JAZZ TRIBE, NETWORK DI MUSICA DAL VIVO A MILANO





Da molti anni Milano ha perso quella centralità che la vedeva protagonista di un’offerta musicale ampia e variegata, dove anche gli spazi non istituzionali offrivano un contributo significativo, attraendo un folto pubblico soprattutto giovanile. In questa offerta il jazz ha avuto un ruolo importantissimo, sia per la quantità delle proposte che per la loro qualità, alimentando un circuito in cui figuravano innumerevoli locali tra i quali un mitico capostipite quale il Capolinea. Il progetto Jazztribe, non ha la pretesa di ricreare lo stesso quadro che si è via via esaurito dagli anni novanta, ma il desiderio di ricomporre il tessuto della musica dal vivo di qualità in una maniera inedita per Milano: quella della cooperazione, come strumento indispensabile per agire in una rete condivisa. 
Così il cartellone è stato distribuito in quattro spazi cittadini sensibili sia al problema delle lacune in tema di musica dal vivo, sia alla necessità di collaborare, per moltiplicare le forze di comunicazione e per articolare un programma di alto livello artistico. Il comun denominatore che distingue la tipologia di questi spazi è che pur essendo diversi, proporranno concerti sostanzialmente acustici dove il pianoforte è un pianoforte e non una tastiera; dove, se c’è qualche piccola amplificazione, questa non snatura l’essenza del suono puro degli strumenti; dove il pubblico è chiamato ad un ascolto silenzioso, seppur gli ambienti siano informali rispetto un auditorium o una sala da concerto. Queste preziose caratteristiche rappresentano una condizione necessaria affinchè la musica jazz riesca ad esprimere il suo caleidoscopico linguaggio nella performance live, soprattutto quando è proposta nella sua cornice ideale che è quella degli ambienti di dimensione intima, come i celebri jazz club newyorkesi, londinesi, parigini, berlinesi,etc…. 


E i musicisti invitati hanno accolto con entusiasmo l’idea di essere finalmente ospitati in luoghi confortevoli, dove il pubblico potrà seguire i loro virtuosismi nel silenzio, per cogliere dettagli che altrimenti non potrebbero essere percepiti. Proprio alludendo al nomadismo di un pubblico che l’iniziativa intende coltivare e veder crescere, stimolandolo a spostarsi nei locali dove sono programmati gli appuntamenti, il titolo che riunisce il palinsesto utilizza la parola “tribe”. Questo riferimento alla  tribù rimanda all’idea di appartenenza, auspicando l’inclusione degli storici e fedelissimi appassionati di jazz, che si re-incontrano ogni qual volta questa musica ricompare nel panorama milanese, e di un nuovo pubblico che la contingenza del declino nell’offerta della musica dal vivo di qualità, non ha saputo interessare. Per entrambe queste categorie, è prevista una novità che concerne al contatto diretto con i musicisti. 
A questo proposito le serate oltre al momento musicale,  prevedono un incontro al termine del concerto. In questo contesto conviviale,  gli artisti risponderanno alle domande rivolte loro da un conduttore e dal pubblico stesso, svelando alcuni dettagli del loro pensiero sulla musica e sulla prassi interpretativa  che definisce il loro stile.  




Nel programma sono stati chiamati in causa personaggi di eccellenza che hanno contribuito a rendere luminoso il panorama del jazz milanese, ma anche, in piccola parte, ospiti internazionali come il trio di Evaristo Perez o il duo composto da Paola Fernandez Dell’Erba con Martin Troncozo, che porteranno sulla scena la loro musica nativa: il tango, straordinaria cultura popolare che è stata protagonista, insieme al jazz, della musica non accademica del novecento. A rifinire il progetto, non mancheranno altre forme di espressione come la fotografia, presente con due mostre, una inaugurale dedicata a Thelonious Monk ed una conclusiva che documenta la straordinaria vitalità del jazz a Milano negli anni ’80; o i film che riprendono esibizioni dal vivo come il concerto di Thelonious Monk alla celebre Salle Pleyel di Parigi, o quello del quintetto di Miles Davis al Teatro dell’Arte di Milano. 
A proposito di Monk, la sua figura geniale sarà protagonista dell’intensa ouverture di Jazztribe battezzata Monk’s Week, con concerti, una conferenza, la mostra e la proiezione già citata. Programma vario ed articolato, nelle modalità, nelle location, della declinazione del linguaggio jazzistico: un’occasione per riformare quella tribù di spettatori all’insegna di un nuovo entusiasmo che già gli ospiti del cartellone hanno dimostrato, aderendo con piacere e sorpresa all’iniziativa.

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