L'Eroe collettivo di Héctor




La popolarità di una historietas come L’Eternauta è ormai suffragata da una diffusione editoriale internazionale e da una platea di lettori che supera quella degli appasisonati del genere. In Italia fino ad oggi era uscita solamente la prima serie che in Argentina veniva  pubblicata a puntate tra il 1957 e il 1959, mentre la seconda che ha visto la luce  a metà degli anni settanta, ha dovuto attendere il 2012 per uscire nella traduzione italiana proposta da 001 Edizioni. Chi ha potuto leggere tutte e due le parti dei comics disegnati da Francisco Solano López e scritti da  Hector German Oesterheld, avrà potuto notare come la storia abbia preso un netto taglio politico negli anni ’70, malcelato dall’apparato metaforico e dall’ambientazione futuribile della trama. 



Dettagli che non sono passati inosservati ai militari della Giunta, molto alterata anche per altre pubblicazioni di Oesterheld dai titoli eloquenti: El Che, Latinoamerica y el Imperialismo: 450 años de guerra, Evita. Il risultato drammatico e impressionante lo racconta Rafael Bielsa nel prologo  Latinoamerica y el Imperialismo: “Primero fue su hija Beatriz en mayo de 1976, dieciocho días después de su desaparición su cadáver fue entregado a su madre Elsa Sánchez de Oesterheld. Quince días después de la muerte de de Beatriz, en Tucumán es asesinada su hija Diana (embarazada de seis o siete meses)…. El 27 de Abril de 1977, Oesterheld, fue secuestrado por un grupo de tareas del Ejercito… No se ha confirmado cuál fue su destino final ni se han hallado sus restos , se sospecha que fue asesinado en Mercedes en 1978. El 14 de diciembre de 1977, otro grupo de tareas irrumpe en la casa de su hija mayor Estela. La asesinaron, a quemarropa, junto a su marido Raul Tórtola. … Para entonces, su hija Marina- la más joven y que estaba en el octavo mes de embarazo-ya había desaparecido. A Héctor Germán Oesterheld sólo le sobrevivieron su esposa Elsa y sus dos nietos, Fernando y Martín. 





Un’altro desaparecido eccellente, lo scrittore e giornalista Rodolfo Walsh, in merito al ruolo che la scrittura militante sosteneva che la macchina da scrivere era un’arma da puntare contro la dittatura e Oesterheld lo aveva fatto con coraggio di fronte al pericolo della violenza, decidendo di rischiare dando attraverso i suoi racconti la speranza di un riscatto e di una giustizia che parevano impossibili. 




El Eternauta degli anni ’70 è sempre Juan Salvo che ritorna come metafora di un eroe collettivo che agisce attraverso la mutua solidarietà, incarnazione della massa indistinta che è formata dal popolo, combattendo una disperata resistenza contro la tirannia dei “Loro”.  Oesterheld focalizza con precisione quest’idea dell’eroe collettivo scrivendo:” El héroe verdadero de El Eternauta es un héroe colectivo, un grupo humano. Refleja así, aunque sin intención previa, mi sentir íntimo: el único héroe válido es el héroe “en grupo” nunca el héroe individual, el héroe sólo”. Le sue imprese apparivano con il titolo El Eternauta II sulla celebre rivista di comics Skorpio, tra il dicembre del 1976 e l’aprile del 1978, in concomitanza con la strage silenziosa che giorno dopo giorno la dittatura stava compiendo sotto il delirante sigillo del  Proceso de Reorganización Nacional. 




Il suo contenuto, manifesta chiaramente il nazionalismo antimperialista dell’autore, una posizione politica che agisce attraverso la creazione di strutture narrative estranee al genere così come lo si conosceva sotto il marchio della cultura di massa. Conseguentemente, il modello d’avventura non segue più lo stile nordamericano ma trova domicilio in una linea autoctona come se i fatti tragici che schiacciavano l’Argentina si fossero convertiti in materia avventurosa. José Pablo Feinmann scrive su Pagina/12 “El Eternauta es, para nosotros, el símbolo del héroe que lucha junto con sus amigos contra la Muerte. Luego conocimos esa Muerte. La padecimos. Perdimos amigos. Familiares, muchos se fueron. O fuera del país o arrojados vivos al Río de la Plata, cuyas aguas, desde entonces, son símbolo de la muerte”. Con Oesterheld, anche il fumetto è diventato letteratura militante e ha saputo interpretare l’angosciosa crudeltà del reale per cambiarlo.  




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