il mandala di Cortazar, tra musica francese, swing e tango
RAYUELA
CHANSONNIER, MANOUCHE, TANGUEROS
PIERLUIGI
FERRARI ANNAMARIA MUSAJO FRANCO FINOCCHIARO
Per me esiste ormai soltanto una bellezza:
quella
che è un fine e non un mezzo, e che
è tale perché il suo creatore ha identificato
in sé il significato della sua condizione
umana con il significato della sua condizione
di artista.
(Julio Cortazar, Il gioco del Mondo)

Parigi e Buenos Aires, due metropoli, due continenti, una innata verve artistica che nella musica popolare ha codificato due linguaggi unici e fortemente legati al loro spirito multietnico. A Parigi il Jazz, accolto con entusiasmo nella forma in cui lo suonavano i maestri d’oltreoceano ma trasfigurato nell’elettrizzante declinazione creata dai manouche. A Buenos Aires il Tango, intreccio musicale che ha catalizzato le influenze originarie dei nativi in una modalità dove il contributo degli immigrati è stato decisivo. Sia a Parigi che a Buenos Aires queste musiche hanno attratto l’ispirazione dei poeti e quindi la voce degli chansonnier e dei cantores. Attraverso la loro presa sul pubblico, da un lato e dall’altro dell’oceano e anche con l’imprescindibile apporto del femminile, musica e poesia si sono fuse in una sintesi che ha saputo descrivere la vita, i sentimenti, i desideri di due popoli e delle loro adorate città, Parigi e Buenos Aires .
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Disegno di Julio Cortazar, dal "Cuaderno de Bitacora" nel quale sono conservati gli appunti che l'autore ha scritto durante la stesura di Rayuela. |
Parigi, così come avrebbe
accolto il jazz, è stata la prima città ad attirare il Tango già nei primissimi
anni del ‘900, sia per la sua attitudine verso l’esplorazione dell’esotico, sia
per l’attrazione che gli argentini hanno
da sempre provato per la Francia e soprattutto per la Ville Lumiere. E non si è
trattato solo di un esodo di musicisti dal Rio de la Plata alla Senna, ma di
poeti, scrittori, artisti che per tutto il novecento, e in misura maggiore
negli anni atroci delle dittature militari, hanno trascorso un periodo della
loro vita a Parigi. Questa corrente di intellettuali più o meno in esilio,
hanno rinsaldato e reso reale uno stretto legame tra le due città. Ed è proprio
a Parigi che il giovane Julio Cortazar scrive nel 1963, uno dei capolavori
assoluti della letteratura ispanoamericana del ‘900. Il titolo di questa opera
congegnata secondo una struttura d’avanguardia è Rayuela, in italiano tradotto
come Il gioco del mondo da Einaudi. La rayuela è il gioco dalle innumerevoli varianti
che tutti i bambini sudamericani ed europei hanno giocato, disegnando con un gesso delle caselle
sull’asfalto di un marciapiede o di un cortile, per poi saltare da una all’altra
su una gamba, cercando di recuperare un sasso o un legnetto che era stato
preventivamente lanciato in una certa casella.
Il titolo del recital/spettacolo
qui presentato, è un omaggio a questo capolavoro ed è organizzato come lui in
due parti. La prima parigina, la seconde bonareense. La prima con alcune grandi
pagine della chanson francaise; la seconda con una selezione di tangos. Entrambe
interpretate con un ventaglio di sfumature musicali che vanno dal più verace
esprit manouche al tango argentino, conservando come trait d’union la sonorità
essenziale di un duo strumentale, formato da una chitarra e un contrabbasso, e
da una voce che padroneggia sia il
francese che il castigliano. La caratteristica ineguagliabile della formazione
sta nell’eclettismo con cui i tre protagonisti sanno spaziare da un linguaggio
all’altro ,conservandone la verità. A
questo proposito va aggiunto che il progetto ha anche una componente teatrale
in quanto, ai brani musicali si alternano brevi momenti di recitazione nella
quale emergono alcuni passaggi significativi del capolavoro di Cortazar. L'autore del testo che è stato scritto per lo spettacolo è Franco Finocchiaro che ha tratteggiato in brevi monologhi l'itinerario umano del protagonista, di Rayuela, Horacio. Lo spettacolo è articolato in due tempi, il primo con Horacio nella sua scoperta di Parigi; il secondo con Horacio, rientrato forzosamente a Buenos Aires. Musicalmente, il viaggio da Parigi a Buenos Aires che vuol dire quello da Edith
Piaf a Carlos Gardel, da Django Reinhardt ad Astor Piazzolla, da jacques Prevert a Homero Manzi… Così, con un salto
dopo l’altro, tra vals, swing e tangos, il recital accompagna lo spettatore in un vertiginoso “gioco del
mondo”, dove si intrecciano poesia, emozione e sorpresa. Tra la terra e il cielo.
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