DADAPOLIS - sala vuota con prologo
DADAPOLIS
La metropoli
dell'inconscio, del caos e del gioco
Il movimento Dada si è
raccolto complessivamente intorno ad una poetica del caso che
implicava il rifiuto della razionalità. Con questi presupposti,
l'estetica dell'arte e il senso della scrittura così
come erano conosciuti fino allora, sono stati sovvertiti radicalmente
dando inizio ad una modalità espressiva che ha influito,
direttamente o indirettamente, su tutte le forme d'arte del '900.
Uno dei fondatori del movimento, Hans
Arp, afferma: «La legge del caso, che racchiude in sé tutte le
leggi e resta a noi incomprensibile come la causa prima onde origina
la vita, può essere conosciuta soltanto in un completo abbandono
all’inconscio. Io affermo che chi segue questa legge creerà la
vita vera e propria».
In questa dichiarazione, Arp aggiunge un indizio ulteriore facendo
riferimento all'inconscio e con questo riprendendo e ampliando, forse
involontariamente, il concetto leonardesco di arte come “cosa
mentale”. Dada quindi, utilizza caos e inconscio come supremi
strumenti creativi, infischiandosi delle tecniche rigorose che l'arte
e la scrittura hanno messo a punto in secoli di evoluzioni. A queste
due polarità il dadaismo ed i suoi protagonisti aggiungono un terzo
ingrediente che li contraddistingue, anche tra le altre forme di
avanguardia: l'ironia esercitata come una forma di gioco perpetuo, in
cui non ci sono regole se non quella di non averne. Proprio per
questa natura poliedrica, nel momento di ideare una mostra che
documenti l'itinerario del dadaismo o, come nel mio caso, una
“Dadapolis” virtuale dove poter riunire le testimonianze della
produzione artistica e letteraria del movimento, si è di fronte al
paradosso di mettere in un qualche ordine lavori che hanno rifiutato
qualsiasi ordine. Che fare quindi? Tradire o essere fedeli al
messaggio dadaista? E ancora: ma la fedeltà non è in fondo una
sorta di ordine? Forse sì, quindi non resta che un tradimento dolce,
nella quale resistino in vita elementi caotici. Questa è la scelta
fatta nell'organizzare questa Dadapolis che si presenta come una
sorta di città divisa in quartieri tematici, dentro ai quali resterà
accesa la fiammella del caos. I vari temi riguardano la tipologia di
materiali prodotti, non gli autori e neppure la cronologia. Quindi le
sale saranno riservate alla fotografia, all'editoria periodica,
all'editoria letteraria, alla poesia, alla composizione tipografica,
ai collage, al disegno, alla pittura, ai ready made....A proposito
del periodo preso in esame, è stato selezionato quello della breve
parentesi che va dalla creazione del Cabaret de Voltaire (1916), allo
scioglimento del movimento, in buona parte confluito nel sorgente
surrealismo (1924). Come appendice, tre stanze esamineranno
rispettivamente i dadaisti prima del dadaismo; i dadaisti dopo il
dadaismo e gli artisti delle generazioni seguenti che sono stati
influenzati dal dadaismo. Il Salon inizia ad essere visibile da oggi
con questa sua prima sala: una sala vuota in cui si trova solo questo foglietto scritto in forma di prologo.
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