Monk's Hat




Dalla palude  delle ossessioni personali di Thelonious Monk, oltre alla disciplina del silenzio, sono emersi diversi comportamenti stravaganti che lo hanno accompagnato anche sul palcoscenico: il più evidente riguardava la mania dei cappelli che continuava ad indossare anche durante le irregolari ore di sonno (poteva restare sveglio per giorni, così come riusciva a dimenticarsi di mangiare). 
La serie di immagini proposte nella mostra Monk’s Hat, focalizza proprio questo risvolto delle sue abitudini, a cui tutti i grandi fotografi che hanno avuto la fortuna di ritrarlo, non hanno potuto sfuggire. Le piccole Polaroid in bianco e nero ci raccontano Monk, riprendendolo da solo; seduto al suo pianoforte; mentre suona con il suo gruppo;  insieme a illustri colleghi quali John Coltrane o Dizzy Gillespie; insieme a due figure femminili fondamentali nella sua vita, la moglie Nellie e la sua ricca mecenate Pannonica de Koenigswater. 
Ma sempre con un cappello che di volta in volta cambia, iniettando nelle immagini uno spirito paradossale: dalla coppola al colbacco peloso, dal copricapo cambogiano all’americanissimo Pork Pie e così via. Indifferente alle stagioni come alle circostanze, Monk, preso nel suo altrove distaccato dal reale,  sfodera questi copricapo come fossero talismani, portandoli con spontanea disinvoltura, senza curarsi del fatto che siano o meno appropriati all’occasione. 
Il risultato sconcertante è quell’eleganza stravagante e irripetibile che osserviamo in chi non ha bisogno di cercarne la formula per trovarla. Anche Thelonious ci insegna che la sostanza aristocratica dello stile è agli antipodi delle mode, e custodisce un nucleo fascinoso irriducibile a qualsiasi istanza della volontà. 
Franco Finocchiaro

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