LA TRAGICA COPERTINA DI ADELAIDA

  


Nel 1996 Tangoseis ha pubblicato il suo primo cd con la music di Piazzolla e registrato nello stesso studio, il Mondial Studio, dove Astor aveva realizzati il suo Summit invitanto il baritonista Gerry Mulligan. Al momento di scegliere il titolo abbiamo scelto di utilizzare "Loco yo, Loco vos" di chiara derivazione piazzolliana e più precisamente  riguardante La Balada para un loco che conteneva i versi di Horacio Ferrer. A consigliarci su questa idea è stata Adelaida Gigli, un'artista che ci ha beneficiato anche del disegno realizzato con la tecnica della grafite dei gessetti colorati su carta, affinchè lo potessimo riprendere sulla copertina del cd. Secondo quanto ci ha commentato, il soggetto di quell'opera riguardava la questione dei desaparecidos che l'ha ferita direttamente per la perdita di due figli. La storia di Adelaida è molto avventurosa. 

David Viñas

Nata a Recanati nel 1927 era figlia della bonaerense Maria Teresa Valeiras e di Lorenzo Gigli, noto pittore che nel 1913 era approdato giovanissimo in Argentina e che dopo aver partecipato alle Biennali di Venezia nel 1928 e nel 1930, l'anno seguente   era tornato con la famiglia a Buenos Aires dall'Italia, fuggendo dal fascismo per incappare in una nuova dittatura, imposta pochi mesi prima da un colpo di stato.  

Lorenzo Gigli con il tenore Beniamino Gigli alla mostra nella gallería Witcomb di Buenos Aires. l'unica figura femminile è quella di Adelaida Gigli

Adelaide, chiamata così in omaggio alla madre del poeta Giacomo Leopardi, giovane e bellissima, a Buenos Aires ha studiato con profitto alla facoltà di Filosofía y Letras della UBA dove incontra David Viñas che diventerà suo marito. Insieme a lui e ad altri intellettuali, Adelaida aveva contribuito a creare nel 1953 la leggendaria rivista Contorno, in cui letteratura, politica e società argentine venivano sottoposte a una critica minuziosa, in aperto contrasto con l’approccio cosmopolita ed elitario del gruppo raccolto intorno all’ ancor più celebre Sur, fondata negli anni ’30 da Victoria Ocampo. 



Per questa partecipazione Adelaida Gigli passerà alla storia come “la mujer de Contorno”, mentre con il David Viñas, figura di spicco del gruppo di intellettuali conosciuto con l'aggettivo "los parricidas", ebbe due figli Lorenzo Ismael e di Maria Adelaida. Entrambe finirono nelle mani degli aguzzini della dittatura e da lì nella tragica lista dei desaparecidos. Maria Adelaida, soprannominata Nanina, aveva ventidue anni quando fu catturata al giardino zoologico di Buenos Aires e prima di finire nelle mani dell'esercito e finire segregata nel "Campito" di Campo de Mayo, riuscì a lasciare la figlioletta di otto mesi ad una coppia di sconosciuti turisti svizzeri: il marito Carlos Andrea Goldenberg, militante montonero e figlio di un noto psichiatra cittadino, era  morto in uno scontro armato quindici giorni prima della scomparsa di leiSua figlia è stata adottata dalla famiglia che l'ha salvata e ora vive in California, fa l'avvocato con il nome Inés Cuppersmith e conosce da poco la sua storia. Lorenzo Ismael era un tenente venticinquenne dei Montoneros nelle tropas especiales de Infantería (T.E.I.) con il nome di battaglia Andrés, e nel 1980 aveva cercato di espatriare per raggiungere la madre che si era già rifugiata in Italia nel paese natale. Era partito da Santa Fe, con un autobus dell'impresa Pluna diretto a Rio de Janeiro, ma fu sequestrato alla frontiera brasiliana in località Pasos de los Libres dove, nella estancia La Polaca stazionava il distaccamento di Intelligencia 123 dell'esercito che operava anche come centro clandestino di detenzione e sterminio, diretto dal colonnello Héctor Julio Simón, alias el turco Julián. Simón. Lorenzo, che in quel momento era padre  di una bimba di ventisei giorni avuta con Claudia Allegrini, fu condotto in una prigione, nello scantinato di una villa dove rimase fino alla fine dell'anno; fu lungamente torturato e poi buttato nel Río de la Plata, durante uno dei tanti voli della morte. Anche Adelaida Gigli, che in quell'epoca buia e omofoba era l'unica donna a frequentare la casa di Blas Matamoro per le riunioni costitutive del Frente de Liberación Homosexual, da lei considerato come la "vera rivoluzione", in precedenza era stata anche lei arrestata dopo la scoperta che nella sua casa era nascosto l'arsenale di Montoneros: nel 1977 riuscì miracolosamente a lasciare il Paese, arrivando a Genova dopo un viaggio rocambolesco. 


A Recanati era arrivata con una valigia come unico bagaglio, lasciando l'Argentina con il cuore spezzato da un irreparabile dolore per la sorte tragica toccata ai giovani figli, ma anche tutta una corte di amicizie interessanti e vivaci, una vita intensa e movimentata, un intreccio eterogeneo di passioni politiche, una casa dove iospitava feste memorabili, pronte a trasformarsi in vere e proprie performances dove lei stessa era una provocante mattatrice. Il suo temperamento eccentrico, ribelle, sprezzante, estraneo alle convenzioni borghesi, l'aveva resa implacabilmente disinibiva nel mettere in discussione la supremazia maschile. 


Ma questo carisma estroverso era stato segnato dalla perdita di Adelaida e Lorenzo, e a Recanati la sua vita è trascorsa in una forma silenziosa, poco appariscente, in una solitudine che definiva un privilegio, ma sempre in una fervida attività creativa. La sua personalità complessa si è dedicata ai suoi molti talenti, tra i quali quelli di ceramista che esercitava in un monolocale presso il magnifico chiostro di Sant'Agostino e nel laboratorio di Enrico Trillini in contrada Montefiore. Purtroppo all'inizio nel 2001 l'Alzheimer gli ha postato via la memoria e gli ha spento la voce, e negli ultimi dieci anni di vita ha vissuto in queste condizione sotto la cura attenta del personale di una casa di cura recanatese. 


La sua poesia e la sua scrittura quasi segreta di una brillante narrativa breve, è stata raccolta in parte nell’antologia Paralelas y solitarias pubblicata nel 2006 e relativa ai testi raccolti tra il 1976 e il 1986 e coordinati da Adrián Bravi, bibliotecario dell'Università di Macerata e affettuoso amico che l'ha accompagnata negli ultimi anni della malattia. Adelaida aveva espresso di essere cremata e le sue ceneri sparse nel “Giardino delle Parole Interrotte”, che si trova a Recanati ed è dedicato ai suoi due figli. 



Lì si trova il monumento che include la maschera in bronzo appositamente realizzata da Adelaide, così integrata nella comunità da donare molte opere pittoriche al comune e a dicharare: “pensavo di venire qui a sopravvivere, o a rinascere. E invece ho vissuto”.  Inoltre la sua attività è stata documentata in diverse mostre come quella antologica con le sue ceramiche, tenutasi nel 2017 presso la galleria d'arte ricavata sotto "l'Arco degli Sposi" in via Roma a Recanati.


La presentazione riprende uno scritto che l'artista aveva ideato per il Comitato Donne Latino Americane di  Bologna nel 1981. Eccone un ampio stralcio:

Circostanze personali e storiche mi costrinsero ad abbandonare il Paese di adozione e scegliere il mio Paese di origine. Con i miei 50 anni mi trovo di fronte ad una contraddizione: la mia spiritualità maturità in un’altra terra, deve affrontare e capire la realtà italiana. Il mio passato come latino-americana, il mio presente come europea. La consapevolezza di queste due situazioni determinano un solo problema: cercare un’identità, che in definitiva è quella di essere donna. In America Latina situazione di violenza rivoluzionaria (che significano difese dei diritti umani), hanno permesso di aprire il ruolo delle donne.
Per esempio: America Latina aveva bisogno di militanti per il suo esercito popolare ed ha integrato.
Io non lavoro con immagini di evasione, con immagini accondiscendenti. Io non faccio donne belle e decorative, quelle che il potere tradizionale esige, aspetta ed assegna. Mi identifico con una voce (nel mio caso non va più in la che la denuncia, il sarcasmo, o la dissacrazione) che giorno per giorno si va articolando in un linguaggio compromesso ed autentico di donna.
Questa mia esperienza personale mi permette di fare un’altra affermazione: noi, donne, siamo soggetti attivi storicamente, sempre ed in ogni attività: se ho scelto il titolo generico EVA per questa mostra (facendo uso di queste designazioni della donna come oggetto) è stato con l’intenzione di arrivare alla realtà e la fantasia di questa designazione. EVA dopo aver ‘tentato’ si converte in un essere precario, punito: si ritrova incinta e sola di fronte ad una realtà irreversibile, quella del suo sesso. Si strappa la maschera di oggetto per spogliarsi di fronte al suo pericolo. Tutte le difficoltà della vita umana si ritrovano in lei, tutta l’assurdità. Tutta l’energia. Non è una Dea, nemmeno una speranza, è una donna. 
E’ una vittima, manodopera portavoce della legge, di una Legge non fatta per lei né da lei. Nello stesso tempo lei è la padrona assoluta della sua meraviglia e del suo privilegio. Nel viso di ogni donna c’è scritto il passato e il presente della realtà. C’è scritto la vera storia degli esseri umani. Ogni EVA è un manoscritto dove si deve scoprire quello che è successo e quello che succede.

Per approfondite la conoscenza di questo straordinario personaggio femminile, è da pochissimo uscita la biografica scritta dal suo caro amico Adrián Bravi.










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