LES RÉVERBÈRES, LA MAIN à PLUME E I SURREALISTI NELLA FRANCIA OCCUPATA



Les Reverbères è stata una rivista neo-dadaista che aveva sede nello studio del pittore Jean Marembert che la curava insieme a Michel Tapié, coinvolgendo altri scrittori neo-dadaisti quali Jacques Bureau, Pierre Minne e Henri Bernard, che si battevano per la riabilitazione di Dada in serate improvvisate nel quartiere di Montparnasse. 

L'attività riguardava anche un Club che ogni mercoledì organizzava serate danzanti aperte anche ad un pubblico non associato.

La rivista è comparsa in cinque numeri usciti dal 5 aprile 1938 al luglio 1939. Oltre agli articoli di autorevoli firme, la caratteristica di questa pubblicazione era di inserire una stampa su carta giapponese. Nel primo numero dedicato a Dada, c'è ad esempio un disegno di Tapiè, mentre sul numero 2, il disegno fuori testo è di Roger Sby e in questa occasione è unito il catalogo della prima mostra di Reverberères aperta dal 25 giugno al 10 luglio del 1938. 

Il disegno fuori testo del numero 3 è di Pierre Minne, ed inoltre si legge l'annuncio di un'omaggio a Guillaume Apollinaire e della seconda avventura celeste di  M. Antipyrine scritta da Tzara. In N°4 include un disegno di Aline Gagnaire e l'ultimo numero uscito, il n°5, quello di Ulrich Senn. 

Il surrealismo nel 1938 è stato particolarmente vivace a partire dalla affollatissima Exposition internationale du surréalisme al civico 140 di Rue du Faubourg-Saint-Honoré, dove ha sede la  Galerie Beaux-Arts di Georges Wildenstein. In quella Parigi preoccupata per l'escalation del nazismo in Germania,  la mostra è organizzata da Andrè Breton e Paul Elouard che sono riusciti a coinvolgere Marcel Duchamp, indicando Dalì e Max Ernst come consiglieri speciali, e Man Ray  come maestro delle luci: il visitatore entrava nell'oscurità di un universo straniante, armato di una torcia elettrica, come avverrà in seguito quando la metropoli fu tempestata dai bombardamenti nazisti e la cittadinanza doveva riparare negli scantinati per salvarsi dalle bombe. Casualmente, nel suo discorso al Reichstag del 30 gennaio 1939 Hitler dichiarò di aver deciso l’invasione dell’Austria proprio nel gennaio 1938, contemporaneamente all'inaugurazione della Exposition internationale du surréalisme a Parigi. 

Copertina realizzata da Adrienne Peyrot, Le cheval de 4

Michel Tapié ha unito le forze con l'artista Aline Gagnaire  per produrre anche tre numeri di una rivista spettacolare, realizzata nel quadro del collettivo Les RéverbèresStampata a mano da blocchi di legno, si ritiene che le edizioni fossero di circa 30 copie firmate. La produzione è avvenuta nella Parigi del 1940 in tempo di guerra. Ogni numero ha il suo titolo, il primo è Le Cheval de 4. Le pagine di ogni numero sono capolavori tipografici, combinando testi letterari con umorismo e xilografie dai colori vivaci. Ci sono magnifici giochi di parole e spoonerismi, che riprendono lo spirito stravagante dei pionieri Dada Tristan Tzara o Marcel Duchamp. Su Le Cheval de 4 c'è anche una curiosa definizione di Narciso:


Attualmente sono in commercio sue saggi che approfondiscono i fatti riguardanti il gruppo surrealista sopravvissuto in patria durante l'occupazione tedesca e fondamentalmente inerenti alle due riviste La main à plume  e Reverberères, con tutto un corollario di iniziative individuali come ad esempio la pubblicazione di Paul Elouard Poésie et Vérité del 1942.

                          

Il titolo del secondo libro che è un'antologia, si focalizza sulla rivista  La main à plume che a propria volta deriva da un verso di Arthur Rimbaud: “La main à plume vaut la main à charrue” (La mano che impugna la penna vale quella che guida un aratro). Fondata da alcuni surrealisti storici come Adolphe Acker, Robert Rius (segretario di André Breton) e Christine Boumester, raccolse l’adesione di alcuni giovani della rivista neo-dada «Les Reverbères»: Jean-François Chabrun, Marc Patin, Gérard de Sède, Noël Arnaud. Sotto la direzione di Jean François Chabrun e Noël Arnaud Il gruppo produsse con periodicità variabile una propria rivista e una ventina di opuscoli difficili ormai da trovare in edizione originale, perché pubblicati in non più di 250/300 esemplari, spesso stampati su carta scadente e ancor più spesso sequestrati o distrutti dalla polizia. Poesia, arte, letteratura: i surrealisti più noti erano in esilio, Breton negli U.S.A., Péret al Messico. A Parigi erano rimasti soltanto alcuni giovani surrealisti di orientamento trotzkista, che rappresentarono in Francia la resistenza intellettuale all’occupazione nazista. 

                        

Tra questi coraggiosi militanti, Jean-François Chabrun, il teorico del gruppo e partigiano; Noël Arnaud, cofondatore insieme a Jacqueline De Jong della Seconda Internazionale Situazionista; Maurice Blanchard, ingegnere che si è meritato la croce di guerra per la resistenza; Gérad de Sède, partigiano e scrittore di “pseudo storia” dal Santo Graal ai Rosa-Croce; Marc Patin, poeta, deportato nei campi di lavoro in Germania dove è morto di polmonite il 13 marzo 1944; Robert Rius, scrittore, catturato dalla polizia, torturato e giustiziato il 21 luglio 1944 insieme agli amici e compagni Charles-Jean Simonpoli e Marco Ménégoz che si sono rifiutati di collaborareChristian Dotremont, pittore e poeta; Manuel Viola (Josè Viola Gamon) commissario politico del Partito Operaio di Unione Marxista (POUM) durante la guerra di Spagna, fuggito clandestinamente in Francia; la pittrice Tita (Edith Hirschova), morta in campo di concentramento in Germania; Hans Schoenhoff, partigiano, deportato e morto ad Auschwitz; Jean-Pierre Mulotte, pittore, catturato durante un attentato, torturato dalla Gestapo e fucilato a Parigi il 27 luglio 1944 sul pont d’Austerlitz per non aver collaborato; Jean-Claude Diamant-Berger, morto in Normandia dopo esservi paracadutato dalle Forces Françaises Libres; Christine Boumeester pittrice, sposata col pittore americano Henri Goetz, entrata in clandestinità con il marito nel 1942, ricercati per aver prodotto e distribuito documenti falsi per gli ebrei. Insieme ad altri che diedero vita al gruppo clandestino de La Main à Plume, si impegnarono a pubblicare gli otto opuscoli della rivista chei, visto i controlli della censura e della polizia, sono stati in qualche misura mimetizzati dai redattori, omettendo nomi, luoghi, date, perfino il numero. Solo quando la guerra è terminata si è potuto riesaminare i fascicoli e ordinarli cronologicamente. Il primo reca il titolo La Main à Plume…, senza indicazione di luogo, a cura di Marc Patin, e stampato dall’Imprimerie Lucien Cario nel maggio 1941


E’ una brossura a fogli sciolti 20×14 cm., di 16 pagine, copertina con titoli in nero su fondo verde chiaro e quattro disegni di Luis Mario Schneider, Tita (Edith Hirschova), Christine Boumester e Manuel Viola.. Solo alcuni dei testi pubblicati in forma anonima sono stati attribuiti ad Adolf Acker, Hans Schoenhoff, Robert Rius, Christian Dotremont, Manuel Viola, Marc Patin, Regina Raufast. Il manifesto di fondazione «Etat de présence», come tutti gli articoli redazionali, è di Jean-François Chabrun e il particolare più struggente è che a margine del manifesto, impresso in prima pagina, ci sono le firme autografe di Robert Rius, Manuel Viola, Tita, Christine Boomester, Christian Dotremont, Hans Schoenhoff, Adolphe Acker. 

La Main à Plume, [n. 1], maggio 1941

Saltando all'ottavo e ultimo numero, pubblicato nel gennaio 1945 a Le Quesnoy, sotto la sigla editoriale Quatre Vingt et Un da André Stil, senza indicazione dello stampatore e senza data, il suo titolo emblematico è Avenir du Surréalisme. La forma è quella di una cartella editoriale a fogli sciolti, contenente una plaquette di 8 pagine, 1 disegno di Jacques Hérold, e 13 Feuillets du Quatre Vingt et Un con testi di Noël Arnaud, Maurice Blanchard, Charles Bocquet, Jean-François Chabrun, Christian Dotremont, Edouard Jaguer, André Kundorf, Marco Menegoz, Jacques Parler, Robert Rius, Boris Rybak, André Stil, Gérard de Sède. 

“Le groupe surréaliste de La Main à Plume est le seul à réaffirmer, avec l’ardeur et la violence nécéssaires à nos jours, que la poésie n’est ni un jeu ni un sacerdoce, mais une force vitale, révolutionnaire”: questo  concetto espresso in un redazionale nel numero 6 del 1943 che è stato pubblicato all'interno dell'ultimo numero della straordinaria rivista Cahiers de Poésie su pura carta straccia d'Auvergne, è ribadito in un foglietto a stampa applicato al colophon del numero 8:La présente plaquette a été imprimée pendant l’occupation. Ce qui explique en partie sa présentation (seuls les feuillets de moins de quatre pages n’étaient pas soumis à la censure de l’occupant). Voici les messages de gens enfermés eux-mêmes dans une bouteille à la mer, messages secrets de gens (dont plusieurs sont morts ou disparus) qui étaient forcés d’écrire «poésie» pour dire «révolution»“.   




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