CLAUDIA CANTISANI: PENNE PENNELLI MATITE E RIGHELLI 


La prima impressione globale sulla piattaforma stilistica che Claudia Cantisani ha ben chiara, riguarda la natura essenziale del suo lavoro che si articola su due piani. Il primo è il piano testuale, che Claudia configura come uno specchio in cui si riflette la memoria come momento attivo del tempo, con il suo serbatoio dove riposano immagini slegate, fuggevoli, con luoghi e volti e storie, connesse ai meccanismi di interrogazione introspettiva che attingono dalla vita di ogni giorno. Nei suoi versi, germogliano pensieri che si fissano con sorprendente freschezza, confezionando osservazioni acute, disseminate con l’aria di non volerlo essere perché declinate in forma di confidenziale affabulazione. Sotto il segno della leggerezza le immagini verbali susseguono senza sosta le loro scorribande vivacissime, costituendo una variopinta galleria in cui emergono personaggi, gesti, tic, ambienti mentali e non. 



Inquadrando sinteticamente le narrazioni che esauriscono la loro parabola nell’arco di un canzone, Claudia esprime la concezione vitale del ritmo fisico, comunicando lo stato del suo essere. Il suo inventario pesca dunque nell’universo poroso del proprio quotidiano fatalmente responsabile di iniettare i piccoli disagi del vivere, deliziosamente rilevati come spunti da descrivere con levità ironica, presentandone con disinvolta ariosità il lato buffo. Ma Claudia coltiva anche delicati turbamenti emotivi che emergono con una luce malinconica quando il suo quieto diorama è arricchito da un catalogo di minuscoli piaceri a cui sembra aggrapparsi, segnalandoli come se fossero minacciati dal disincanto colpevole che riduce le nostre identità a meccanismi teleguidati attraverso le norme vigenti nell’ambiente malsano della società liquida. 



Il secondo piano è quello riguardante la musica schiettamente radicata in quell’ambito elegante ed ormai eterno del jazz, nella scansione più identitaria di questo genere: lo swing che qui si manifesta sia in tutta la sua verve dinamica che più sottilmente tra le pieghe, come approccio mentale privilegiato anche nei brani che ritmicamente lo sottintendono esprimendosi in contesti ormai affini. 



Il trait-d’union tra questi due piani stabilisce compenetrazioni iridescenti con il continuo esercizio di una leggerezza calvinista secondo la quale il tono grazioso si coniuga con una prospettiva di profondità. Queste indicazioni generali emergono nella visione d'insieme di tutta la discografia di Claudia, costituendo un bouquet originale che suggerisce continuità e coerenza estetica al progetto artistico assiduamente coltivato con nuovi numeri di repertorio. Il terzo e recentissimo album intitolato, Sabrina sul petrolio, ne è una prova patente in quanto i brani inediti si inseriscono in una sorta di contesto antologico che riprende anche alcuni temi incisi nei precedenti lavori discografici, il primo intitolato Storie d'amore non troppo riuscite e il secondo Non inizia bene neanche questo week end a cui ho avuto l'onore di partecipare.


Franco Finocchiaro con Claudia Cantisani, Studio Orlando Music di Milano, durante la registrazione del cd Non inizia bene neanche questo week end

Oltre a questo breve resoconto sugli orientamenti di Claudia ben distinguibili anche nella sua ultima prova discografica, è necessario soffermarsi  sul come tutti questi motivi sono stati messi in opera, riflettendo sulla performance esecutiva. A questo proposito partirei sottolineando le qualità musicali di Claudia, educate da una preparazione tecnica che pochissime colleghe nel campo della musica d’autore possono vantare, e quindi capaci di esprimersi con una perfetta intonazione e un controllo vocale che equilibra l’emissione in tutti i registri della sua amplia estensione con naturale noncalanche. Con lei figura l’immancabile presenza di Felice Del Vecchio, autore, arrangiatore, pianista, autentico deus ex machina che contribuisce da sempre alla definizione dei contenuti artistici dei progetti ideati con Claudia. Con loro si alternano in vari organici diversi musicisti perfettamente integrati nell’omogeneità stilistica. Non mancano ospiti illustri come l’attore Alessandro Haber che secondo Claudia è “la voce più romantica e dannata di tutti i tempi”, o il poliedrico Andrea Agresti. Non manca la generosa partecipazione di Sergio Caputo, originale capostipite della proposta musicale alla quale Claudia Cantisani si è gioiosamente ispirata, facendola sua in maniera assolutamente personale: con “penne, pennelli, matite e righelli, tubetti strizzati e disegni sfiorati, tele baciate da tempera e olio”, utilizzati con palpabile grazia non solo per il “ricordo in chiaroscuro” della fantomatica Sabrina sul petrolio. 





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