Gli amici di JC 1: lo sciamano Fredi Guthmann
Leggere le lettere scritte da Cortazar ai suoi amici
intellettuali, oltre che consentirci di naufragare in un oceano di squisita grazia
è anche il medium più diretto per conoscere personaggi la cui opera è nascosta
nelle pieghe più profonde della cultura argentina e in alcuni casi latinoamericana.
Scrittori, pittori, scultori dai nomi sconosciuti o quasi, si affacciano tra le
pagine sopravvissute nell’archivio di Cortazar grazie alla sua abitudine di
scriverle a macchina trattenendo per se la copia sulla carta carbone, coetanea del mitico
ciclostile (che naturalmente Julio possedeva) e antesignana di qualsiasi
strumento analogico e quindi digitale come la fotocopiatrice, il fax, la
stampante nelle sue varie declinazioni tecnologiche.
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Mar del Plata, foto di Fredi Guthmann |
Tra queste figure, tutte
in programma di essere trattate in altrettanti post dedicati, la prima che ha
ispirato questo mio progetto è quella di un viaggiatore, fotografo, pensatore e
soprattutto poeta inedito. Le parole di Cortazar che lo indicano come artefice
di un “linguaggio che non è più linguaggio, ma voce allo stato puro,
trasmissione diretta dell’intenzione”, accendendo la curiosità di chi come me
si auto schiera tra i fedeli cronopios dello scrittore. Il personaggio in questione si chiama Alfredo
Guthmann, amichevolmente Fredi, di origini alsaziane e figlio di una ricca famiglia
proprietaria di una celebre gioielleria che ha affacciato le sue vetrine per
oltre sei decadi su Calle Florida. Naturalmente
Fredi non aveva intenzione di unirsi alla famiglia nella gestione dell’attività,
che peraltro ha seguito in vari e discontinui periodi tra un viaggio e l’altro.
Rimasto orfano del padre all’età di due anni, fu portato dalla madre a
Strasburgo dove compì i primi cicli scolastici sotto il segno di un carattere
ribelle e indisciplinato che annuncia in qualche modo la sua attrazione per il pericolo.
Tuttavia la sua intelligenza l’ha accompagnato ad
essere il più giovane di Francia ad acquisire il diploma superiore. Ritornato
in Argentina Fredi a 17 anni, fu illuminato dalla poesia iniziando a scrivere e
a progettare il suo primo viaggio verso una meta assolutamente bizzarra: la
Yugoslavia. Qui rapinato dei soldi dovette accontentarsi di dormire tra le
tombe di un cimitero, nell’attesa che gli zii, incaricati del suo tutoraggio
alla morte della madre, gli
recapitassero i soldi necessari per rientrare in patria.
Ma questa disavventura
non compromise la sua sete di conoscenza di altri paesi e nel 1930 eccolo in
Medio Oriente e Grecia; due anni dopo solca l’oceano da solo sul suo veliero di
dieci metri verso Tahiti; quindi trascorre in due riprese altrettanti periodi
straordinari a Parigi dove conosce e frequenta Emile Cioran, Antonin Artaud, Andrè
Breton e gli ambienti surrealisti; in un’ulteriore viaggio per mare verso la
Nuova Guinea fa naufragio e, sopravvissuto, rischia di essere mangiato da una
tribù di feroci cannibali; nel 1938 visita la Cina e il Giappone.
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Guthmann in Nuova Guinea |
Dopo diventa
aviatore per unirsi ad una cellula della resistenza degalulliana che lottava
contro i nazisti e i loro collaborazionisti. Terminata la guerra da quattro
anni, fa una visita in Italia come preludio al viaggio della vita: quello in
India nel 1950. Questa volta l’esperienza prende una piega definitiva: mistica
e purificatrice che lo farà vivere per un paio d’anni sull’Himalaya prima di
rientrare a Mar del Plata convinto praticante della meditazione. Il filo
conduttore di tutte queste straordinarie peripezie, alcune delle quali
documentate dalla sua passione per la fotografia, resta comunque la poesia
illuminata da uno spirito rimbaudiano. E’ una passione purissima che rifiuta di
diventare pubblica rinunciando alle proposte editoriali che gli arrivano da
Breton e dal poeta rumeno Benjamin Fondane, deportato a Birkenau per la sua
partecipazione attiva alla resistenza francese. Più tardi, nel 1968, quando
qualcun altro s’interessava ad una edizione delle sue poesie, lui rispondeva
“il mio momento è passato”. Così il silenzio si è interrotto solo undici anni
dopo la sua scomparsa: infatti nel 2006 qualche verso è stato pubblicato sul
N°6 della rivista di fede lacaniana L’Ane (L’Asino) a compendio di uno studio
dedicato a Guthmann dal critico franco-catalano Luis Soler.
A suo dire, la
poesia di Fredi ha un’ispirazione autenticamente surrealista con il culto per
le immagini cesellate da metafore lussuriose e volontariamente eteroclite,
quasi una sorta di ebbra navigazione tra le forze oscure del linguaggio. La
felice scoperta favorita da Natacha, la devota vedova di Fredi, in Argentina è
stata pubblicata una raccolta dal titolo La gran respiracion bailada
(Atuel/Poesia, 1997), apparsa anche in Francia come “Le grand matin definitif
(Editions Paroles, 1998). Cortazar lo chiama “maestro” e “sciamano della
Avenida Santa Fe” , con una riverenza che non esprime solo devozione letteraria
ma anche empatia spirituale. Nel passaggio di una lettera il tono diventa
poetico e si legge: “ la sua rivelazione mi giunge come la luce della luna: lei
è la luna, che riceve direttamente la luce; e ciò che spetta a me è la sua
lettera, sono le sue parole, la luce della luna che mi permette di leggere la
sua lettera”.
A conclusione una poesia di Guthmann che come tutte le
altre è originariamente in francese e rigorosamente senza titolo, né luogo nè
data. Frequentatore di bordelli, uno dei suoi temi ricorrenti è quello della
prostituta che insieme al fiume sono due immagini del tempo, un tempo che non è
rifugio come quello che avrebbe implicato una figura femminile come la madre ma
che è assassino in quanto sfuggente, senza padroni e pur concedendoti il
ricordo non ti ricorda.
En ai-je vu
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Qui étaient nues
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Rien que dans la peau de leurs lèvres
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Qu’elles dussent être nues un jour
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Plus tôt leur saison
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Ignominieusement vraiment nues
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Avec leur triangle mate et la longue evanescence
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Des cuisses filantes
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En bas nues debout et offertes
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Nues debout sous une porte cochère
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En face d'un fleuve violent comme un monsieur
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Dans la ville la nuit épaule contre épaule
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Le fleuve qui coule plus obscènement
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Pus animalement que mille regards de messieurs.
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La primera fotografía de la Rambla de Mar del Plata es de Carlos Bargas, y la última de esta publicación es de Anatole Saderman, Las de Nueva Guinea y China sí son de Fredi Guthmann, yo tuve el honor y placer de restaurar su obra fotográfica y hacer todas las impresiones. Les saludo desde Mar del Plata.
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