Pierluigi Ferrari, un cd in forma di spleen
E' generalmente
complicato commentare il lavoro discografico di un amico e di un
collega, senza che l'influenza della relazione umana e della stima
artistica abbiano un peso sulle riflessioni, influenzandole. In questa circostanza, di
fronte all'ascolto dell'ultimo progetto realizzato da Pier Luigi
Ferrari, mi sono sentito assolutamente svincolato da ogni possibile
indulgenza o complicità perché la musica ha saputo sorprendermi e
catturarmi, facendomi scoprire degli aspetti preziosi che non
conoscevo nell'apprezzata maestria di questo chitarrista e
compositore. La sorpresa ha quindi
guidato il mio ascolto in quel luogo incantato di poesia a cui allude
il titolo della raccolta: Notturno. Un notturno che rimanda ad un
clima melanconico e che accompagna l'ascoltatore nel cuore di una
sorta di spleen baudelairiano. Ne sono artefici le
melodie originali, articolate con una unità di stile ben definita e
certamente all'altezza di figurare insieme al tributo rivolto ad
Astor Piazzolla di cui si possono ascoltare le quattro stagioni
dedicate a Buenos Aires, in un loro arrangiamento originale per sola
chitarra. Attenzione, il cd
all'infuori del tributo citato, non contiene composizioni che possono
essere assimilate al repertorio del tango.
Le aperture
all'immaginario offerte dalla grazia del repertorio registrato sono
da questo punto di vista eterogenee, anche se il tango nutre
segretamente tutta la musica, come una sorta di sentimento
crepuscolare iniettato nei suoi tessuti espressivi e quindi intuito
fra le sue evidenze. E l'emozione che
scaturisce da questo climax, insieme alle radici parmigiane di
Ferrari, forti aldilà dei natali andalusi, mi ha fatto ripensare ad
un altro illustre parmense: Attilio Bertolucci, voce altissima e
solitaria nel quadro della poesia novecentesca italiana. Mi è sembrato di
riconoscere tra i due l'azione dello stesso genius loci, della
stessa richiesta di verità di chi si cerca allo specchio, per
capirsi e offrire un'opera inscritta nel proprio destino.
E cosa c'è di più
riuscito se non un'opera che esprime una ricerca di verità, per
farla risuonare nella luce calma del suo stesso sogno... della sua
stessa rèverie? In questo quadro, nelle
quattordici tracce raccolte da Ferrari non si affaccia alcuna
minaccia dei fantasmi dell'inautentico, spesso travestiti da
manierismo o da estetismo: al contrario, ci sembra di seguire le
invenzioni intuite da un istinto educato ai riflessi variopinti di
quella grazia genuina che incanta. L'irradiarsi di una forza
delicata che vibra nella modulazione delle armonie intrecciate con il dilatarsi del respiro melodico, occupa lo spazio dell'ascolto
immergendo in un suono coinvolgente. Dalla sua purezza
ricercata emerge il prezioso frusciare di pennello con cui la danza unisce una
coppia sul parquet: il dito e la corda. Dolcissimo flashback dell'abbraccio di ballerini in un'immaginaria
milonga; stregante coreografia in cui la musica si fa gesto; sete estrema di verità per un cd di squisite narrazioni interiori. Un cd dove, per citare Bertolucci, "l'erba non è puro ornamento".
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