CABINET DU LIVRE D'ARTISTE N°1: DANIEL SPOERRI - Topographie Anécdotée du harard

La gente ti bacerà il culo per i prossimi cinquant'anni a causa del tuo libro” ,

Oscar Emmett Williams

Io non sono partito dall'oggetto. 

Sono partito da una situazione reale e banale dove 

gli oggetti regolarmente si incontrano e raccontano una storia.

Daniel Spoerri

Prima di affrontare la curiosa storia di questo libro, è necessario inquadrare la creatività inquieta e molteplice del suo autore, di natali rumeni e di educazione svizzera, a cui ha provveduto lo zio Theophil Rettore dell'Università di Zurigo. Il bambino era approdato in questo paese neutrale, quando le ripercussioni sugli ebrei rumeni hanno colpito il padre che è stato trucidato dai nazisti. La Svizzera ha offerto a Daniel Spoerri (scelse il cognome della madre Lydia) molteplici occasioni interessantissime a partire dalle amicizie con artisti estrosi quali Yves Klein, Meret Oppenheim e soprattutto Jean Tinguely conosciuto a Basilea quando Daniel sbrigava uno dei tanti umili lavoretti che ha fatto in gioventù: il venditore di banane.  Ma dopo aver sbarcato il lunario con tutta una serie di mestieri provvisori, e prima di essere folgorato dal desiderio di esprimersi attraverso l'arte plastica diventando collega di quei suoi amici illustri, Spoerri si è dedicato al teatro d'avanguardia come regista nella capitale elvetica. Tra le sue messe in scena nel 1956, oltre alle prime versioni in lingua tedesca di La cantatrice calva di Ionesco, in un théâtre de poche della Kramgasse di Berna, o a La sonata e i tre signori di  Jean Tardieu, Spoerri è artefice della prima rappresentazione assoluta di Le désir attrappé par la queue dell'unica commedia scritta da Picasso (1941), che Gallimard aveva pubblicato nel 1945 in 2250 copie. 

Prima edizione in italiano; Stabilimento Tipografico Carlo Colombo, Casa Editrice in Roma; 1961

Prima del debutto a teatro con la regia di Spoerri, la piéce  di Picasso articolata in sei atti, aveva conosciuto solo una lettura domestica a casa di Michel Leiris, con la messa in scena ideata da Albert Camus, l'accompagnamento musicale diretto da Georges Hugnet ed un cast di interpreti impressionante: Simone de Beauvoir, Dora Maar, Germaine Hugnet, Louise Leiris, Michel Leiris, Jean-Paul Sartre, Raymond Queneau, Jacques Bost, Jean Aubier e Zanie Aubier. In quel 19 marzo 1944,  tra i nomi degli invitati ad assistere allo spettacolo figuravano quelli di Jean-Louis Barrault, Georges Bataille, Georges Braque, Jacques Lacan, Georges Limbour, Henri Michaux, Mouloudji, Pierre Reverdy. Ci sarebbe dovuto essere anche Max Jacob, se non fosse morto al fronte quindici giorni prima. 


Precedentemente al teatro, i suoi interessi erano già rivolti alla poesia sperimentale con la creazione di una serie di Poemi concreti, ma soprattutto alla danza classica che ha studiato a Parigi  tra il 1952 e il 1954, dimostrando anche nell'arte coreutica un talento che gli ha fatto ricoprire il ruolo principale di danseur-étoile presso il corpo di ballo dello  Stadttheater a Berna, ma anche intraprendere  l’attività di coreografo come ad esempio per il Farbenballett del 1955 che avrebbe dovuto essere presentato al teatro Hirschgraben di Berna, ma non andò oltre alle prove preparatorie (nella fotografia precedente, le prove con Spoerri e Irma Wipf). Tra il 1957 e il 1959, Spoerri si trasferisce in Germania diventando aiuto-regista presso il Landstheater di Darmstadt, e proseguendo la sua attività poetica con la creazione, in collaborazione con Claus Bremer, della rivista di poesia concreta e ideogrammatica Matérial (che tra il 1959 e il 1961 ha visto uscire quattro numeri). 

N°2 della rivista Matérial; pubblicata dal libraio indipendente Jürgen Dahl Kregeld
 
Diter Roth, Ideogramme, su Matérial N°2

In questo periodo  è iniziata la lunga collaborazione con il poeta statunitense Emmett Williams al Circle of Concrete Poetry di Darmastadt, e prende contatti con gli artisti delle nuove avanguardie avvicinandosi al gruppo ZERO di Heinz Mack, Otto Piene e Gunther Uecker che operava a Düsseldorf dove,  per quel che riguarda il teatro, Spoerri ha realizzato la regia di un lavoro capitale del teatro dadaista: Le Coeur à gaz”di Tristan Tzara che figurerà nel cartellone dello Schauspielhaus  della città. Con gli artisti del Gruppo Zero Spoerri partecipa alla loro prima mostra del 1959, intitolata  Vision in Motion—Motion in Vision, dove le opere sono appese alle travi del soffitto, nella penombra del cinquecentesco magazzino Hessenhuis di Anversa.

Vision in Motion—Motion in Vision, Hessenhuis, Anversa,  21 marzo - 3 maggio, 1959

In questa sua prima partecipazione ad una esposizione Spoerri presenta una installazione cinetica e interattiva  realizzata con Tinguely ed intitolata Auto Théatre: si tratta di tre pannelli metallici luccicanti manovrati da un motore posteriore che scuotendoli deforma le figure del pubblico che vi si riflettono; proprio davanti a questa impalcatura i visitatori trovano tre strisce di carta di lunghezza diversa e rotanti per via di un secondo motore, sui quali Spoerri ha scritto domande inerenti alla natura dell'arte, onomatopee e comandi teatrali,  che si combinano allineandosi casualmente con un risultato non sense

Daniel Spoerri; Auto-Théatre

Ad esempio poteva accadere che sulla prima striscia fosse posta la domanda "l'arte si può mangiare?" mentre in corrispondenza l'occhio cadeva sull'onomatopea sulla seconda striscia  ("chicchirichì"), completando l'esperienza interattiva con il comando teatrale disposto sulla terza striscia ("spettinati i capelli"). In questo caso lo spettatore otteneva così questa specie  di cadavre exquis bretoniano dal significato ermetico voluto dal caso:

L'arte si può mangiare?
Chicchiricchì
Spettinati i capelli!

Daniel Spoerri, Auto Théatre, 

Il 1959 è un'anno chiave in cui Spoerri si trasferisce a Parigi entrando presto rapporto con numerosi artisti e fondando la casa editrice MAT (Multiplication d’art transformable) che ha lo scopo di sottrarre l'opera d'arte alla sua unicità con la creazione di multipli, molti dei quali saranno messi in mostra nella  Galerie Edouard Loeb di Rue de Rennes, nel novembre dello stesso anno con l'adesione di molti artisti. 

Catalogo della prima mostra di Edition MAT; Galerie Edouard Loeb,  27 novembre -19 dicembre 1959

Infatti le opere furono offerte da Yaacov Agam, Pol Bury, Marcel Duchamp, Man Ray, Christo, Dieter Roth, Jesus Rafael Soto, Jean Tinguely e Victor Vasarely , con una tiratura di 100 pezzi e un prezzo unitario di 20.000 franchi francesi. Gli sforzi spesi da Spoerri in questo progetto seminale nella storia dell'arte del secondo dopoguerra, hanno stimolato il mercato delle opere d'arte moltiplicate, in seguito conosciute come "multipli", con un fenomeno internazionale  che emergerà pienamente a metà degli anni '60. L'idea era quella di realizzare oggetti d'arte, con riproduzioni in piccole tirature, allo scopo di  veicolare la democratizzare l'arte attraverso una pronta distribuzione adatta al contesto economico e culturale di produzione e consumo di massa.


Questa iniziativa è la scintilla che accenderà in Spoerri l'idea di diventare un artista figurativo di orientamento concettuale aderendo alla dichiarazione costitutiva del movimento artistico  Nouveau Réalisme, teorizzato da Pierre Restany. Il critico d'art ha introdotto per la prima volta questo termine sul catalogo di una mostra collettiva degli artisti francesi che in seguito faranno parte del gruppo. E' significativo che questa esposizione sia avvenuta a Milano che in quegli anni viveva un vivacissimo fermento artistico con diverse gallerie d'arte orientate a presentare le più interessanti novità internazionali: in questa circostanza lo spazio che nel maggio del 1960 ha ospitato gli artisti che in seguito formeranno il gruppo del Nouveau Réalisme è stata la Galleria Apollinaire di Via Brera 4. La riunione fondativa  del gruppo è avvenuta più tardi, verso la fine dell'ottobre seguente, presso l'appartamento di Yves Klein. A quell'incontro, oltre ai padroni di casa, a  Pierre Restany  e a Spoerri,  parteciparono Jean Tinguely,  Arman, Martial Raisse, Raymond Hains, Jacques Villeglé, François Dufrêne. 

La riunione del 27 ottobre 1960 da Klein. Da sinistra a destra: Arman, Tinguely, Rotraut Uecker (compagna di Klein), Spoerri, Villeglé, Restany. Photo: Harry Shunk.

Il debutto di Spoerri come artista avviene con creazioni che il poeta, critico d'arte anarco-trozkysta Alain Juffroy chiamerà tableaux-pièges (letteralmente, quadri-trappola), inaugurati da un'opera che oggi è conservata al MoMA di New York: La colazione di Kichka, composta da una sedia sulla quale è appoggiato un pannello di legno con gli utensili e i resti del petit-dejouner consumato dalla sua compagna dell'epoca Kichka Baticheff, tutto incollato in modo da fissare la sedia al muro perpendicolarmente al pavimento, con un effetto spaesante per l'osservatore.


La prima serie di questi lavori, insieme a quelli degli altri appartenenti al neonato Nouveau Réalisme,  è stata presentata per la prima volta al Festival d’Art d’Avant-garde, alla Porte de Versailles di Parigi, mentre  
la prima mostra personale di Spoerri,  dove esporrà 21 opere, si è svolta nel marzo del 1961 a Milano. A curarla è stato il critico, storico dell'arte, intellettuale, ebreo trozkysta, Arturo Schwarz nell'anno in cui la sua celebre Libreria Editrice Schwartz di via del Gesù si è trasformata in una galleria d'arte che resterà attiva fino al 1975, ospitando altre mostre di Spoerri, individuali e collettive. Schwartz ha fatto la conoscenza dell'esistenza di Spoerri quando casualmente, su un ponte di Parigi, gli è capitato di incrociare una delle vestali del surrealismo: il poeta e critico d'arte  Alain Jouffroy che da poco aveva scritto un articolo intitolato Une revolution du regard (che nel 1964 sarà sviluppato in forma di saggio e pubblicato da Gallimard), in cui parla di quello strano artista svizzero dagli occhi spiritati e dai capelli in perenne disordine. In questo testo Juffroy usa una immagine  fortemente evocativa, quando definisce l'ideazione dei tableaux-pièges, come il risultato di una "Pompei mentale". Il poeta ha invitato Schwartz a visitare la fatiscente stanzetta n°13  dell'Hôtel Carcassonne in Rue Mouffettard, dove Spoerri ha abitato dal 1959 al 1964.

Daniel Spoerri; Ricostruzione della camera n°13, 1998

Seguendo il consiglio, Schwarz si è recato all'hotel e quando Spoerri gli ha aperto la porta, il critico-gallerista ha trovato di fronte un panorama sconcertante:  alle pareti erano appese le creazioni di Spoerri: pannelli su cui l'artista aveva incollato tutte le cose che normalmente si trovano su un tavolo perpendicolare rispetto ai muri. Per spiegare quelle tavole così concepite Spoerri usa la formula "situazioni determinate dal caso", dove ad esempio, i resti di una colazione "sono fissati (intrappolati) così come si trovano sul loro supporto del momento", aggiungendo che nel loro allestimento "il piano è cambiato, quel che era orrizzontale diventa verticale". Per comprendere i fondamenti intellettuali che nutrono la sua sua poetica, è altresì fondamentale tenere presente la dichiarazione in cui scrive: "Io non faccio che mettere un po’ di colla su degli oggetti; non mi permetto alcuna creatività». La colla diventa quindi il materiale che cristallizzando nel tempo gli oggetti quotidiani ammassati casualmente su un piano verticale, esercita il compito di intrappolarli: un pò come succede nella fotografia ma realizzando in questo caso nature morte in un rilievo tridimensionale, sfuggendo comunque all'idea di scultura.

Da attento conoscitore dei processi  seguiti dalle avanguardie novecenteche, Schwarz intuisce la genialità concettuale con cui Spoerri supera i ready made duchampiani, invitandolo ad allestire una mostra nella sua  galleria milanese, mentre a Jouffroy viene commissionato un testo da inserire nel catalogo. Va sottolineato che in Spoerri l'evidente appartenenza a quella "costellazione di individui e sfaccettature libere" che Tristan Tzara ha battezzato Dada, è coniugata ad una seconda e più antica filiazione riguardante  il primo romanticismo tedesco: quello dell'estetica rivoluzionaria che si raccoglieva ia Jena alla fine del settecento, intorno a Novalis, Shellig, ai fratelli Schlegel e alla loro celebre rivista l'Athenaerum







A proposito della relazione tra il dadaismo e gli artisti del Nopuveau Réalisme,  dal 17 maggio 1961, Pierre Restany,  organizza la mostra intitolata A 40º au dessus de DADA, in occasione dell'inaugurazione della Galerie J,  fondata da lui e dalla compagna Jeannine de Goldschmidt che con il suo sostegno economico ha favorito la realizzazione di questo spazio espositivo dalla spiccata vocazione sperimentale, attivo fino al 1966 in un piccolo garage per motocilette al n. 8 di rue de Montfauçon, nel quartiere parigino di Saint-Germain-dès-Près. In quell'occasione Restany riunisce Arman, César, Dufrêne, Hains, Klein, Rotella, Spoerri e Villeglé.


Un opera di palese matrice duchampiana è Der Koffer (la valigia), presentata da Spoerri nel giugno 1961, prima in occasione di un'esposizione privata intitolata Der Geist der Zeit  nell'atelier dell'architetto Peter Neuffert a Kohln, quindi alla Galerie Lauhus dove fu improvvisata una serata folle in cui a commentare la valigia non erano stati chiamati i critici ma due prostitute. L’opera consiste in una valigia-contenitore d’opere d'arte, praticamente un vero concentrato d’arte mobile in cui prendevano posto opere d’Arman, Deschamps, Dufrêne, Hains, Saint-Phalle, Raysse, Spoerri, Tinguely, Villeglé e Rauschenberg. Valigia simile alle Boîte-en-valise (1935-1941) di Duchamp contenenti molte sue opere in miniatura.


Nel settembre del 1961 Spoerri approda nella celebre galleria di Arthur Koecpke a Copenhagen per esporre un assemblage-collezione di 28 tra occhiali e apparecchi per la vista in gran parte inutilizzabili per un uso pratico e fissati su un pannello di legno. Vera Spoerri fotograferà l'artista che ne indossa cinquantasette e il servizio sarà l'oggetto del libro pubblicato da George Maciunas l'anno seguente con il titolo L'Optique Moderne. Nella collezione figurano gli occhiali a persiana, gli occhiali di pelliccia (dedicati a Meret Oppenheim), gli occhiali a vetri scanalati di Raymond Hains, gli occhiali da fachiro (occhiali dotati di un chiodo ritorto verso il centro di ogni occhio). Praticamente è un invito a conoscere l'arte del vedere o meglio ancora sarebbe come vedere l'arte.

Purtroppo, come sua abitudine, Maciunas si è rifiutato di pagare il tipografo che ha sospeso la produzione dopo aver stampato la metà circa delle 700 copie pattuite: la sua riluttanza ad estinguere i debiti, nel 1975 gli costò la perdita di un occhio, la compromissione di un polmone, quattro costole rotte e trentasei punti in testa, per via di un pestaggio commissionato ad alcuni teppisti dall'elettricista esasperato che non riusciva ad incassare la somma cospicua per un lavoro commissionato e che in questa circostanza era già stato portato a termine. Alla realizzazione del libro ha collaborato l'artista e poeta lettrista François Dufrêne che da scritto notules inutiles (postille inutili) con consigli e ricette ironiche "sulla vista e il suo modo d'uso", pubblicati sulle pagine arancioni che affiancavano quelle con le fotografie in bianco e nero in cui Spoerri indossa i suoi bizzarri occhiali.


Daniel Spoerri, Self-portraits with Glasses, 1963, esposti al Museo Pecci di Prato,2007

Nel settembre del 1962 Spoerri è invitato ad allestire due sale nella mostra Dylaby, al Stedelijk Museum di Amsterdam, creando un percorso tattile ed una sala-trappola. 





1962 Dylaby istallazione di Daniel Spoerri al Stedelijk Museum, curata da Pontus Hultén


Per Olof Ultvedt, Niki de Saint Phalle, Martial Raysse, Daniel Spoerri, Robert Rauschenberg, Willem Sandberg, Jean Tinguely e altri;  "Dylaby (Dynamisch Labyrint)" allo Stedelijk Museum

 , Amsterdam, , settembre 1962

La medesima operazione è ripresa alla Gallery One di Londra  del poeta e commerciante d'arte Victor Musgrave, che è stata una delle primissime a portare in Gran Bretagna forme d'arte che ponevano l'accento sul movimento, la partecipazione e l'installazione. Dal 10 ottobre del 1962 le sue sale situate nel distretto Myfire, hanno ospitato il The Festival of Misfits, letteralmente "festival dei disadattati", che ha un preciso background politico in quanto tutti gli artisti sono pacifisti che combattono la violenza e la proliferazione nucleare, in linea con il Committee of 100 che invocava la resistenza di massa manifestando contro la NATO e le sue basi militari sul suolo britannico. 


Al Festival sono invitati nove artisti d'avanguardia legati a Fluxus. Insieme a Spoerri ci sono Robert Filliou, Addi Kocpke, Gustav Metzger, Robin Page, Benjamin Patterson,  Per Olof Ultvedt, Emmett Williams e Ben Vautier, che ha vissuto in una gabbia dietro la finestra della galleria per due settimane, sostenendo di essere una scultura vivente che condivide con gli spettatori e i passanti quel periodo della sua vita. Insieme a questa iniziativa dell'artista di Nizza, l'allestimento non prevedeva alcuna vendita e comprendeva una labirintica stanza oscurata e una spassosa officina meccanica.

Ben Vautier, in gabbia nella vetrina della Gallery One

Lungo questa traiettoria preliminare ed interessantissima, siamo arrivati al libro che è oggetto di questa nota. Mentre è ancora in corso la mostra londinese, e in occasione di una concomitante esposizione alla Galerie Lawrence di Parigi, Spoerri convinse il gallerista a destinare i soldi che avrebbe utilizzato per la stampa di un catalogo, alla pubblicazione di un libretto che aveva progettato alla fine dell'anno precedente, Topographie Anéctdotée du hasard su cui compare un testo di Pierre Restany sistemato su una fascetta gialla che avvolge la copertina. 


La genesi di questa iniziativa prende spunto da una conversazione sconclusionata con il suo caro amico Robert Filliou, in cui Spoerri decide un giorno e un'ora precisa, il 16 ottobre 1961 alle ore 15.45, per mappare gli 80 oggetti che giacciono a caso sulla table-bleu della sua stanza, aggiungendo una descrizione rigorosamente scientifica di ognuno di essi, come se si trattasse di reperti museali da catalogare. In questo libro di 53 pagine che può essere considerato una sorta di programma teorico dei suoi tableaux-pièges, la scrupolosa descrizione degli oggetti è accompagnata da aneddoti che li collegano a situazioni e personaggi della vita dell'autore, e questi due diversi approcci sono contraddistinti con la diversificazione dei caratteri tipografici che li riguardano. Fatto di solo testo con la funzione di mettere in contatto il mondo fisico delle cose con la memoria, contiene una sola tavola schematica con la rappresentazione della posizione degli oggetti...un portauovo verde chiaro, spille da balia, un astuccio d'oro, una ciotola di terracotta smaltata, un rotolo di scotch vuoto, quadrifogli in metallo dorato, un barattolo di colla “vanilica”, un pezzo di pane, una veglia, un granello di sale, la bruciatura di sigaretta, un pacchetto strappato di preservativi...Come dice lo stesso Spoerri nella sua introduzione alle edizioni del 1962, 1966 e 1968, il “foglio illustrativo contiene un'esatta esposizione di una topografia dovuta al caso e al disordine che ho fermato il 17 ottobre 1961 alle 15:47. Ogni traccia di oggetto è numerata e il gioco che vi propongo è quello di scegliere una traccia su questa mappa, e cercare il testo ad essa riferito nella brochure".
  

Con questo prototipo Spoerri compie un'azione che modificherà i comportamenti tradizionali degli artisti nei confronti del libro, usando per la prima volta l’occasione di una mostra in una galleria privata, per pubblicare un libro d’artista al posto di un invito o di un catalogo e come tale lo usa offrendolo in omaggio ai visitatori. Forse lo stesso autore non poteva immaginare che il suo libretto sarebbe stato il nucleo centrale di successive evoluzioni con aggiornamenti senza confini che avranno come protagonisti interventi di diversi artisti suoi sodali appartenenti al gruppo Fluxus. Nel corso degli anni vengono realizzate diverse edizioni che trasformano questo manifesto antiartistico, in un gabinetto di meraviglie dove è celebrata l'amicizia e la creatività con divagazioni alla maniera di Robbe-Grillet e uno spirito  à la Perec. Questo work in progress che è durato quasi mezzo secolo, moltiplicando il suo volume di sei volte, con traduzioni in tre lingue, aumentato da 7 prefazioni e 15 allegati, si è via via trasformato nella brillante autobiografia intellettuale della generazione che ha nutrito le avanguardie degli anni '60 in Europa. La cronologia delle pubblicazioni che si sono succedute alla prima inizia nel 1966 quando il poeta Emmett Williams propone un'edizione inglese, An Anecdoted Topography Of Chance (Re-Anecdoted Version), accresciuta dalle proprie annotazioni con episodi che lo vedono protagonista insieme a Daniel; da quelle sempre più azzardate di Spoerri che si rilegge a distanza di cinque anni puntualizzando date, eventi e citazioni scelte in precedenza; dagli schizzi a rapido tratto con cui l'artista Roland Topor propone il suo commento illustrato.

 Versione tradotta e rivista da Emmet Williams e Daniel Spoerri , illustrata da Roland Topor;
Something Else Press, 1966


Nel 1968 a proporre una traduzione in tedesco è Dieter Roth, artista legato a Spoerri da una profonda amicizia cementata da affinità elettive. Come lo Spoerri dei tableaux-pièges, Roth lavora per accumulazione nei material pictures, stratificazioni di materiali eterogenei utilizzati per lʼelaborazione dellʼopera stessa; come lo Spoerri della Eat-art è affascinato dal cibo, dalla sua trasformazione e degradazione; come lo Spoerri della Topographie si concentra sulla tematica del diario (Ein Tagebuch, 1982), della registrazione della vita quotidiana (Solo Szenen, 1997-98), dellʼarchiviazione priva di gerarchie delle tracce del vivere di ogni giorno (Flacher Abfall, 1975-1992). Roth non si incarica solo di tradurre in tedesco il libro di Spoerri, ma  aggiunge le sue annotazioni poetiche. Ne scaturisce Anekdoten Zu Einer Topographie Des Zufall che si basa sull'edizione inglese della Something Else Press ma manca dei disegni realizzati da Topor per l'edizione precedente.

Nel 1995 l'edizione di Atlas Press include annotazioni ancora più aggiornate e riprende le illustrazioni di Topor. Sul retro della mappa degli oggetti di questa pubblicazione c'è un assemblaggio di fotografie che raffigura il tavolo nella stanza di Spoerri dove è stato realizzato il disegno. Questo assemblaggio fotografico è intitolato "Vista cubista della mia stanza, n. 13, Hotel Carcassone", con le fotografie attribuite a Vera Mertz Spoerri che già figuravano nella copertina dell'edizione inglese.

"Vista cubista della mia stanza, n. 13, Hotel Carcassone", assembalge fotografico di Vera Mertz Spoerri

Edition Nautilus, Hamburg, 1998

Ogni ristampa è unica, originale e lontana dai formati standard che oggi conosciamo come il pocket book. L'ultima versione, pubblicata nel 2016 dall'etichetta Othello, è di oltre 380 pagine e contiene una grande mappa pieghevole della topografia, completamente rimovibile. La copertina, di cartoncino spesso grigio, riporta la scritta “ATTENTION OEUVRE D'ART, DANIEL SPOERRI”. All'interno, i fogli bianchi sono riservati all'introduzione scritta dallo stesso Daniel Spoerri e ai suoi aneddoti, annotati e illustrati dagli amici. Come esempio della anecdotomanie che secondo Paul Restany  affligge Spoerri, a pagina 233  si può leggere l'aneddoto relativo all'oggetto n°44: “Bellissima bottiglia blu scuro dal collo largo, comprata in un negozio di fronte alla galleria Raymond Cordier, rue Guénégaud, un giorno in cui, senza motivo apparente, ho visitato questa galleria; detta bottiglia sostiene un portalampada e una lampadina, il tutto formando una lampada da comodino. Questa descrizione è poi accompagnata da un piccolo disegno di Roland Topor, seguito da un'annotazione di Dieter Roth del 1968 “Et pas pas hape de cheval.”, poi da un'altra di Emmett Williams del 1995 “We all know that form following function”.

London, Atlas Press, 2016

Moltissimi documenti e materiali inerenti a questo libro sono esposti nel vivacissimo Neues Museum Weserburg aperto dal 1991 a Brema. Dal 1989 l'artista vive frequentemente in Italia, prima ad Arcidosso e poi a Seggiano (in provincia di Grosseto), dove ha realizzato un parco-museo che raccoglie opere proprie e di suoi amici artisti. Nasce così il Giardino di Daniel Spoerri, dal 1997 sotto l’egida della Fondazione «Hic terminus haeret – Il Giardino di Daniel Spoerri». L’artista lascia Parigi per vivere stabilmente nel paese toscano.

Daniel Spoerri, Museum Ludwig, Coblenza, 2009




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