EDDY, UNDERDOG SULL’ASCENSORE



Vessato in tutti i modi dal bullismo dei compagni nei primi anni scolari; spontaneamente portato per muoversi con una camminata femminile che tradiva le sue inclinazioni sessuali; figlio di un padre alcolista, indigente e subdolamente violento con la madre che sostiene la risicata economia familiare facendo la colf; umiliato dalla necessità di vivere in una casa che sembrava crollare ogni giorno un po' di più; torturato nel minuscolo villaggio del Nord della Francia dove omofobia e razzismo esprimevano in larga parte il pensiero della comunità che vota in massa Marine Le Pen anche se appartiene al lumpenproletariat: questo è un primo abbozzo del quadro intimo e sociale in cui si è forgiato l'imprinting del giovanissimo Eddy Belleguele che decide con tutte le forze e con una lucidissima determinazione, di svincolarsi da questa situazione irreversibile in cui sta crescendo. Il suo obbiettivo riuscito è stato quello di trasformare la sua vita in un atto politico, decidendo di salire su quello che in Italia chiamiamo ascensore sociale per entrare nella sfera che in Francia è conosciuta come transclasse e include i soggetti che la filosofa Chantal Jacquet battezza i "transfughi di classe", vale a dire gli individui in grado di sfuggire alla riproduzione sociale teorizzata dall'implacabile Pierre Bordieu. Per Eddy non si tratta di rincorrere l'imborghesimento tradendo le istanze delle sue umili origini, e lo conferma il fatto che i suoi successi sono accompagnati dalla militanza nella sinistra radicale: lo scopo è quello di  offrire attraverso la propria storia un esempio che inciti gli underdog a scegliersi il proprio destino, rifiutando quello a loro assegnato dalle classi dominanti. Partendo dal piano meno uno, Eddy sale sull’ascensore sociale scalando con pazienza, concentrazione formidabile e rapidità imprevedibile, un piano alla volta. Prima di tutto riesce a lasciare il villaggio di Hallencourt, dove nei suoi primi 17 anni di vita non aveva mai letto un romanzo, per frequentare il liceo ad Amiens che è il centro più importante della Picardia nativa. Da qui inizia la sua "odissea del disertore", che passa anche attraverso la trasformazione del suo aspetto, con accorgimenti estetici adatti a farsi accettare e integrare da un nuovo corpo sociale, facilitando la sua ascesa che ancora non è iniziata e che neanche lui può immaginare come premio per la sua cultura e la sua scrittura. 



Ad Amiens incontra un angelo custode di nome Elena che sarà la chiave di volta per salire un ulteriore piano. La compagna di studi lo educa  alla bellezza delle arti, consigliandogli la lettura di libri indispensabili, parlando liberamente delle questioni inerenti all'omosessualità, insegnandogli le regole del bon ton da tenersi a tavola, invitandolo alle cene della sua casa borghese dove non ci sono né televisori accesi in sottofondo, né smartphone che agganciano compulsivamente alla vita dei social, ma resiste la nobile arte della conversazione. Attraverso questi imput Eddy inizia a leggere un libro al giorno come Jean-Paul Sartre, sentendo l'azione della metamorfosi che lo sta trasformando in un altro da se.  E' la fase capitale in cui scopre di amare la musica classica e la letteratura anche con l’aiuto di uno scrittore famoso che ha attraversato le sue stesse vicissitudini: Didier Eribon, quello del magnifico Ritorno a Reims. Arriva il momento di salire un’altro piano e questa volta lo spostamento avviene simbolicamente con la scomparsa di Eddy Belleguele attraverso il cambio di identità sancito con un nuovo nome e un nuovo cognome. A poco più di vent’anni nasce Édouard Louis affrancato dalla vergogna di cui si vergognava Eddy e a proposito della quale ha detto in un intervista al New Yorker: " la vergogna è il mio certificato di nascita; sono nato nella vergogna, sono figlio della vergogna, sono stato creato dalla vergogna". Poco dopo e rapidamente, il piano successivo è quello dell’ammissione alla celebre École Normal Supériore de Paris e alla École des Hautes études de Sciences Social, anch'essa di Parigi. Improvvisamente Édouard, a solo 22 anni, salta diversi piani e si trova in cima, proprio lì dove ambiva arrivare. Avviene con il suo primo e durissimo romanzo autofiction dove ha intrapreso quella che lui chiama "l'archeologia della distruzione di un sorriso". Siamo nel 2014 e il suo En finer avec Eddy Bellegueule diventa un caso, un esempio di letteratura selvaggia ai confini della sociologia che supera le 300.000 copie vendute in un anno, giungendo addirittura alla finale del premio Goncourt per le opere prime, e divenendo prestissimo un successo internazionale che gli apre le porte di tutti i principali cenacoli  parigini che contano in letteratura e non solo. Il tema centrale di questo esordio è trattato senza filtri per riportare la cruda verità che lo ha afflitto e per questo il libro  risulterà vincitore del premio Pierre Guénin assegnato alle opere che si segnalano per denunciare l’omofobia e tutte le circostanze che compromettono la parità dei diritti. 


Dal punto di vista letterario il marchio di fabbrica del giovane scrittore è segnato dalle sue origini nelle parole e nella carne, con uno stile  che dando voce agli esclusi crea lo shock di un confronto sociale e culturale dove vanno in frantumi i codici che separano la letteratura dal linguaggio popolare. Dopo la sua immediata consacrazione tra le figure più rilevanti della letteratura contemporanea del suo paese, Louis pubblica un libro ogni due anni, testimoniando in ognuno di essi come non sarà mai al proprio posto negli ambiti della borghesia che coltiva la distinzione sociale con una sottile violenza e con uno spirito di casta eletta. Con questo petigree non è sembrato affatto un'operazione commerciale quel Dialogue sur l’art e la politique pubblicato nel 2021 insieme a Ken Loach dove Louis ribadisce le sue posizioni politiche che già nel settembre 2015 erano emerse chiaramente nel "Manifesto per una controffensiva intellettuale e politica", pubblicato su Le Monde e firmato insieme al filosofo Geffroy de Lagasnerie, dove vengono criticati aspramente  sia i socialisti che i neofascisti francesi, sia l'austerità europea che i nazionalismi che si espandono nel continente. Quindi, nonostante il ruolo sociale che ha conquistato, le sue convinzioni politiche  e le sue ferite ancora sanguinanti, non possono che suggerirgli di guardare ancora e sempre, a quel piano meno uno da cui è partito. A quel luogo di dolore resterà sempre così legato da ddichiarare "scrivo perché penso che mi piacerebbe tornare. non ho nostalgia della povertà, ma degli odori e delle immagini". Per questo il suo scopo supremo è "scrivere libri che siano armi per gli altri", e per raggiungerlo ancora una volta, ritorna in libreria con una pubblicazione che ricostruisce il suo percorso vincente analizzandone le tappe in una autobiografia al servizio di quelli che sono ancora bloccati al piano meno uno, così frustrati da aver perso le speranze che per loro ci sia uno spazio su quell’ascensore. Il titolo è emblematico: Changer: Method, appena uscito in Italia con il titolo Metodo per diventare un’altro, dove l'autore esprime con un linguaggio contemporaneo ciò che Daniel Guérin ha saputo incarnare nel 1977 con il suo Le Feu du sang, una autobiografia politica e carnale dove si mescolano dissidenza sessuale a dissidenza politica. Il metodo ce lo insegna un trentenne che ci è riuscito e oggi è intervistato dal New York Times, frequenta il lussuoso Le Select di Boulevard Montparnasse che da quasi un secolo è meta dell'élite internazionale, da Henri Miller a Ernest Hemingway, da Scott Fitzgerald a Samuel Beckett...per citarne alcuni del campo letterario; insegna a La Manufacture - Haute école des Arts e de la scene di Lausanne, pasteggia con champagne rari, frequenta l’alta società, ha completato la triade dei letterati “transfughi di classe raggiungendo Diddier Eribon e il recente premio Nobel Annie Ernaux che già dagli anni ?80 aveva riaperto brillantemente il capitolo della letteratura autobiografica con il suo La Place.






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