QUELLI DI CAMPOBASSO: ELOGIO DELL'IMMOBILISMO



Nel quadro della guerriglia comunicativa combattuta tra il 1978 e il 1982, Il Male ha inserito diversi atti di satira, per così dire, dadaista come la prima pagina in cui Ugo Tognazzi veniva presentato come il capo delle Brigate Rosse, ma uno tra questi scoop surreali ha una particolare matrice nella folosofia estetica dei situazionisti: la deliberata invenzione di un movimento artistico riscoperto ma che non è mai esistito, L'Immobilismo Molisano! Siamo nel bruciante ottobre del 1978, quando ancora l'onda controculturale del '77 è vivissima, e l'idea del lancio di questa riscoperta anticinetica viene concepita da Piero Losardo per inserirsi a suo modo tra la schiera dei "falsi" che hanno contraddistinto lo spirito della rivista, presentandosi come parodia delle avanguardie e come gesto di rivolta culturale e linguistica.

Se si volessere sintetizzare in uno slogan la filosofia dell'Immobilismo Molisano fiorito ad inizio novecento a Campobasso, simbolo della più remota provincia ed insieme della lateralitàche favorisce le idee geniali,   la frase più calzante è quella che corrisponde alle ultime parole che il fondatore Giuseppe Salcicci ha pronunciato sul letto di morte: «Perché star fermi quando si può essere immobili?». Uno slogan che indirizza la poetica del movimento agli antipodi del coevo Futurismo, sebbene dai documenti non è stato possibile stabilire quale delle due avanguardie sia nata per prima.

L'incarnazione dei personaggi appartenenti all'Immobilismo avviene attraverso una foto "d'epoca" scattata en plein air nel giardino di Villa Sciarra a Monteverde, dove a recitare quella posa sono i Padri Fondatori del movimento molisano alias i redattori de Il Male. In quella sorta di tardo ottocento svagato da quadro macchiaiolo figurano, il fondatore Giuseppe Salsicci, «un accanito cancellatore, che per trent’anni, furiosamente, cancellò tutto ciò che andava scrivendo»; il dottor Ellezer Aschw  «farmacista criminale»; l’ufficiale di cavalleria appiedato Vincenzino Seggiolella; il pittore Oliviero Anatrini, autore della famosa «mucca immobile» e protagonista di un urlo liberato nel momento in cui ha ricevuto la cartolina-precetto, urlo che si contrappone alla contemporanea, e fatale, euforia del futurista Boccioni nei confronti della Grande Guerra appena iniziata; l’ineffabile Aleardo Solari, bollato come «gaudente e minchione»; il cantante muto Rauco Rauchi; Egisto Baracazzi, decoratore di scodelle, e tanti altri.

Dopo il numero dell’ottobre ’78, una parte dei lettori del Male si affezionò al «Movimento Immobilista»: si aprì un dibattito con posizioni discordanti che andavano dall'elogio all'insulto; nacquero progetti arditi; gli infervorati più creduloni si spinsero in approfondite quanto inconcludenti ricerche negli archivi di Campobasso. Sulla scorta di questa popolarità fu organizzata sul serio una «Mostra dell’Immobilismo» al teatro «Beat 72» di Roma: furono esposti dipinti di Anatrini, si ascoltarono vecchi dischi di Rauchi, il pubblico (più di mille persone) toccò con mano i pantaloni di fustagno di Aleardi e la biancheria di Mitzi, la prima ballerina del teatro di Termoli. L’happening, anzi il non-happening,  fu concluso da un concerto di Bobby Solo, anche lui per suo conto immobilista nell’evocazione del fantasma di Elvis Presley. Per un nonnulla l’Immobilismo stava per entrare alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma!

Se proprio si vuole cercare un precedente a questa creazione potrebbe essere riallacciabile all'Elogio dello spirito pubblico meridionale di Piperno, per il quale il Gruppo Anticatatonico Immobilista Franco Piperno, nato in una brasserie parigina nel '79 dai membri della redazione de Il Male, aveva pianificato l'occupazione del Beaubourg come protesta per l'arresto di Piperno in Francia. Il piano messo in atto i componenti del commando, travestiti da poliziotti salirono al quarto piano del museo fingendo di arrestare alcune statue e inscennado una violenta rissa tra di loro. Come risultato il museo fu chiuso per qualche ora e il Gruppo Anticatatonico scrisse un documento indirizzato al Presidente francese ammonendolo minacciosamente: "Giscard fais gaffe!!!".

Purtroppo del gruppo ben pochi sono rimasti “immobilisti”, concludendo la stagione del loro impegno a favore del rifiuto di questa società, della satira radicale, della ribellione e dell’autonomia. Commentando questo destino dal punto di vista immobilista, si potrebbe affermare che gli imbelli catatonici, troppo chini sul proprio ombelico, hanno finito per collezionare con spirito provinciale denari e carriere, facendo i farmacisti o i possidenti. Ma qualche bellicoso anticatatonico non ha mollato la resistenza, convinto che l'odioso cattivo gusto, l’insopportabile dilagare delle ingiustizie, l’orrore meccanico del quotidiano, finirà ben esaurirsi, di fronte a nuove correnti ancor più impetuose di quelle che hanno agitato l'epoca in cui il Male ha riscoperto l'Immobilismo Molisano!



 



 









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