All'Argine di Antonia Klugmann, si tocca il cielo con una forchetta
In
un’epoca in cui gli chef sono osannati come pop stars mediatiche,
non sono molti quelli che insistono nella sperimentazione portando
avanti la loro ricerca con serietà, prendendo le distanze
dall’effimero che trascina molti colleghi nel regno
dell’inautentico, dove l’effetto spettacolare è il paravento
dietro al quale si nasconde l’assenza di sostanza. Il
ristretto Parnaso dove si raccoglie l’élite più accreditata,
misura la sua eccellenza seguendo tre punti cardinali indispensabili
che sono la rigorosa scelta della materia prima con attenzione alla
sua stagionalità, la conoscenza delle nuove tecniche di preparazione
degli alimenti, l'armonia degli abbinamenti: il quarto riguarda la
creatività che distingue un cuoco dall'altro includendo l'estetica
con cui i piatti vengono presentati.
Cannelloni alle cime di rapa e baccalà |
La
cucina di Antonia Klugmann oltre a maneggiare tutti questi punti di
riferimento con sicurezza e precisione, ha il valore aggiunto di una
stella polare che illumina la sua filosofia: la tradizione della
cucina regionale friulana.
Quest'ultimo
strumento culturale, arricchisce con discrezione la ricerca spesa
nella preparazione di ogni piatto, sottraendo le composizioni alle
discutibili iperboli creative che in fondo sembrano figlie di un
imprecisato non luogo.
Antonia ci ricorda di essere in Friuli e in una precisa stagione dell'anno, ma è solo l'indizio di un “territorio in movimento”, come suggerisce uno dei menu del suo ristorante.
Siamo
molto lontani da quella che viene definita una rivisitazione della
tradizione, ma ci troviamo piuttosto nel campo delle riminiscenze, il
cui riverbero recupera sensazioni specifiche del territorio; richiami
nativi che agiscono come madelaines proustiane, evocando sapori,
profumi ed emozioni legati ad una precisa identità locale.
E
il Friuli nella sua austerità contadina, è particolarmente generoso
di prelibatezze genuine preparate dall'uomo e di un vasto campionario
vegetale messo a disposizione dalla natura con una generosità che
può rendere squisito anche il piatto più povero.Partendo
da questi prodotti, Antonia imprime alla sua cucina un’energia
cinetica capace di inserire le materie prime utilizzate, nel quadro
vorticoso del suo stile che oggi ha il carattere di un vero e
proprio linguaggio del gusto.
Nella
sua articolazione intervengono molteplici suggestioni che sono
reinventate con mano sicura, anima umile e un pathos spontaneo verso
l'alchimia della semplicità.
Gli
ospiti del suo ristorante, L’Argine di Vencò, sono invitati e
coinvolti nella sua delicata poesia, coniugata in una sinfonia di
sapori, profumi e visioni: corrispondenze che incantano per i
raffinati dettagli, incarnando in esse l'aspirazione alla leggerezza.
Infatti
la misura dei condimenti è così perfetta nella sua stravaganza, da
non diventare protagonista: la sua funzione è quella di cucire con
un filo invisibile i contrasti o le nouances che caratterizzano le
trame caleidoscopiche di ogni portata. Questa
grazia è trasversale e illumina “in progress” i piatti di carne,
come quelli di pesce o quelli vegetariani. Il recente menù propone
tre soluzioni predisposte per affrontare una degustazione coerente,
ed una carta in cui sono inserite anche proposte che non figurano nei
percorsi suggeriti. A volte, c'è anche la scintilla di un piatto
fuori lista, come nell'ultima occasione in cui ho avuto il privilegio
di cenare all'Argine.
Polentina verde allo sclopit |
In quella circostanza, ho potuto assaporare il tartufo nero di un raccoglitore locale che approvigiona Antonia imprevedibilmente. Questo brumale è stato proposto con un brodo di funghi porcini, delle lamine di ramolaccio e teneri passatelli preparati con un impasto di pane integrale, parmigiano e tartufo. Scelto il percorso desiderato, l’attesa delle portate offre la possibilità di curiosare quello che accade in cucina, osservando da una grande vetrata i movimenti e la concentrazione con cui Antonia e la sua brigata si muovono in un silenzioso automatismo.

La sincronia del loro coordinamento influisce
direttamente sui tempi di attesa, riducendoli esattamente ai ritmi
fisiologici che consentono una decantazione dei sapori, un commento
conviviale, una battuta con Romano De Feo che si occupa di proporre
un grand tour di vini, scelti da una carta molto ricca e soprattutto
focalizzata sui grandi vini friulani di vignaioli che in alcuni casi
producono nelle immediate vicinanze del ristorante.
Antonia Klugman e Romano De Feo |
E
Romano, che guida con meticolosità tutte le operazioni del servizio
in sala, è una risorsa straordinaria per questo ristorante che in
brevissimo tempo ha conquistato con pieno merito la sua prima stella
Michelin.
La
sua competenza enologica è pari alla gentilezza con cui propone un
percorso tra vini di qualità anche molto diversi tra loro, per
seguire le esigenze dell’abbinamento con il cibo: tra l’arrivo al
tavolo e il termine del pasto non se ne assaggiano meno di cinque.
Oltre alla piacevolezza della sala arredata in maniera semplice e accogliente, all'eleganza rilassante del colore verde salvia delle pareti in muratura, al benefico respiro di vetrate a scorrimento che separano e uniscono l'interno con la campagna, è necessario riferire quel che riguarda il discreto accompagnamento sonoro. Tra una parola scambiata e una silenziosa estasi gustativa, si ha il piacere di riconoscere tra gli altri la magica tromba del Miles Davis classico, ripreso dal vivo in una notte al Blackhawk di San Francisco nell'aprile del 1961, o il sassofono tormentato di John Coltrane prima della sua ascesi mistica.
Questo
è veramente una encomiabile rarità nel nostro paese, dove anche le
firme più blasonate della ristorazione propongono dei sottofondi
sonori che non sono assolutamente all'altezza della situazione: qui
da Antonia e Romano questa cura meriterebbe di essere indicata in una
nota del menu, per informare gli ospiti su chi sono gli interpreti
della musica che li accompagna con discrezione ed eleganza nella
degustazione.
Garusolo, fagiolo gialet e spinacino |
Per
poter godere di tutto ciò, informo che L’Argine si trova in mezzo
ai preziosi vigneti del Collio, a un pugno di metri dal confine
sloveno, e che è attrezzato anche con qualche confortevole camera
per ospitare i clienti desiderosi di soggiornare in loco, dopo aver
goduto delle prelibatezze della tavola.
Per
loro è prevista una sorpresa entusiasmante: la colazione del mattino
preparata e sfornata al momento da Antonia. Una vorticosa carrellata
di sapori salati e dolci, degna del miglior albergo a sette
stelle!!!..e alla mattina, Miles Davis e gli altri jazzisti restano
comme il faut a riposare, lasciando lo spazio dei suoni a
rassicuranti e giocose arie tratte dal repertorio del bel canto.
Insomma,
una visita in questo incantevole ristorante è imperdibile, e lo è
anche per i gourmet che non godono di particolari agiatezze
economiche. Sì, perché oltretutto i prezzi sono gentili e
sostenibili molto più che in qualsiasi luogo offra questo livello di
ospitalità. Come recitava il titolo di un'iniziativa che molti anni
or sono aveva organizzato un grande personaggio della ristorazione
friulana, (Dante Bernardis, patron del mitico ristorante “Da
Blasut” di Mortegliano in provincia di Udine e ora trasferito nelle
colline toscane), state sicuri che all'Argine di Antonia e Romano si
può “toccare il cielo con una forchetta”!
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