Gli amici di JC 17: Guillermo Cabrera Infante, un'amicizia finita male.



Guillermo Cabrera Infante nella sua casa di Londra

Guillermo Cabrera Infante è stato un convinto sostenitore della Rivoluzione cubana ma ne ha preso le distanze quando gli ideali di libertà che l'avevano ispirata sono stati ridimensionati per via di una contingenza che ha spinto il governo ad esercitare un controllo invasivo nel campo dell'attività intellettuale. Nel periodo iniziale di piena adesione le sue competenze lo hanno portato ad incarichi importanti quale quello di Direttore del Consiglio Nazionale di Cultura, dell'Istituto del Cinema, del Lunes de Revolución. E furono proprio certe posizioni che si distinguevano da quelle di Fidel a compromettere la pubblicazione di quest'ultimo, importantissimo, fascicolo culturale nel 1961, anno in cui Castro rivolgeva agli intellettuali il famoso discorso dove dichiarava " All'interno della Rivoluzione è consentito tutto, Fuori dalla Rivoluzione niente!".





 Come accadeva ai dissidenti più fortunati, Cabrera Infante fu gentilmente impiegato in Belgio (1962) come incaricato culturale dove restò pochissimi anni prima di trasferirsi a Londra. Dopo aver pubblicato la raccolta di racconti Asì en la paz come en la guerra (1960), Guillermo torna alla ribalta con un'antologia in cui sono inclusi anche i testi scritti quando esercitava la sua originaria professione di critico cinematografico: Un oficio del siglo XX (1963). 




Questo libro è tra i tanti che Julio Cortazar ha ricevuto da parte degli amici cubani. Le sue impressioni sono così buone che Julio si sente di dover rassicurare Cabrera Infante sulla loro sincerità ("non sono solito utilizzare parole di elogio come altri usano cravatte di seta italiana") informandolo anche che "è quasi incredibile come coincidevano i nostri gusti e soprattutto i nostri disgusti". Cortazar definisce questa pubblicazione come "libro-valigia", una formula che a lui stesso entusiasma e che consiste in assemblaggi alla stregua dei grandi almanacchi o degli specchi delle meraviglie di origine medievale. 


Tres Tristes Tigres, il capolavoro di Cabrera Infante

Le male lingue dicono che questo libro di Cabrera Infante ha dato lo spunto a Julio per la struttura di Rayuela perchè è palese una certa somiglianza anche se trasfigurata, nella destrutturazione del racconto, nel pirotecnico uso del metalinguaggio, nel periodo lungo e colloquiale, nella formidabile influenza musicale: Cabrera Infante dice: "i miei romanzi prima di essere letti devono essere ascoltati e poi letti". Lo scrittore cubano non ha mai assecondato questa ipotesi anche se al momento in cui Julio ricevette Un oficio, non aveva ancora pubblicato il suo capolavoro che comunque fu dato alle stampe poco dopo. Purtroppo queste affinità letterarie finirono per scontrarsi sul piano politico, sprigionando veleni insospettabili. 




Nel 1970, prima che questo accadesse, Cabrera da Londra contatta Cortazar per un progetto cinematografico che prendeva spunto dal suo racconto The Jam e che Cabrera avrebbe trasformato in una sceneggiatura. Dopo diversi tira e mola tra gli autori, il musicista John Barry e la produzione il progetto non ebbe seguito, almeno nella forma che stava prendendo allora: l'idea del racconto di Cortazar venne realizzata cinematograficamente da Luigi Comencini nel 1979 con "L'ingorgo. Una storia impossibile", dove  il caos e la giungla automobilistica ideati da Cortazar per mettere sotto stato d'accusa la società dei consumi, è riprodotta nell'imbottigliamento di 24 ore sulla Roma- Napoli. 




Il naufragio del progetto che Cabrera aveva proposto a Cortazar non fu l'episodio chiave della loro rottura. A scatenare il dissidio di una querelle che comunque si era già annunciata, fu il caso dello scrittore Heberto Padilla, epurato da Fidel ingiustamente per Cabrera Infante, con qualche ragione in subordine agli ideali della Rivoluzione per Cortazar. In un primo momento Julio firmò la prima lettera insieme a 100 personalità della cultura internazionale internazionali a favore di Padilla, mentre non fece altrettanto per la seconda (da lui batezzata come "incalificable") in cui gli intellettuali (scesi a 62) rompevano decisamente con il governo cubano. 


I versi iniziali del poema Policriticas en la hora de los chacales

La sua nuova posizione la espose in un lungo poema intitolato "Policritica en la hora de los chacales", pubblicato sulla rivista cubana Casas de las Americas, nel numero del maggio 1971. Più tardi l'intransigenza di Julio arrivò a sostenere che il caso padilla fu necessario per separare " la paglia dal frumento". Cabrera sbotta sostenendo che Cortazar usa tutta la sua popolarità per criticarlo e che è "el gerdarme de la dictatura castrista". E sa diventare ancor più sgradevole: "es uno que para disfrazarse del Che en París acudió a hormonas y barbas postizas y poder adoptar así el lenguaje ‘marzista’ à la mode. París bien vale una máscara". 




Cortazar sintetizzerà fino al giorno della sua morte il giudizio umano su Cabrera nel più sintetico e colorato stile bonareense: "es un hijo de las mil putas". Il conflitto personale tra Cortazar e Cabrera Infante scivola senza misericordia dal politico al letterario. Cortazar scrive: "Cabrera Infante sacrifica la literatura por un chiste". Il cubano replica; "Cortazar la sacrifica por su pedanteria de europeista". C'è un terzo incomodo tra i due ed è proprio Padilla che fu invitato  da Fidel a dichiarare che Cabrera era "un traydor y un agente de la CIA". A fronte di questi fatti la situazione tra Cortazar e Cabrera Infante si era resa intollerabile e senza alcuna prospettiva di soluzione. Ed è stato un peccato perchè il livello intellettuale dei due ex amici era ragguardevole.


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