HELEN, JULES E JIM



La pittrice e giornalista berlinese Helen Grund, il marito Franz Hessel e lo scrittore Henri-Pierre Roché, hanno formato il trio amoroso intorno al quale si è diffuso il mito dell'amore libero nel post- 68, attraverso il romanzo che ne ha raccontato le vicissitudini, attraversando la passione e l'infelicità per concludersi tragicamente. A scriverlo è  Henri-Pierre Roché, quando già la relazione con Helen Hessel si era chiusa lasciando tra di loro una aperta ostilità e a partire dalla triste notizia appresa a Dieulefit dove si è rifugiato: la dolorosa fine di Franz Hessel, scrittore che si ispira a Helen come protagonista scintillante, del suo Romance parisienne del 1920 (tradotto da Adelphi nel 1993);  amico di Walter Benjamin, traduttore di Proust ebreo, morto di stenti dopo una fatale prigionia in un campo di detenzione aperto nel Sud della Francia dai collaborazionisti. 


Lo scrittore concluse il romanzo nel 1953, anno della sua pubblicazione con il titolo Jules e Jim, 
pubblicandolo senza molto successo da Gallimard seppure fosse elegante, irenico, dallo stile ellittico, conciso, e di cui ciascuna frase colpisce nel segno: la storia di "un puro amore per tre" negli anni '20, come la descrisse allora il celebre editore. Il romantico Franz Hessel e l'erotomane Henri-Pierre Roché erano amici fedeli che hanno amato una lunga lista di donne scambiandosele senza problemi, come è accaduto per la pittrice Marie Laurencin o la contessa tedesca Franziska zu Reventlow, scrittrice e grande esperta di ménage à trois


Quando Franz incontrò Helen, avvertì l'amico francese che 
 nell'estate del 1907 li raggiunse a Hohenshäftlarn, nei pressi di Munchen, iniziando un'appassionata storia d'amore a tre.
 Pierre fa avanti e indietro  Parigi, chiedendo a Helen di scrivere la storia del loro amore: la donna accetta redigendo un diario che riempie le pagine di 25 piccoli taccuini blu scritti in tre lingue, tedesco, inglese e francese, sotto forma di dialogo, esperienza filosofica, poesia, teatro interiore: ma nel momento in cui allo scrittore viene l'idea di utilizzarne i contenuti per un libro da scrivere a quattro mani, lei si rifiuta di partecipare al progetto. Roché, affascinante dongiovanni e intellettuale coltissimo, grande amico di Marcel Duchamp, Man Ray, Erik Satie, Edgar Vàrese,..., George Braque con cui pratica il pugilato molto di moda tra gli intellettuali dell'epoca, importante mercante d’arte e maître-à-penser del suo tempo, era anche un accanito grafomane che ha riportato la sua vita su un diario intimo, riempiendo con la sua scrittura uniforme oltre trecento quadernetti e quaderni di scuola, a partire dall’ottobre 1901 fino al 7 aprile 1959, due giorni prima della morte. In alcuni di questi sono state riportate anche nei dettagli più scabrosi le vicende quotidiane che riguardavano la storia della vita sentimentale con Helen. Da questo materiale verrà elaborata in dieci anni di lavoro la trama del debutto letterario con il suo nome e all'età di 74 anni, grazie alla complicità con  Jean Paulhan: Jules et Jim, un romanzo corretto e ricorretto fino a raggiungere una perfetta concisione, come un metodo del tutto simile a quello dell'amico Duchamp, eremita che possedeva tutto e non aveva niente, artigiano perfetto e paziente che grattava il suo Vetro per mesi interi. Forse il secondo lavoro portato faticosamente a termine che lo ha strappato alla devozione per l’ozio più completo: il primo  è un breve romanzo amatissimo da Picasso e Duchamp, pubblicato nel 1921 per le Éditions de la sirène con il titolo Don Juan, ma firmato con lo pseudonimo Jean Roc per poter raccontare senza ripercussioni le sue molteplici conquiste. 


La sua è stata una vita all'insegna della perpetua vacanza, con una disponibilità assoluta che escludeva qualsiasi mestiere, con un poligamismo dichiarato che escludeva qualsiasi legame familiare. Insomma, un uomo che, nell’arco di tre quarti di secolo, ha avuto come guida esistenziale la morale ascetica e rigorosa ispirata dalla ricerca del proprio piacere, coltivando il proprio tempo con entusiasmanti viaggi intercontinentali, con intime frequentazioni dei più alti spiriti del suo tempo, con continue infatuazioni per tutte le donne desiderabili che si trovassero a portata di mano. Anche Helen Grund era sodale a questo modello restando all'altezza della libertà di costumi fino agli ultimi anni delle sua vita, quando già ultra ottantenne si è concessa le grazie di un ultimo amante, il giovane ricercatore Bern Witte che voleva scrivere una tesi su Benjamin. Nonostante la sua attitudine libertina, ebbe un cedimento che portò alla conclusione della furiosa passione condivisa con Henri-Pierre Roché, durata una decina d'anni in cui il loro amore si accompagnava al susseguirsi di litigi e di tradimenti reciproci, punteggiato da due aborti che riesce a regolarizzare usando il certificato di cattiva salute mentale di sua madre per giustificare la necessità di interrompere la gravidanza. Questi aborti erano sollecitati  da Roché che nel frattempo stringeva due relazioni, diventando padre grazie a una giovane archivista di nome Denise. Fu proprio questa nascita a scatenare le ire di Helen, con strascichi che l'hanno tormentata per anni nonostante la tempra caratteriale e gli illustri amici che frequenta a Parigi. Per dare un figlio che non fosse illegittimo all'amante, aveva divorziato da Franz che dopo avrebbe risposato per divorziare una seconda volta pur standogli accanto fino alla sua morte prematura. In un'intervista suTélérama, il figlio più giovane di Helen, Stéphane che allora aveva 49 anni, confida che sua madre gli aveva addirittura chiesto chiesto di sfidare Roché a duello. Stéphane Hessel, resistente, grande diplomatico, ambasciatore francese e autore del libretto di successo internazionale pubblicato nel 2010 Indignez-vous, confida a Serge July, nel documentario C'era una volta... Jules et Jim diretto da Thierry Tripod:“Mia madre non era amorale, ma aveva una sua morale imperiosa quanto quella borghese. Riconobbe e sapeva che Henri-Pierre Roché doveva avere altri interessi amorosi oltre a lei. Amava anche le diversità erotiche. Ma dovevi essere sincero. Lei ne parlava apertamente mentre lui lo nascondeva. Il giorno in cui seppe che Henri-Pierre aveva un figlio e che era sposato da sette anni, proibì a mio padre di continuare a vederlo. Nessuno è morto come nel film, ma è quasi lo stesso. È stata la morte dell’amicizia”. 


In ogni caso, le giornate di Helen erano impreziosite da frequentazioni speciali come quelle che riguardavano il circolo di Lee Miller, Philippe Soupault e Ré, Max Ernst, Gabrielle Buffet-Picabia e Man Ray che negli anni '20 aveva sviluppato le foto scattate da Henri-Pierre Roché in cui possiamo vederla saltare nuda nel Baltico dove aveva fatto costruire una casa, o indossare i jeans in un'epoca in cui questo outfit era stravagante negli ambienti borghesi. Si guadagna da vivere traducendo in tedesco Lolita di Nabokov e Noa Noa di Gauguin, o scrivendo di moda per il Monde illustré e per un quotidiano tedesco. In Germania i suoi articoli sono molto apprezzati, tanto che «…Adorno consiglia Walter Benjamin, che vuole documentarsi sulla moda parigina dell’Ottocento, di rivolgersi a Helen Hessel». Benjamin e Adorno che apparterranno alla schiera di artisti e intellettuali tedeschi ospitati nel suo appartamento di Rue de Grenelle, prima che nella primavera del 1940 Helen e il marito trovino rifugio nella Villa Mas de Carreirade di Aldous Huxley a Sanary-sur-Mer, dove insieme al padrone di casa redige un appello alle donne tedesche esortandole a lasciare immediatamente la Germania con i loro figli,  offrendo aiuto e sostegno. La località amena in cui aveva trovato rifugio veniva chiamata Montparnasse-sur-Mer, ma soprattutto «capitale mondiale de la littérature allemande» a causa dei diversi scrittori tedeschi e austriaci che vi hanno soggiornato, Thomas Mann, Bertolt Brecht, Moïse Kisling, Wilhem Herzog, Ernst Bloch, Stefan Zweigg,  Erich Klossowski fra tutti gli almeno 36 nomi salienti. Per inciso Hessel, amico di Man Ray e Marlene Dietrich, era principalmente concentrato sulla letteratura, sostentandosi con le traduzioni per le edizioni Rohwolt che  gli commissionarono testi di Baudelaire e Stendhal, del cugino Pons, di Balzac, di Julien Green e di Jules Romains: ma soprattutto, va ricordata la sua collaborazione triennale con Walter Benjamin che su Sens Unique  scrisse che Franz Heller "ha attraversato le vite di due o tre esseri con la stessa delicatezza e intimità del colore del cielo". Nel 1926 i due firmarono congiuntamente la versione in tedesco di due volumi de La Recherche di Proust, All'ombra delle fanciulle in fioreLa duchessa di Guermantes. Purtroppo il governo collaborazionista di Vichy era intenzionato ad arrestare i tedeschi antinazisti ed ebrei che si erano stabiliti nella Francia libera. Così Franz viene imprigionato insieme al figlio maggiore Ulrich, e trasferito in una ex fabbrica di piastrelle nota come luogo di internamento e transito in procinto della deportazione verso Auschwitz. In quel Camp des Milles presso Aix-en-Provence, sono stati reclusi Ferdinand Springer, Karl Bodek, Walter Hasenclever, Bertolt Brecht, Lion Feuchtwanger, Max Ernst, Hans Bellmer, Walter Benjamin, in compagnia di  altri intellettuali e nel contesto di oltre 10.000 prigionieri tra il 1939 2 il 1942. Qualche intercessione autorevole consente a Franz e a Urlich di essere liberati, ma Franz è irrimediabilmente debilitato, malato di cuore e spossato dalla dissenteria, un quadro medico che causerà la sua morte il 6 gennaio dell'anno seguente. Helen nel frattempo inizia a collaborare con l'organizzazione clandestina Emergency Rescue Commitee  che permise a centinaia di intellettuali e artisti minacciati dal nazismo di espatriare. Tra questi Max Ernst, André Breton, Hannah Arendt, Thomas Mann, Marcel Duchamp. Indomita, nel 1944 e all'età di 68 anni la pittrice entra nella resistenza con l'incarico di agente di contatto che si occupa di inviare messaggi, codici...denaro.  Alla fine del conflitto si decide a raggiungere il figlio Stephan negli Stati Uniti cercando di mantenersi indipendente: il MoMa fa un grandissimo affare acquistando da lei per 300 dollari la scacchiera che il marito gli aveva regalato Man Ray! 

La chessboard di Man Ray

Quei pochi soldi gli consentono di mettersi on the road, accettando lavori saltuari come autista, cameriera, badante. A causa di un incidente automobilistico che gli causa una serie di fratture, decide di rientrare in Francia dove è ospitata da  Anne-Marie Uhde sorella di quel Wilhelm, collezionista si quadri naif e tra i primi a interessarsi alla pittura di Picasso e del Doganiere Rousseau. Vivrà con lei fino all'età di 96 anni e sarà sepolta nella tomba dei fratelli Uhde al cimitero di Montparnasse. Qualche anno dopo la sua uscita, François Truffaut trova il libro usato Jules et Jim su una bancarella di piazza Palais Royale, rimanendone sbalordito. Con l'assenso dell'autore che avrebbe dovuto occuparsi dei dialoghi sen non fosse morto nel 1959, il regista realizzerà nel 1962 il fim cult che tutti conosciamo, chiamando la magnifica Jeanne Moreau per interpretare il ruolo di Catherine (alias Helen), mentre per  Jim (alias Henri-Pierre Roché) sarà scelto Henry Serre e per Jules (alias Franz Heller) l'attore austriaco Oskar Werner. 

La sceneggiatura che segue abbastanza fedelmente la trama del libro, si conclude con il suicidio di Catherine (Helen) che si getta nella Senna in automobile trascinando con se Jim, non coincide con la realtà dei fatti, ma quando Helen che non ha mai conosciuto Truffaut, vede il film decide di scrivergli: «Caro François Truffaut….seduta nella sala al buio, temendo rassomiglianze mascherate, paralleli più o meno irritanti, sono stata ben presto rapita, presa dal potere magico, il vostro e quello di Jeanne Moreau, di resuscitare ciò che avevo vissuto ciecamente…». 


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