ASTRATTISTI 48


La prima mostra di arte astratta in Italia avvenne a Roma nel bimestre marzo-aprile 1948, ospitata dagli spazi della Galleria di Roma, con il comitato d'onore formato in cui tr gli altri figuravano Palma Bucarelli, Emilio Villa, Lionello Venturi, Giulio Carlo Argan. In questo catalogo manifesto stampato su un foglio fronte retro di grandi dimensioni, ci sono scritti di Piet Mondrian, Le Corbousier, Max Bill, Gillo Dorfles, Wassily Kandinsky.... Nelle sale della galleria le opere esposte riuniscono oltre trenta artisti tra i quali Carla Accardi, Pino Dorazio Gianni Dova, Lucio Fontana, Bruno Munari, Emilio Vedova... coordinati dal comitato formato da Ettore Sottsass jr., Achille Perilli e Armando Pizzinato.



Incipit: "Dall'Impressionismo fino al Cubismo si è sviluppata una vera e propria rivoluzione contro quanto di metafisico e trascendente vi era nell'arte. La ricerca scientifica della realtà e poi la critica e la scomposizione di essa hanno stabilito un nuovo rapporto fra l'artista e il mondo. Tale nuovo rapporto nasce dal dramma sorto nel cubismo dove il legame con la realtà oggettiva, sempre più aspramente criticato, viene a trovarsi fuori dai nuovi problemi che man mano erano nati nella creazione del quadro e della statua. I nuovi problemi vengono ad identificarsi e a compiersi nell'astrattismo proprio perché è l'astrattismo che libera la creazione artistica dall'ultimo residuo di conformismo figurativo basato sulla imitazione della realtà visiva e viene così raggiunta la più completa autonomia del colore e della forma. Due vie apre l'astrattismo: una verso l'evasione (posizione negativa) l'altra, al contrario, sulla presenza. L'artista in questo caso costruisce coscientemente e si trova in una posizione di fede verso la vita. E' chiaro che la nostra è la seconda posizione. Arte astratta non più in funzione di rottura ma come azione per una nuova cultura. Stiamo uscendo da una profonda crisi scontata dai precedenti movimenti rivoluzionari. I vecchi miti crollano ora su se stessi. Le condizioni attuali sono quelle di un nuovo principio e ogni inizio si sviluppa su elementi primi che acquisteranno un significato nuovo. Fare un quadro o una statua per noi non è come fare un oggetto. Il gusto, la moda o addirittura la cultura secondo le consuetudini non ci servono. Le scartiamo di proposito perché vogliamo obbedire all'urgenza suscitata dal tempo. Tempo come storia. La storia si muove ora sull'azione e decisamente su un'azione rinnovatrice. Azione è dinamica e sulla dinamica noi intendiamo impostare il nostro problema plastico seguendone e interpretandone gli sviluppi sicuri di riuscire, solo in questo modo, a formare le basi di un linguaggio figurativo nuovo".




"Questa mostra non è che si è fatta a forza di star seduti al caffè. C'è artisti qui dentro che neanche si sono mai visti in faccia. Questa mostra è quasi venuta da sé, che un giorno sono venuto a Roma e ci è venuta l'idea con Consagra in dieci minuti che si parlava, poi abbiamo portato l'idea in giro e trenta sono stati del parere in dieci minuti. In generale sono stati del parere, e certo ci sono delle sfumature, ma che si doveva fare una mostra degli astratti, questo lo hanno accettato subito. Questa è l'idea generale e così c'è la Prima Mostra Nazionale degli Astrattisti... Noi abbiamo messo alla mostra il nome degli astratti perché non crediamo ad un mondo ideale dove ogni cosa diventi ferma o trasparente e dove gli uomini dovrebbero arrivare sublimandosi in puri ordini matematici e geometrici. Noi non siamo degli idealisti. Noi invece crediamo a uomini che sono ancora più uomini perché sono soltanto uomini" (Ettore Sottsass). 


"Credere di poter fare dell'arte facendo delle cose che si dicono astratte, vuol dire credere a uomini che sono nuovi, rispetto a tutti gli altri passati, in quanto hanno qualche cosa da dire soltanto in quel momento che hanno deciso di essere uomini. Dicono soltanto questo: che specie di uomini hanno deciso di essere. Invece cha ad un atteggiamento più o meno perplesso e distratto davanti al mondo ed a se stessi, questi uomini credono ad una esistenza attiva - totalmente attiva - di se stessi nell'ordine del mondo: da una posizione più o meno decadente ed estetizzante questi uomini sono passati ad assumersi l'impegno di una totale presenza e di una continua partecipazione. Questo vuol dire fare dell'arte facendo delle cose astratte. Questo non vuol dire negare la realtà del pane e del vino, ma vuol dire non conoscerla prima di averla risolta e cancellata in una decisione che prima dell'arte non può essere che morale. Da questa decisione si comincia se si vuol fare dell'arte che si dice astratta. Poi, che si dica astratta o concreta questo non è molto importante anche se sotto a queste due parole sta una precisa polemica tra le idee di quelli che le hanno inventate. Perché i concreti dicono che gli uomini hanno da sparire e da annientarsi nella pura concretezza dei mezzi espressivi e gli astratti violentano quella concretezza per lasciargli dentro la traccia della loro presenza. Noi abbiamo messo alla mostra il nome degli astratti perché non crediamo ad un mondo ideale dove ogni cosa diventi ferma e trasparente e dove gli uomini dovrebbero arrivare sublimandosi in puri ordini matematici e geometrici. Noi non siamo degli idealisti. Noi invece crediamo a uomini che sono ancora più uomini perché sono soltanto uomini: si incontrano con altri che sono soltanto uomini". (E. Sottsass jr.)


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