RIVISTE D'ARTE: AZIMUTH

1959. Mentre l’8 settembre una nuova edizione di “Bonalumi Castellani Manzoni” è presentata alla Galerie Kasper di Losanna, che edita anche la rivista Art actuel international, viene dato l’annuncio ufficiale della nascita della rivista “Azimuth”, a cura Manzoni e Castellani, con sede all'indirizzo milanese della casa di Piero Manzoni in via Cernaia 4, e stampata nella tipografia di Antonio Maschera in via Palermo 14, dove gli abilissimi artigiani creano varie sperimentazioni con diverse carte, si sono occupati di stampare due riviste d'avanguardia come Il Gesto e Direzioni per Fabrizio Mondadori, e realizzano molta della pubblicistica del primo Manzoni. 


Contemporaneamente Manzoni e Castellani aprivano e autogestivano in un piccolo seminterrato di via Clerici 12, in pieno centro di Milano, la Galleria Azimut, quasi omonima della rivista.  

Inaugurazione della mostra Linee di Piero Manzoni alla Galleria Azimut - Milano, dicembre 1959 - photo U. Lucas

Se questo spazio riesce ad ospitare tredici mostre importantissime nell'arco di otto mesi, tra le quali due personali di Manzoni (Le Linee, introdotta da Vincenzo Agnetti nel dicembre 1959, e nel luglio dell'anno seguente la mostra-evento Consumazione dell’arte Dinamica del pubblico Divorare l’arte, dove l’artista farà mangiare ai visitatori uova sode “firmate” con la sua impronta digitale) e una una collettiva dal respiro internazionale intitolata La nuova concezione artistica (inaugurata il 4 gennaio 1960, con opere di Alberto Biasi, Enrico Castellani, Heinz Mack, Piero Manzoni, Manfredo Massironi, Kilian Breier, Oskar Holweck, Almir Mavignier), legata al secondo numero della rivista, la pubblicazione di Azimuth si chiude proprio con questa seconda uscita nel maggio del 1960. 




In questo secondo ed ultimo numero, erano contenuti i testi “Continuità e nuovo” di Enrico Castellani, “Libera dimensione” di Piero Manzoni, “Una nuova concezione di pittura” di Udo Kultermann e “L’oscurità e la luce” di Otto Piene, proposti in lingua italiana, inglese e francese. I due giovani “curatori” riuscirono a coinvolgere sia personalità già affermate, come Lucio Fontana e Gillo Dorfles, ma anche e soprattutto le nuove generazioni di artisti e intellettuali, da Vincenzo Agnetti a Yves Klein, fino agli esponenti del Gruppo Zero di Düsseldorf, pubblicando testi o immagini di autori all’epoca “contemporanei”, da Kurt Schwitters a Jasper Johns. 



Già nel primo numero emerge il forte connotato teorico orientato verso un'arte che sfidava le regole della Gestalt nella sperimentazione totale dei suoi oggetti estetici, con testi critici di Gillo Dorfles, Guido Ballo, Vincenzo Agnetti, articoli su Lucio Fontana, Agostino Bonalumi, Yves Klein, Jean Tinguely, Jasper Johns, Robert Rauschenberg e poesie di Edoardo Sanguineti, Nanni Balestrini, Elio Pagliarani o Leo Paolazzi: inoltre alla ricchezza delle illustrazioni con cinque tavole a piena pagina di opere di Yves Klein, Gillo Dorfles, Giò Pomodoro, Piero Manzoni, Charles Estienne, si aggiungeva una tavola sciolta riproducente il Meta-matic n. 12 di Jean Tinguely. 




Quel quartiere di Brera dove artisti, scrittori, fotografi, si incontravano in massa ai tavolini nel centenario Bar Giamaica (che deve il suo nome esotico al musicologo Giulio Confalonieri, ispiratosi da un film inglese di Alfred Hitchcock del ’39, “Jamaica Inn”, o meglio, “La taverna della Jamaica”) a partire dal ’48, quando l'illuminato gestore Elio Mainini riuscì ad organizzare una mostra d’arte intitolata “Premio Post-Guernica”, a cui aderirono alcuni artisti del “Consorzio di cervelli”: Gianni Dova, Roberto Crippa e Cesare Peverelli, ed altri come Bruno Cassinari, Samboné, Ernesto Treccani ed Ennio Borlotti; quel quartiere dove stampava la rivista Azimuth e dove si trovava la galleria Azimut, fu la culla del nuovo clima artistico italiano e del dibattito sull'arte che, in maniera espansiva e catalizzante, ha sconvolto l'intero panorama internazionale.




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