La decostruzione di una coppia. "Un Tango mas" riporta in scena la Nieves con Copes

                         



German Kral è un regista argentino che dal 1991 vive in Germania dove si è specializzato a Munchen nel documentario, seguendo gli sviluppi recenti di questo genere, dove la classica ricerca e raccolta di testimonianze e immagini di repertorio, si intreccia con scene di finzione. L'idea di fare un film sul Tango gli è stata suggerito niente di meno che da Wim Wenders (che figura come produttore esecutivo) con cui Kral ha collaborato in passato: ma il film sui milongueros che suggeriva Wenders, dopo innumerevoli ricerche sugli eventuali personaggi, non lo convinceva. Solo l'incontro con Maria Nieves gli diede lo spunto e dopo trenta secondi aveva capito che la protagonista doveva essere proprio lei. Nella sua cinematografia, il regista argentino aveva già affrontato la tematica del tango in due occasioni. 




Prima  con il corto metraggio che ha rappresentato la Germania alla Biennale di Venezia del 1997, diretto insieme a Florian Gallenberger: Tango Berlin. Dopo con El ultimo aplauso del 2009, toccante lungo metraggio in cui Kral ha riunito alcuni cantanti di tango che avevano imboccato da anni il viale del tramonto, raccontando le loro storie e facendo ascoltare quel che restava della loro voce. Con quest'ultimo lavoro del 2015, intitolato Un Tango Mas, Kral mette al centro del suo film la danza e per farlo non pesca come En el ultimo aplauso, tra personaggi anonimi o poco noti anche a livello internazionale: come dicevo in precedenza, nessuno sembrava adatto allo scopo. 



Così dopo l'incontro con la Nieves decidere di coinvolgere nel suo progetto la coppia che storicamente si può indicare come la più importante del ventesimo secolo, sia per qualità artistica che per la lunghissima durata del sodalizio. E' un'azzardo perchè i due che avevano ballato insieme l'ultima volta ad Atlanta nel 1997, dopodichè Copes la espulse dalla compagnia senza nemmeno dirglielo di persona. Diciotto anni di silenzio che miracolosamente si interrompono con un accordo per questo progetto. 
La scena clou in cui i due si reincontrano dopo 17 anni




Il film si apre proprio con Maria Neves Rego, la dama protagonista oggi ottuagenaria che ha danzato per quasi cinquant'anni con Juan Carlos Copes oggi ottantaquattrenne. Le sue parole sono l'eloquente sintesi della loro storia:"non ci fu coppia di ballo come la nostra. Credo si non sbagliare dicendo che fummo la coppia di Tango del 20° e del 21° secolo". 






Continuando con una punta di veleno: "Se nascessi di nuovo sarei ancora tanguera: rifarei tutto meno che stare con Copes". Infatti tra di loro la convivenza artistica ha avuto anche una parentesi sentimentale, seguita anche da momenti burrascosi di aspri conflitti molto vicini a trasformarsi in odio: senza mai smettere di danzare insieme. 


                       

La loro relazione complessa è il motore intorno al quale ruota la sceneggiatura, ma la vera protagonista è proprio la ballerina che abbiamo ascoltato all'apertura. Nel montaggio del film, immagini bellissime si alternano al racconto che inizia quando una ragazzina del barrio di Saavedra appena quattordicenne, ma che lavorava già da due anni come domestica, balla per la prima volta con Juan Carlos, un elettrotecnico del barrio di Mataderos che gli era di tre anni maggiore. 


Maria e Juan Carlos con Troilo e Grela

Quel primo incontro avvenne nella milonga Estrella di Maldonado, sviluppando una maniera di ballare che avrebbe rivoluzionato il Tango con "l'estilo Copes", dove si percepiscono influenze del grande musical americano dei Gene Kelly e di Cyd Charisse. Il ricorso alla finzione serve per ospitare coreografie entusiasmanti realizzate da coppie che simulano la Nieves e Copes in varie stagioni della loro vita. 




Sono ballerini che pur figurando tra i  fuoriclasse di questa epoca(tra i quali il Pablo Veron di Tango Lesson), scompaiono fatalmente di fronte ai frammenti di repertorio in cui ballano i veri protagonisti, artefici di un virtuosismo in cui la passionalità del tango sa diventare gioco vorticoso in una complicità totale. 





In questo navigare tra la ricostruzione della verità (ricostruita con dettagli ben rifiniti, realizzando collegamenti molto equilibrati con il materiale d'archivio) e la verità stessa, Kral e la sua equipe cercano di strappare a Maria e a Juan Carlos quel segreto del tango che è refrattario a qualsiasi spiegazione identificandosi nel duende, cioè in quello spirito irriducibile che si può ricondurre al paradosso di una metafisica che coinvolge i corpi dei danzatori. 


Ellos dos. Su historia duró cuatro décadas y media. FOTO: DISTRIBUTION COMPANY


Maria e Juan lo sanno benissimo, pertanto non gettano nelle mani del regista alcuna formulazione, ma semplicemente una straordinaria spontaneità. Ed è in questi momenti di grazia che il documentario sprigiona il suo charme. La loro figura di stars acquisisce una luce profondamente umana, quando parlano con stupore e umiltà del loro apogeo artistico con il clamoroso successo di Broadway o quando Maria sottolinea che ballare il tango negli anni '50 poteva includere tutte le classi sociali, in quanto bastavano due gambe e un paio di scarpe da ballo. 




O quando, ancora, Copes dichiara che incrociare Maria è stato come trovare uno Stradivari. Il cineasta ha anche il merito di aver scelto una colonna sonora formidabile in cui spiccano i contributi del Sexteto Mayor e  di Luis Borda: peccato per l'assenza di Piazzolla che per una sua turnèe statunitense aveva scelto proprio Maria e Juan, nell'unica occasione in cui una coppia di ballerini ha condiviso il palcoscenico con il suo quintetto e al sua musica. Sicuramente questa lacuna è dovuta ai diritti d'autore che sono molto onerosi per l'utilizzo della musica di Astor. 





Aggiungiamo una seconda ombra che è quella dell'esagerato lavoro di post produzione che ha messo a punto immagini troppo perfette di cui il regista sembra innamorarsi, come se non avesse sufficiente fiducia nella potenza della storia che stava raccontando. In ogni caso il documento è prezioso proprio perchè questa storia è appassionante, e tra tradimenti, successi, turbolenze passionali, furibonde baruffe, testimonia il sentimento che ha animato la purezza della danza di Maria e Juan Carlos.  




Con loro il Tango ha mantenuto l'essenza della sua verità anche abbandonando la sua originaria natura popolare, per divenire una forma di estetica necessariamente sottomessa alla perfezione coreografica: indispensabile per affrontare i palcoscenici teatrali. Avremo modo di assistere ai loro prodigi, di ascoltare le loro amarezze e le loro gioie, dal 18 aprile, data in cui il film arriverà finalmente nelle sale italiane. Personalmente sarà particolarmente emozionando, avendo avuto l'onore di suonare per Copes in occasione del suo addio alle scene europee lo scorso anno al Teatro Arcimboldi.   


Juan Carlos Copes al Teatro Arcimboldi con Miguel Angel Zotto,
altre straordinarie coppie e l'Orquesta Minimal Flores del Alma














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