La grande bellezza argentina, Mauricio Presidente menemista e Juliana imprenditrice schiavista


I coniugi Macrì, una famiglia vincente e felice

Non era mai accaduto nella storia Argentina che un candidato di orientamento liberale sia arrivato alla Presidenza dello Stato attraverso una votazione democratica. L'ingegnier Mauricio Macrì, ieri ci è riuscito convincendo, con il suo partito Cambiemos, un'opinione pubblica frastornata dall'opacità che ha contraddistinto l'ultimo biennio presidenziale di Cristina Kirschner e non troppo convinta di affidarsi al suo ubbidiente delfino Daniel Scioli che ha raccolto solo il 47,89% delle preferenze. 




Presentatosi con uno apparente stile moderato, una storia personale estranea alla politica tradizionale, un fiuto raffinato nel selezionare alleanze preliminari importanti  (ad esempio i radicali sì, mentre l'ex kirschenista di destra Sergio Massa, no) e anche una scaltrezza spettacolare nel rosicchiare voti ai peronisti (...ha esitato a inaugurare a Buenos Aires l'unica statua che ricorda Juan Peron), Macrì intende realizzare una nuova fase che è stata comunicata durane la campagna elettorale con una parola storicamente terrificante per l'Argentina: Normalisaciòn, idea sostenuta nel Proceso de Reorganisaciòn Nacional, sostenuto dalla dittatura di Videla. 





Certo Cambiemos si presenta come una "derecha moderna", con obbiettivi di "gestion" che sosterranno gli interessi dei grandi industriali, così come si è visto negli ultimi otto anni dell'amministrazione Macrì a Buenos Aires. Sicuramente molti voti sono arrivati a Macrì come protesta contro una Cristina Kirschner che ha obbiettivamente ha lasciato un paese molto debilitato da una serie di decisioni sciagurate, accompagnate da una declinazione egemonica del peronismo, dove vigeva una sorta di permanente arbitrarietà, e l'inquietante profilo di una corruzione perpetrata nel nome dei grandi ideali. E in questo quadro pesa gravemente un'inflazione che gli istituti statistici indipendenti misurano da 4 a 10 volte superiori rispetto quelli ufficiali dichiarati dal governo attraverso l'IDEC. 


Il giovane Macrì con Menem

Unito a questo dato c'è l'assenza di informazioni sulla condizione della povertà nel paese che non sono state rese pubbliche da due anni. Queste due informazioni economiche, manipolata la prima e omessa la seconda, hanno contribuito a facilitare il successo presso la società civile di una delle idee vincenti di Macrì: quella della trasparenza pubblica. 


Macrì ha coltivato passioni berlusconiane ?

Inoltre, tra le questioni che invece sono già a conoscenza di tutti, si sa che le casse dello Stato sono vuote, che la crescita che ha aiutato lo slancio dell'Argentina nel corso della cosiddetta "decada ganada" (durata 12 anni), sta pericolosamente retrocedendo ai limiti della recessione. Di fronte a questa situazione economica molto delicata e resa ancor più fragile da un'altra serie di problemi, le soluzioni di Macrì non potranno essere prese in considerazione se non dopo che il nuovo Presidente sia riuscito nella realizzazione delle alleanze governative necessarie a governare. 


La First Lady con le amiche in un party

Nonostante il candidato di Cambiemos abbia preso 4 milioni di voti in più rispetto al prima tornata elettorale, attualmente il nuovo ospite della Casa Rosada non ha la maggioranza, nè alla camera, nè al senato. Se riuscirà a superare questo primo scoglio, è quasi certo che la linea economica passerà inizialmente attraverso una svalutazione del pesos argentino. 




E' molto probabile che per questo figlio politico del menemismo e figlio naturale di uno dei più ricchi industriali argentini, la festa che ha accompagnato il candidato vittorioso nella serata di ieri, molto presto sarà destinata a terminare. E la storia dell'Argentina ci insegna anche che nessun Presidente schierato all'esterno delle forze peroniste è riuscito a concludere il ciclo del suo mandato. Vedremo dopo il suo insediamento previsto per il 10 dicembre cosa intende fare Macrì per "costruire l'Argentina che sogniamo" e come riuscirà a realizzare l'ambizioso progetto sbandierato durante la campagna elettorale, dove è previsto "l'azzeramento della povertà". 





Insomma, l'ex Presidente del Boca Junior ha fatto promesse così impegnative che immagino, se è dotato del minimo buon senso, sapeva benissimo essere destinate al mondo della propaganda che quasi sempre non corrisponde con quello della realtà. E la realtà ci fa invece preoccupare sul destino che avranno i diritti conquistati dai lavoratori durante il kirschnerismo. 


Scioli, reo confesso

Per il vero è necessario sottolineare che lo stesso interrogativo sarebbe valso anche se a vincere fosse stato Scioli, anch'egli in fondo figlio (magari illegittimo) del menemismo e battuto probabilmente solo per il fatto che il cambiamento era più attraente della continuità. D'altronde il paese ha portato al ballottaggio decisivo due candidati che in fondo sono le due facce di una stessa medaglia. 



E questo è molto bizzarro, visto che gli industriali hanno lamentato continuamente il fatto che l'Argentina era "llena de zurdos" (simpatizzanti della sinistra) ed insieme a loro, tutti i sondaggi facevano presagire un corpo elettorale orientato a sinistra: alla fine i duri e puri del Frente de Izquierda di orientamento trotzkista che ha sostenuto la scheda bianca, ne ha racimolato poco più di 600 mila. Intanto. a proposito di industria e di lavoratori, ricordiamo che nel 2007, l'azienda tessile Cheeky del cognato di Macrì di cui è presidentessa la nuova First Lady Juliana Awada, è stata denunciata  per sottomettere in una condizione di schiavitù i suoi dipendenti. 





I lavoratori, tra cui molti minori, che agivano nei laboratori clandestini da cui si forniva l'impresa, venivano chiusi a chiave dentro locali in condizioni di estrema precarietà, senza alcuna forma minima di igiene nè di sicurezza, con temperature che d'estate raggiungono i 60°, con il miserabile salario di 1800 pesos quando un solo pantalone per bambini della Cheeky costa 220 pesos, lavorando dalle 7 della mattina alle 22 di sera. 





All'epoca Macrì pubblicò un suo intervento sul quotidiano La Nacion e, senza menzionare affatto la causa penale aperta dagli inquirenti che imputavano la moglie e il cognato, si prodigò in un elogio alla Cheeky come uno dei più famosi marchi di abbigliamento per bambini che, utilizzando una rete di piccoli laboratori, si qualifica come cuore del motore produttivo nazionale. Peccato che in uno di questi laboratori situati nel barrio de Flores, un incendio accaduto nel 2006  è costato la vita a 6 lavoratori boliviani in schiavitù: tra di loro quattro erano bambini. E questo è uno dei tanti esempi tragici, l'ultimo dei quali, nell'aprile di quest'anno, ha visto morire carbonizzati ancora due bimbi, uno di 7 e uno di 10 anni. 





Macrì quando era ancora Governatore della Città di Buenos Aires, sosteneva su un quotidiano che i lavoratori in schiavitù "si arrabbiano" quando i tuguri dove mangiano, dormono, mingono, defecano e lavorano, vengono scoperti. Quindi per evitare che gli schiavi "si arrabbino", la Cheeky continua a produrre senza il più pallido senso di umanità nei confronti dei suoi schiavi, sicura di restare impunita come per tutte le denunce che si sono accumulate contro di lei e più precisamente contro Daniel e Juliana Aweda. Fino a ieri perchè il Governatore della città di Buenos Aires addomesticava le indagini di polizia, da domani perchè il nuovo Presidente dell'Argentina continuerà a coprire la moglie e la sua impresa. Non servono neppure testimonianze eclatanti come questo video: http://www.youtube.com/watch?v=nljHEAHstb8 


Uno dei punti vendita di Cheeky in Buenos Aires

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