La tragedia Greca raccontata da economisti fuori dal coro




La corda si sta spezzando nel tremendo faccia a faccia che Tzipras e il suo governo sta sostenendo contro la cieca intransigenza dell'Europa, burattino dell'ideologia imposta dalla Troika. Tzipras rimanda al suo popolo la decisione estrema in un panorama che gli è ostile, dove addirittura i greci sono invitati dal Presidente dela UE a scegliere la dittatura dell'Euro piuttosto che un destino tremendamente difficile ma orgogliosamente autodeterminato. Intorno a questo invito, quasi tutti gli economisti si sono precipitati a dipingere scenari tragici per la Grecia in caso di uscita dalla moneta unica. Due voci di altissimo peso si sono distaccate da questo coro per evidenziare altri aspetti della delicatissima questione, propendendo per una scelta di indipendenza, ridimensionamento, dignità. 

Joseph Stiglitz 


Questi due premi Nobel dell'economia sono Joseph Stiglitz (Nobel 2001 ed ex economista capo della Banca mOndiale) e Paul Krugman (Nobel 2008). Pur non essendo identiche le loro posizioni concordano sulla soluzione finale, indicando come la migliore quella dell'uscita dalla moneta unica. Stiglitz, secondo cui l'austerità conduce al disastro, parla chiaramente di "attacco dell'Europa alla democrazia greca", difendendo con forza le posizioni dell'attuale governo greco. Secondo la sua opinione, votare Sì al referendum indetto da Tzipras significa scegliere la strada di una depressione senza fine, dove "per i greci sarà azzerata qualsiasi possibilità di scegliere indipendentemente il loro destino". Nel caso di una vittoria del NO, i greci si troveranno di fronte la possibilità di "forgiare il proprio avvenire che potrà essere meno prospero, ma sicuramente pieno di quella speranza che la tortura irragionevole. 



Le proposte che Atene ha rifiutato dalla Troika come soluzione alla sua crisi, non sono state nient'altro che un passaporto per trascinare il paese verso una condizione analoga alla grande depressione degli anni '30.  L'economista sostiene che "le ragioni delle legittimità pubblica sono incompatibili con le politiche dell'eurozona che non sono mai state ispiratrici di progetti molto democratici". In questo quadro " i governi dei vari paesi non hanno mai sottoposto ai rispettivi popoli nazionali l'approvazione per delegare la loro sovranità monetaria alle direttive imposte dalla BCE". 



Va sottolineato che queste riflessioni provengono da un europeista convinto che constata oggi il compimento di una deriva in cui "le forze in campo oggi, se non cambia nulla, stanno correndo verso la loro stessa distruzione", aggiungendo che si sta compiendo in nome di queste politiche sciagurate il "sacrificio di un'intera generazione" e questo non può essere chiamato che "un comportamento criminale". Dal canto suo Paul Krugman, che è un economista schierato a sinistra, è per il No in quanto è troppo evidente il fatto che la Troika (Krugman suggerisce di chiamarla ancora così senza fingere che qualcosa sia cambiato) suggerisce soluzioni che sono in perfetta continuità con quelle già in atto e che promettono di durare per un tempo indefinito che cancella qualsiasi spiraglio di speranza di uscire dalla presa mortale che i provvedimenti hanno sulla gente in Grecia ormai da tre anni. 

Paul Krugman


In queste condizioni Krugman dice che "anche una svalutazione non aumenterà il caos che già coinvolge tutto il paese, ma potrebbe gettare le basi per una guarigione. L'economista ricorda che tutti i rimedi "prescritti da una austerità selvaggia" hanno trascinato il debito pubblico greco verso il catastrofico 170% del PIL. Ora Trzipras che non può accettare dagli eurocrati proposte tanto irricevibili da equivalere ad un suicidio politico, mette la decisione nelle mani del popolo che lo ha eletto. E' una sconfitta si Syriza a livello internazionale in quanto tutti i tentativi di forzare la mano per cambiare le prospettive della politica europea sono falliti. 




Ad Atene si respira la rabbia verso la rigidità dei vertici europei ma anche l'incertezza sul che fare per il proprio futuro, mentre le banche hanno chiuso gli sportelli concedendo miserabili prelievi con un tetto di 120 euro. Ma sostanzialmente il clima non è caotico come ci raccontano i cronisti dei quotidiani italiani, ma, prendendo in prestito un termine da filosofo greco, di "atarassia", cioè di calma serenità e fatalismo di fronte all'ineluttabilità degli eventi. Intanto il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz ricorda che anche se vincesse il No, i trattati europei non prevedono l'uscita dall'Euro, informando che è pronto ad andare in Grecia a parlare al popolo greco per cercare di convincerlo ad un'alternativa di cui per ora non c'è traccia concreta nonostante le pressioni internazionali che vengono anche da paesi extraeuropei.


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