Gli amici di JC 17: Roberto Fernández Retamar, coloquialista y revolucionario


Roberto Fernandez Retamar

Tra i poeti appartenenti al gruppo dei "poetas de la Revolucion" che si può identificare con la rivista Origines e quindi con la nuova poesia cubana, Roberto Fernandez Retamar è uno tra i più osservanti della causa rivoluzionaria che ha sostenuto con coerenza per tutta la vita. Questa fedeltà agli ideali della Rivoluzione gli consentì di accedere ad incarichi prestigiosi assegnati dal governo cubano.



Oltre a collaborare con Origines e a vincere diversi premi internazionali di poesia, i suoi contributi hanno trovato spazio in tutte le riviste di carattere culturale  e la sua firma compare in qualità di coeditore del periodico Union, in qualità di direttore della Nueva Revista Cubana e in seguito di Casas de las Americas. 



La sua poesia ha espresso i suoi ideali sociali in quella forma che viene definita coloquialismo hispanoamericano, ma la sua opera non si è fermata lì, agendo anche nel campo della saggistica, sempre con lo spirito polemico di ferreo difensore dell'ortodossia castrista: a questo proposito è emblematico il suo saggio dal titolo schakespeariano "Caliban" (1971) dove vengono attaccate le posizioni antirivoluzionarie di alcuni autori tra i quali Carlos Fuentes. A lui (e a Adelaida de Juan) un Cortazar frastornato dal dolore, scrive una lettera disperata appena ha appreso della morte del Che. 



La notizia arrivata a Parigi sembra incredibile e Julio racconta a Retamar di aver comperato ogni sorta di periodico per avere una conferma che continuava a rifiutare, "entrando hora a hora en la màs dura de las aceptaciones", restando "vacio y seco", rifugiandosi in un bagno del palazzo dell'UNESCO dove lavorava, per piangere. Cortazar è così costernato da poter parlare solo si sè e non del Che, morto ventidue giorni prima (9 ottobre, 1967). 



Per questo si scusa con Roberto e conclude la sua lettera con le prime parole che riesce a esprimere sull'eroe appena scomparso, parole in forma di un breve poema che dona all'amico per sentirsi più vicino a lui. E questa vicinanza traspare in una lettera precedente (17 agosto 1964), dove Julio è felicemente colpito dai commenti che l'amico gli scrive in merito a Rayuela, in quanto esprimono la visione del libro che lui stesso immaginava. 



A questo proposito dice che il libro è stato "un puente entre tu y yo", capace di far sentire l'amico e poeta cubano "tan cerca". Oltre agli elogi quello che colpisce Cortazar è una domanda di Retamar "que resume tantas frustraciones y tantas esperanzas: "¿De modo que se puede escribir así por uno de nosotros?". Insomma, il Latinoamerica che prende coscienza del valore straordinario e unico della sua letteratura. 




Questo per Cortazar risulta molto più importante del fatto che sia stato proprio lui a scatenare questa rivelazione attraverso il suo capolavoro e di aver dichiarato involontariamente con esso (come suggerisce un giornalista messicano), "la indipendencia de la novela latinoamericana". 


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