DADAPOLIS: l'emeroteca dadaista



LA PAROLA DADA

Era necessario trovare una parola per indicare i contenuti intorno ai quali convergeva il pensiero di questi artisti e le origini della scelta “Dada”, hanno dato luogo a varie interpretazioni dagli stessi personaggi che l'hanno eletta. Per Tristan Tzara si tratta di un nonsense creato in una circostanza che neanche lui si ricorda (Dada non significa nulla, si legge nel Manifesto Dada riscritto da Tzara nel 1918, sulla base dell'originario documento di Hugo Ball); per Hans Arp l'inventore fu Tzara, esattamente alle ore 18 del giorno 6 febbraio 1916 sul Cafè de la Terrasse di Zurigo; per Hans Richter il termine allude all'uso comune della parola da in russo; per Richard Huelsenbeck è riferita alla parola francese che significa “cavallo a dondolo” ed è stato trovato aprendo a caso il vocabolario insieme ad Hugo Ball, per stabilire il nome d'arte da attribuire a Madame Le Roy, una cantante che si esibiva al Cabaret Voltaire. Di certo sappiamo che la prima volta che il termine compare su una pubblicazione è il 15 giugno 1916 sulla rivista Cabaret Voltaire realizzata da Ball che ha sostenuto di esserne il creatore e che il termine fu accettato da Tzara come titolo per una nuova rivista.  Sostanzialmente, il significato lo troviamo in tutte le sue sfumature nelle opere letterarie, plastiche, cinematografiche etc etc...realizzate da chi ha aderito a una rottura radicale, con il classico ma anche con le avanguardie che si erano già affacciate alla ribalta, quali il cubismo o il futurismo. Sotto accusa erano anche tutte le convenzioni sociali ispirate dal senso comune, divenuto il terreno ideologico che ha fecondato una guerra disgustosa. Gli aderenti a Dada erano fermamente contrari a questa guerra che sembrava non finire mai, anzi ingigantirsi. La loro opera era una rivolta che non aderiva al pacifismo utopistico, ma attaccava le fondamenta della logica su cui si sviluppavano le forme della civilizzazione moderna. Per questo il grottesco e l'assurdo prendevano il posto che da sempre aveva ricoperto l'estetica. Per affermare queste posizioni, il dadaismo ha pubblicato lungo la sua storia una nutrita serie di opere letterarie e, oltre a queste monografie, diversi periodici sorti nel  quadro internazionale nelle città che hanno raccolto intorno ai suoi ideali gruppi di artisti, poeti e letterati.

I PERIODICI DADAISTI

A Zurich, ancora prima della nascita ufficiale di Dada, viene pubblicata una delle prime riviste di sensibilità avanguardistica con il titolo "291" che prende la sua ispirazione originale da Soirées de Paris di Apollinaire, enfatizzando poemi calligrammatici ed astratti disegni satirici. Il grande formato in folio pensato da Alfred Stieglitz, la piccolissima tiratura in 1000 copie (100 delle quali in una deluxe edition), hanno propiziato il fallimento economico limitando la durata della pubblicazione a dodici uscite.



Illustrazione di Picabia su "291"

La prima testata legata al movimento è Cabaret Voltaire che si propone di "rivolgersi a coloro che sono aldilà delle guerre e delle patrie, degli uomini indipendenti che vivono secondo altri ideali" (H.Ball).



La rivista Dada inizia come un contenitore dove sono documentate le estetiche dell'espressionismo tedesco e il futurismo italiano. Marcel Janco e il fratello di Hans Arp (Francois), si occupano dell'amministrazione




Dal numero 3, su cui compare il Manifeste Dada di Tzara, viene rigettato il contenuto dell'arte moderna coeva per spingersi nel territorio del nichilismo rivoluzionario. Ne esce una edizione deluxe e duna economica con pagine di carta colorata.




Il numero di Dada 4/5. Dada Antology, appare nel maggio del 1919 con pagine arancio, rosa e blu mentre durante la fase di preparazione lo stampatore Julius Huegerger viene arrestato.









Nel 1920 Tzara segue Picabia a Parigi dove usciranno gli ultimi tre numeri della rivista in differenti formati. Il numero 6 e 7 (Bulletin Dada e Dadaphone) utilizzando per le illustrazioni il sistema Shadograph di Christian Schad, vale a dire un parende dei Rayogrammmi di Man Ray.








L'ultimo numero, il numero 8, è del settembre 1921 e si intitola Dada in Tirol au grand air, frutto di una vacanza austriaca a Tarrenz e realizzato soprattutto da Max Ernst.





Il progetto di Dada è seguito anche dalla rivista "391" realizzata da Julius Heuberger a Zurigo. Lo guida Francis Picabia come "doppio" di "291", favorendo attraverso questa sua rivista il legame con il gruppo di New York di cui fanno parte Man Ray e Duchamp. Con Duchamp, Picabia  già nel 1913 aveva anticipato i contenuti sovversivi del dadaismo nella celebre mostra newyorkese all'Armony Show. La rivista di Picabia ha più fortuna di quella antecedente a cui si è ispirata, dando continuità alla sua pubblicazione tra il 1917 e il 1924, anche se le uscite hanno avuto una periodicità irregolare. I primi numeri sono stampati a Barcellona e già inseriscono le "Construction moléculaire", disegni maccanomorfici di Picabia che, quando l'artista ritornerà a Losanna dove risiedeva Tzara, saranno ospitati anche nella rivista Dada (numero 4-5)  diretta dal poeta.



Sull'inserto illustrato pubblicato nel 1921 con il n°15 di "391", ed intitolato "Le Pilhaou-Thibaou", un gioco di parole a pagina 6 è firmato da Rrose Sélavy, trasformando la creatura femminile in cui si identificava il doppio di Duchamp e nata come Rose Sèlavy. 




Picabia ha pubblicato anche Cannibale, tra il marzo e il luglio 1920, come inserto ai numeri 12 e 13 di "391". 




Man Ray, che aveva collaborato con il numero unico della rivista New York Dada, pubblica una foto di Duchamp nelle vesti del suo eteronimo femminile Rrose Sélavy, con uno sguardo enigmatico, un collo di volpe ed un cappellino prestatogli dalla compagna di Picabia Germaine Everling.
La cover della rivista New York Dada
La foto di Man Ray a Rrose Selavy nel contesto grafico
dell'eau de violette Belle Haleine, creato insieme a Duchamp come
citazione della confezione del celebre profumo Un air embaumé
prodotto nel 1915 dalla casa Rigaud di Parigi

Nell'aprile del 1917 a New York è pubblicato il primo numero di The Blindman, una piccola rivista ideata da Duchamp insieme ad un'altro emigrato francese, Henry-Pierre Rochè. 




Sempre nel 1917, su questo periodico compare, fotografata da Alfred Stieglitz, una delle più celebri creazioni tra gli innumerevoli ready made di Marcel Duchamp. E' intitolata Funtain e realizzata sotto lo pseudonimo di Richard Mutt: la sua esposizione fa scandalo e l'opera viene ritenuta l'indecente "prodotto di un'adolescenza repressa".



Sul secondo numero, un'altra importantissima opera di Duchamp è ripresa in copertina. Si tratta della sua Macinatrice di cioccolato, un dipinto realizzato nel 1914, aprendo una fase di rifiuto verso la schematizzazione delle forme e la loro organizzazione dinamica, come facevano i pittori cubisti e lui stesso per esempio nello straordinaria tela del "Nudo che scende le scale"(1912). Il quadro che riprende una macchina in una posizione assolutamente statica, è ispirato ad una macchina analoga che l'artista aveva visto da bambino in una vetrina a Rouen. Questo lavoro che è una sorta di elogio alla bellezza dell'indifferenza, sarà il preludio al "Grande Vetro", iniziato nel 1915 e terminato nel 1923. La radicalizzazione concettuale del suo approccio si può riassumere in un suo aforisma "l'arte è un pensiero". Dopo alcuni secoli, Duchamp sembra quindi ricollegarsi a Leonardo che a propria volta sosteneva che "l'arte è cosa mentale".




Dal 1920 al 1923 Dada trova il suo campo d'azione privilegiato a Parigi dove si stabilisce Tzara, accolto come un Messia dagli animatori della rivista Litterature, Andrè Breton, Luis Aragon Philippe Saupalult.




Lo spirito Dada era stato introdotto a Parigi da Jacques Vachè con la rivista Sic di P.Albert.Birot e da Nord-Sud di Pierre Reverdy.







Queste due testate sono state la naturale evoluzione avanguardistica di Les soirées de Paris fondata nel 1912 da Gullaume Apollinaire




A Parigi si pubblica tra il novembre 1919 e il maggio/giugno 1922 Action, rivista d'avanguardia diretta da Florent Fels con un carattere antimilitarista e di simpatie anarchiche. Solo dodici uscite che non sostengono la linea dadaista ma ne propongono un'altra secondo una forma di disciplina individualista, mentre dada rifiuta qualsiasi forma che non sia indisciplinata.


  

Le vicende dei dadaisti a Parigi fanno emergere alcune divergenze molto profonde come quelle che hanno diviso Andrè Breton e Tristan Tzara. Breton, nel marzo del 1922, attacca Tzara sul n°2 di Comoedia e Tzara replica il mese dopo pubblicando un "journal trasparent" intitolato La coeur a barbe, dove compaiono testi di Satie, Duchamp, Soupault, Peret, Eluard....




I testi dei dadaisti compaiono anche su riviste quali Les Feuilles libres, Manomètre, Proverbe









Alla fine del primo conflitto mondiale Richard Huelsenbeck fa ritorno a Berlino e fonda la rivista Dada Club (1918-1921) in cui figurano le collaborazioni con Raul Haussmann, Hanna Hoch, Franz Jung, George Grosz, i fratelli Hertzfelde. Su questa pubblicazione vengono sferrati attacchi violenti alla borghesia e al conformismo della repubblica di Weimar.




Raul Hausmann pubblica, sempre a Berlino dal giugno 1919,  Der Dada, orientata verso un'impostazione prevalentemente visuale con disegni di George Grosz, due fotomontaggi di John Heartfield, fotografie di dadaisti, poesie e illustrazioni.










Nel 1917 gli editori Wieland Herzfelde e Heinz Bargen danno alle stampe Der Almanach del Neuen Jugend auf das Jahr, dove compare un'antologia di autori che sostengono la pace e i contenuti politici. 




Wieland Hertzfelde e il fratello che si faceva chiamare John Heartfield, pioniere del fotomontaggio, sono gli artefici di Neue Jugend.




Nello stesso anno Richard Huelsenbeck pubblica di Die Freie Strasse, il testo Der Neue Mench, ossia "l'uomo nuovo.




Sempre su questa pubblicazione edita da Raoul Housmann, Franz Jung e Johannes Baader, nel n°9 del 1918, emerge tra i dadaisti berlinesi una chiara posizione politica, al contrario degli altri gruppi, ed un interessamento alla psicotipologia basata sule ricerche di Otto Groos e sistemizzate nel 1916 da Franz Jung.







Dal 1918 al 1921, esce a Munchen Der Ararat edito da Hans Goltz, titolare di una importante galleria d'arte dove hanno esposto Hans Arp, Paul Klee, Georges Braque, George Grosz, Kurt Schwitters, Roul Hausmann Man Ray e molti altri






I dadaisti berlinesi sono gli inventori del fotomontaggio che viene utilizzato come una forma di espressione  a scopi politici. Quello che è considerato il primo periodico che utilizza il fotomontaggio con questi obbiettivi è "Jedermann sein eigner Fussball" , edito dal 1919 presso Malik Verlag. Uno dei suoi artefici, insieme a George Grosz, Richard Huelsenbeck, Walter Mehring, Erwin Piscador, è  John Heartfield che in copertina porta un attacco radicale verso la politica della repubblica di Weimar, con uno scandalo di dimensioni inimmaginabili. 





Heartfield collabora anche con riviste di carattere esclusivamente politico come Die Rothe Fahne, fondata nel 1919 da Rosa Luxemburg. Di seguito una sua creazione è pubblicata sulla la copertina di questa rivista legata ai German Communist Party (KPD). 




Ad Hannover, Kurt Schwitters concilia nella rivista Merz il costruttivismo e il dadaismo, prolungando la sua sicerca anche dopo il 1924 con Merzbau, architettura d'interni fatta con detriti.







Un'altro artista fonda a Berlino la rivista Die Pleite. Si tratta di George Grosz, tra le altre cose spietato illustratore che manifesta con le sue immagine una posizione critica radicale contro la repubblica di Weimar. Il periodico esce tra il 1919 e il 1924 con 11 numeri in totale, edito da Wieland Herzfeld.




Una delle illustrazioni di Grosz pubblicate su  Die Pleite
(questa appartiene al primo fascicolo)
Nell'ottobre del 1921, a Liepzig, viene pubblicata Der Bastard, una rivista a carattere modernista con contenuti dadaisti. La redazione è diretta da Adrian Michel Van den Broecke che nel 1920 pubblica sulla testata il manifesto Dada -Rede.




La casa editrice berlinese Der Malik stampa tra il 1920 e il 1921 5 numeri di Der Gegner, dove compaiono diversi contributi degli ideologi comunisti, Leon Trozsky tra tutti.




Il poeta romano Julius Evola  inroduce il dadaismo in Italia sostenuto dagli editori Gino Cantarelli e Aldo Fiozzi che fonderanno a Mantova la rivista Bleu. Evola pubblica suoi poemi, alcuni disegni e diversi saggi dei dadaisti parigini. 




Oltre a Picabia trovano posto due "dada airship" di Johannes Baader, un architetto e scrittore con una visione mistica, eccentrica rispetto all'ambito del dadaismo berlinese: nei suoi deliri riesce ad autoproclamarsi Presidente della Terra in quanto "Oberada", vale a dire "superdada".


La copertina della rivista Die Frei Strasse
dove Baader si dichiara Presidente


Tornando a Roma, ha più fortuna la rivista Noi diretta da Enrico Prampolini e edita insieme a Bino Sanminiatelli. La pubblicazione che vive tra il 1917 e il 1925, si occupa di avanguardia ma non è strettamente dadaista anche se vi si possono leggere testi di Tzara o di Pierre Reverdy, Marcel Janco, Hans Arp, Julius Evola...




In Olanda Theo Van Doesburg è artefice della rivista Mecano che pubblica sotto lo pseudonimo I.K.Bonset e distribuisce come supplemento della rivista De Stijl, ma anche con una vendita autonoma. Tra il 1922 e il gennaio del 1924 ne escono 4 numeri.






In Belgio e più precisamente ad Anversa il gruppo pubblica Ca Ira, che ha come principale animatore il poeta Paul Neuhuys, responsabile dell'edizione dal 1920 alla sua morte avvenuta nel 1984.




A Zagabria esce Dada Tank, pubblicato da Dragan Aleksic, in due edizioni: la prima incensurata la seconda censurata. Ritornato da Praga dove studiava, Alksic inizia come collaboratore di Zenit fino al maggio de 1922, dopodichè di editare una nuova rivista, forte del sostegno di un gruppo di artisti e scrittori locali ma anche del contributo di Tristan Tzara che appare con il suo peoema Zanzibar, e di quello di Kurt Schwitters con il suo inedito Poem n°48






Un mese prima dell'uscita della testata di Aleksic, Ljubomir Micic e Branko Ve Poljansky pubblicano il curioso Dada Jok.



Ljubomir Micic è stato anche l'editore della citata rivista Zenit, pubblicata tra il 1921 e il maggio 1923 a Zagabria, quindi a Belgrado dal giugno 1923 al dicembre 1926. La rivista fa proseliti creando una sorta di "zenitismo" orientato verso il marxismo-leninismo. Questa tesi è raccontata nel film di Karpo Godina e Branko Vucicevic nel loro Splav Meduze (1980), tesi suffragata dal titolo che compare sull'ultimo numero uscito nel dicembre 1926: "Lo Zenitismo attraverso il prisma del marxismo".

Zenit del dicembre 1921



In Ungheria Ljos Kassak pubblica Ma tra il 1916 e il 1925. Vi convergono artisti d'avanguardia della mitteleuropa, soprattutto austriaci e ungheresi, appartenenti a varie correnti, dall'espressionismo al cubismo, dal futurismo al dadaismo.



Questa testata succeda ad A Tett, del 1915, di cui l'artefice è ancora una volta Ljos Kassak.




In Romania Ilaria Voronca dirige la rivista "75HP" illustrata da Victor Brauner.



Sempre a Bucarest esce la rivista Contimporanul che pubblicherà 122 numeri dal 1922 al 1932.Gli editori sono Ion Vinea, Jacques Costin e Marcel Janco. Nel suo impianto modernista indirizzato verso una letteratura d'avanguardia, il dadaismo trova uno spazio significativo per quel che riguarda la pubblicazione di immagini di opere d'arte.




In Giappone si riunisce un gruppo d'avanguardia che ha varie tendenze oltre a quelle dadaiste, comprendendo elementi futuristi e costruttivisti. 




Nel gruppo, che pubblico Mavo, ha un ruolo fondamentale il poeta Takahashi Shinkichi che sintetizza gli elementi d'avanguardia con lo zen; Shuzo Takiguchi e Kitasono Katsue ideatore della rivista anarco-dadaista Ge Girrigigam Prr Gimgen che ha una posizione più indirizzata verso il surrealismo.



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