MEMORABILIA: CON TONY SCOTT ALLE SCIMMIE


 

Scimmie è stato per 34 anni un baluardo jazz dal vivo a Milano,. Qui si sono esibiti migliaia di artisti, dai grandi nomi del jazz italiano come Enrico Rava, Paolo Fresu, Franco D'Andrea, Antonio Faraò,...  ad ospiti internazonali come Pat Metheny, Lee Konitz, Phil Woods, Steve Lacy, Carl Berger, Bobby Watson, .... Tra questi ultimi anche il torrenziale Tony Scott esempio insuperabile di stravaganza che dall'enorme successo degli ultimi anni '50 dove era stato celebrato come miglior clarinettista dalla celebre rivista Down Beat, ha scelto di vivere nella maniera rocambolesca suggeritagli da alcune convinzioni spirituali di origini orientali.

Tony Scott negli anni '50

Tony Scott anni '90

Proprio sul palcoscenico di Scimmie, ho avuto l'occasione di suonare per la prima volta con lui che si è aggiunto con il sax baritono alla formazione in cui militavo allora (siano nel 1984), con Alessandro Cerino al sax contralto, Martin Dietrich al trombone, Claudio Angeleri al pianoforte e il compianto Giampiero Prina ala batteria. Erano tempi in cui ero "barbudo" e suonavo un contrabbasso di piccole dimensioni con un suono generoso. Di quella serata è rimasta una fotografia che è stata utilizzata da Franco  Maresco nel suo film Io sono Tony Scott.


A proposito di questo film, riprendo un passaggio stralciato dalla recensione che Alessio Bottone ha pubblicato sul sito OndaCinema"  "Nei 128 minuti della sua durata assistiamo al racconto – tra interviste, filmati e immagini d’archivio – di una delle figure più geniali del jazz italiano, anzi italoamericano: il clarinettista Tony Scott, che suonò con Charlie Parker e Bill Evans, fu amico di Billie Holiday e precursore della world music, ma che morì dimenticato e in povertà nel Belpaese. Anche la sua è una “storia esemplare” agli occhi di Maresco, che in apertura indugia sul ralenti del deprimente incontro televisivo con Bonolis e in chiusura dà voce al lontano parente che ha ospitato le spoglie di Scott nella tomba di famiglia in attesa di un intervento delle istituzioni comunali, ma che a distanza di anni si chiede indispettito dove “buttarle” per esigenze di spazio. Insomma "Io sono Tony Scott", la cui ultima parte è interamente dedicata al declino del periodo italiano, fatto di incomprensione e marginalità, canta il disfacimento culturale nostrano al pari delle opere precedenti e successive di Maresco (basti leggere il titolo lungo), ma ha in sé un’urgenza pedagogica che fa da contraltare a quel nichilismo che è l’etichetta più facile da apporre al suo cinema". 


Con Tony ho suonate diverse altre volte ma purtroppo non è rimasto alcun documento fonografico di quelle serate incandescenti e sempre imprevedibili. Una seconda fotografia mi è stata inviata da Claudio Angeleri e riprende un momento d pausa prima del concerto che tenemmo nel vivacissimo locale di Bergamo Alta che si chiamava Corte Sconta. Allora insieme a Tony che festeggiava il compleanno, a me e a Claudio, suonavano Tino Tracanna, Martin Dietrich e Giampiero Prina.

Martin Dietrich, Tony Scott, Tino Tracanna, Claudio Angeleri, Giampiero Prina, Franco Finocchiaro




 

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