IL VANGELO DI SERRA
Rivista Avalanche n. 2, inverno 1971, copertina di Bruce Nauman |
Il documento chiave in cui si riassumono i principi concettuali dell’opera di Richard Serra, riguarda un elenco di verbi scritti a matita nel 1967 su due fogli di carta che oggi sono conservati al MoMA da quando nel 2012 l'autore li ha regalati al Museo. L’artista ha intitolato questa opera Verblist , in quanto è compilata riunendo una serie di quelle che ha chiamato "azioni per relazionarsi con se stessi, materiale, luogo e processo". Serra stesso ha parlato a lungo del posto centrale che questo lavoro basato sul linguaggio occupa nello sviluppo del suo percorso artistico, suggerendo che il suo contenuto descrive il terreno comune alla base delle sue pratiche, con qualsiasi mezzo esse siano state realizzate: dalle prime sculture alle successive opere monumentali.
Leggendo questo elenco si capisce quale sia il debito di Serra nei confronti dell'action painting, ma anche la sua vicinanza alle pratiche concettuali e performative con uno stretto legame dell'artista con ballerini quali Yvonne Rainer e Simone Forti, con i quali condivise non solo un ambiente ma l'impegno nella realizzazione dei verbi. Si tratta di 84 infiniti e 24 possessivi, tutti nel corsivo preciso di Serra, e riguardano verbi sono attivi che implicano un compito o un processo: “abbassarsi, fluire, scartare, circondare, distillare”. Serra spiega: “ridurre le cose a puro processo e attività. Così ho scritto un elenco di verbi: sollevare, arricciare, rotolare, piegare, legare, curvare, intarsiare, schizzare... E ho deciso di lavorare quei verbi in relazione al materiale nel luogo e nel tempo". La matita del giovane artista traccia righe ordinate concluse con un ultimo verbo che sembra alludere all'impossibilità di chiudere la serie, indicando una provvisorietà aperta a sviluppi futuri: in verbo in questione è to continue.
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