Kei Kobayashi, uno chef giapponese a Parigi
Gli chef giapponesi stanno penetrando nell'olimpo della ristorazione occidentale, declinando le tradizioni culinarie che hanno incontrato nei rispettivi paesi, con quella grazia e quello spirito sottile che sono due tra le qualità principali della cultura nipponica. Uno tra questi, dopo Takao Katano a Lione, Keisuke Matsushima a Nizza e un'altra decina, ha scelto la sfida suprema di cimentarsi tra le nobili e spocchiose stelle parigini, vincendola o almeno raggiungendone il livello sublime.
Epoca di "nippophilie per i gourmet fransesi |
Dal 2011, dopo un apprendistato itinerante in varie cucine di diversi terroirs francesi, Kei Kobayashi ha aperto il suo Key nel primo arrondissment e precisamente al numero 5 di Rue Coq Héron. La sua cucina stratosferica coniuga estetica, armonia, delicatezza e freschezza con equilibrio perfetto, combinando i sapori in creazioni che fanno riferimento alla cuisine gastronomique transalpina.
Legumes de saison crus et cuits |
Naturalmente nell'orchestrare queste textures ineguagliabili, si avverte in filigrana la sua educazione originaria avvenuta al fianco di Nohiro Nakamura a Nagano e in seguito con Ikuo Shimizu a Tokio: a ventun anni questa tappa iniziale si esaurisce e il giovanissimo Kei, che aveva deciso di occuparsi di ristorazione all'età di 15 anni folgorato da una trasmissione televisiva in cui era stato invitato Alain Chapel, è pronto per lasciare il suo paese alla volta dell'Europa e affrontare la tecnica della gastronomie hexagonale. E non era una decisione facile da prendere quando in tasca si hanno poco più di mille euro.
Tarte fine au caviar |
In Francia il periplo è fatto di diverse esperienze, tra le quali quella iniziale all'Auberge du Vieux Puits di Gilles Goulon a Fonjoncuse (3 stelle Michelin) e quella parigina al Plaza Athénée di Alain Ducasse (anche qui le stelle sono 3), durata sette anni sotto lo sguardo accudente di Francois Piège e di Christophe Moret.
Tomate Mozzarella |
Il suo Kei, che ha rilevato lo spazio dell'ex Maison Gérard Bresson (anche questo chef ha avuto per moltissimi anni 2 stelle), propone quindi una cucina di gusto francese con influenze giapponesi e con un utilizzo di spezie che rappresentano la memoria e l'essenza dei viaggi che lo chef ha fatto.
Homard fumè, kabocha, romaine |
Tutti i piatti esaltano una finezza e una freschezza, accentuate dall'estetica delle presentazioni, dalla loro delicatezza combinata con l'eleganza leggera dei condimenti e la tavolozza dei colori. Ma in questo viaggio emozionale proposto da un vero virtuoso dei fornelli, il protagonista principale è il gusto che in altre cucine importanti sembra essere definito con minor precisione.
Pigeon laqué ail noir, sauce riso, condiment citron |
Contrariamente a molti ristoratori parigini che cercano di ottimizzare le dimensioni delle sale per farci stare molti tavoli, Kei ha scelto di offrire ai commensali lo spazio, riducendo il numero di coperti e dando una istantanea sensazione di sobrietà con una misè en scene neutra, dominata da un pallido grigio e dal bianco che sembra perfetto come cornice allo spettacolo di colori che si sprigiona da ogni piatto e che continua alla prova del palato.
Bar aux écailles et agrumes |
La prima stella Michelin è arrivata solo un'anno dopo l'apertura: consiglio a chi decide di sperimentare un suo menù degustazione ( e ce ne sono un paio alla portata di tutti, se si beve con prudenza), di andarci a pranzo, magari prima di fare una visita al Louvre che è proprio a due passi. Per i curiosi che non hanno in programma un viaggio nella Ville Lumiere, su Amazon si può acquistare il libro che Kei ha scritto nel 2014 (59.00 Euro).
Vacherin framboise, glace miso |
Ed è emblematico scoprire come lo chef ha deciso di organizzare i capitoli, che non sono ordinati convenzionalmente con la sequenza di un pasto, partendo dagli antipasti per arrivare al dessert. Il creatore, insieme a Chihiro Masui ed al fotografo culinario Richard Haughton, divide il volume in due aree: la prima si intitola "i colori del gusto", seguito da un'elenco di ricette che, anche nella versione basic, siano di realizzazione complessa.
Dessert autour du chocolat |
Ma la bellezza visiva dei piatti fotografati è un'esperienza artistica che vale l'acquisto del libro come prologo per una futura visita in Rue Coq Héron.
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