L'Avenir di una filosofa

                  




Qualcosa nell'esistenza trascina implacabilmente nel gorgo del dolore, del disincanto, del disamore. Come si fa per continuare, per credere ancora, per tentare di riaccendere una luce nel vacillare di queste fondamenta oscure: per intravedere comunque un avvenire possibile? Sono queste le intime questioni che pone Mia Hansen-Love n che recentissimamente ha portato a Parigi un Orso d'argento alla Berlinale come migliore regista per il suo  ultimo film L'Avenir. La sensibilità, lo charme e l'intelligenza della regista ha avuto, in questa occasione, l'opportunità di dirigere una più che strepitosa Isabelle Huppert, di una magrezza che rende la sua figura aristocratica alla Rohmer, per certi versi  maschile, per altri addirittura incorporea.


Mia hansen-Love con il suo meritatissimo Orso


Tutti i suoi abiti, i suoi modi, le sue affinità, trasudano quell'aura di eleganza invisibile che si annida nel cuore  dei "bobos", antropologia tutta parigina formata da intellettuali e intellettualoidi borghesi che sono rigorosamente gauchiste, hanno un'educazione che dal liceo Henry IV li ha fatti laureare alla Normale Sup, seguono i principi di un'estetica sobria, hanno gusti esclusivi e frequentano ancor più entusiasmanti letture.


La Huppert incarna un'insegnante universitaria di filosofia che parla di Foucoult, di Adorno, di Buber, e cita la Héloise di Rousseau, creatura che come lei è vocata ai piaceri dell'intelletto piuttosto che a quelli del corpo.  Fuori dalle aule universitarie, Nathalie/Huppert vive la sua mezza età tra le preoccupazioni per la madre anziana, possessiva, depressa ma anche ironica (come sempre perfetta l'identificazione psicologica della mitica Edith Scob), un matrimonio appagato da tutti i confort e le noie borghesi, due figli già autonomi. All'inizio del film il quadro è invece quello dei giorni felici quando con il marito, anch'esso professore di filosofia, è in vacanza su una barca al largo della costa bretone. Lui coglie l'occasione per accogliersi sulla tomba di Chateaubriand, sull'isolotto du Grand Bè, a poche centinaia di metri dalle fortificazioni di Saint Malo; lei corregge il compito assegnato ai suoi studenti con un titolo sottilmente simbolico nel quadro della narrazione: "Ci si può mettere al posto dell'altro?". 

The Disappearance Of Eleanor Rigby


Il tempo sbiadisce questo quadro di vigorosa felicità, sostituendolo con quello di una melassa esistenziale che inghiotte tutto. La madre muore, il marito se ne va con un'altra, i figli sono assenti, il migliore studente che ha incontrato in tutta la sua carriera di docente decide di unirsi ad una comune anarchica e di lasciare la capitale per un'angusta località montana, la casa editrice per cui pubblica la scarica. Sprofondata in questa voragine di vuoto affettivo, Nathalie è chiamata a fare i conti con la sua età che è sull'orlo dei sessant'anni, ancora giovane ma con poche prospettive per ricostruire una nuova vita. La regista è abilissima nell'evitare il sentimentalismo, raccontando il susseguirsi di tutte le vicende che spingono Nathalie nella solitudine, con un'incantevole, fluida leggerezza di fronte alla gravità degli eventi.



Di fronte a questo, la protagonista non versa una sola lacrima, non si deprime nè è preda a crisi d'isteria ma si arma di uno spirito stoico, attraversando le tensioni e il dolore, per conservare la sua integrità come unica arma capace a difendere la propria libertà. La sua sua vita nuda resta luminosa e per proteggerla Nathalie esercita l'arte della rinuncia progressiva delle cose, conservando come una nuova Pandora (anche qui non sembra essere una semplice coincidenza il fatto che il suo simpatico gatto si chiami Pandora), la bellezza che sa vincere contro l'opacità del mondo e le mutilazioni del tempo. Restano due domande. La prima riguarda la protagonista: nonostante l'inarrivabile interpretazione in perfetta sintonia con il carattere del suo personaggio, cosa avrebbe dovuto fare Isabelle Huppert per vincere l'Orso d'Oro a Berlino? La seconda riguarda la distribuzione del film in Italia: quando riusciremo a vedere L'Avenir nelle nostre sale?
Isabelle Huppert con la giovane regista Mia Hansen-Love
e il protagonista maschile Andrè Marcon, alla premiazione di Berlino



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