dell'invettiva politica disssacrante, certamente antigraziosa e diametralmente opposta al paradigma estetico del disprezzato D'Annunzio. Lucini è anarchico, libertario, antimonarchico e antimilitrarista, neoavanguardista audace e violento. Piace al nascente futurismo che aspira ad ennetterlo tra le fila dei suoi poeti seppure sia più affine all'amico scapigliato Carlo Dossi, e manifesti la sua ammirazione per Mallarmè e Baudelaire. La sua poesia sostanzialmente tardo romantica, oscilla altalenando tra forzature estreme, preziosismi classicisti, impeto lirico e finezze simboliste. Finisce che nel 1912 litiga con Marinetti reclamando di essere eliminato dalla lista dei poeti futuristi e nel 1913 il poeta interviene su La Voce con un testo intitolato " Come ho sorpassato il futurismo". Sanguineti ripubblica per Einaudi il volume nel 1974 con il titolo Revolverate e Nuove revolverate, sottoponendo l'autore al processo benjaminiano di "redenzione messianica". In un passaggio della sua introduzione, Sanguineti scrive che Lucini "apre alla dialettica del futuro nell'atto in cui ne trova garantito il rispecchiamento del passato". In corrispondenza con quel che scrive lo stesso Lucini rispetto alla pratica artistica considerata come " un frutto cerebrale strano di un'agitazione squisita e delicata di chi, rivolto al futuro, sente la streta del presente, di chi ha, per arme alla conquista, le preziose eredità del passato non ancora arruginito". Quando l'anarcosocialista Carlo Valera, che fece conoscere a Lucini l'opera di Bakunin, si incaricò di ricordare l'amico appena scomparso sulle pagine di La Voce, lo considera " "intellettualmente un uomo di lusso", aggiungendo che "la sua produzione cerebrale pur avendo in fondo il lievito rosso, è rimastra aristocratica". La prima edizione di Revolverate ha un valore antiquario che si aggira tra i 700 e i 1.000 Euro.
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