Rosi, il Che, i politici cubani e il dolore di un continente




Venti giorni dopo la morte del Che, Francesco Rosi elabora l'idea di girare un film su di lui e per questo viaggia verso il Sud America per raccogliere quelle testimonianze di prima mano che in molti casi riescono a riaprire le visioni che giungono dai canali dell'informazione. Entrare nel cuore della verità è il suo metodo di lavoro aperto con successo dal film Salvatore Giuliano (1962) e continuato con Le mani sulla città (1963 e Leone d'Oro a Venezia). L'inchiesta fatta sul campo e l'impostazione del progetto cinematografico hanno l'approvazione di Fidel, ma i tentennamenti della produzione di fronte ad un tema così scottante, fanno sì che tutto si fermi alla fase della preparazione, non andando aldilà di una serie di taccuini. In brevissimo tempo sul caso Che, montano una serie di congetture, dal tradimento di Regis Debray, al ruolo della CIA, dalla posizione distaccata della popolazione boliviana all'indifferenza dei politici comunisti di diverse nazionalità. Al regista bastano due mesi per capire la stretta relazione che una storia sul Che poteva avere con le condizioni disastrose in cui versavano le popolazioni incontrate e i loro tentativi di emancipazione. Così la posizione dei castristi che avrebbero voluto un film tutto girato a Cuba, sembrava essersi dimostrata inconciliabile con l'entità continentale del problema. Per Rosi, affrontare il personaggio del Che significava dare voce all'intero Sud America, che la sua uccisione sembrava avere ricacciato in un rassegnato silenzio. Oggi i preziosi taccuini, con una miriade di informazioni, riflessioni sono raccolti insieme al trattamento di questo film che non si è mai fatto. Il lavoro di scelta è stato coordinato con la cura della figlia Carolina Rosi e di Maria Porcino. L'editore Rizzoli lo ha pubblicato con il titolo I 199 giorni del Che. Diario di un film sulle traccie del rivoluzionario. Con amarezza, possiamo leggere alcune considerazioni che gettano fango sull'apparato di partito a Cuba: la più lacerante dice che "di fronte ai politici la mafia è uno scherzo". 

Commenti

Post più popolari