Piazzolla per due


Finalmente un Piazzolla di alto profilo, dove Piercarlo Sacco e Andrea Dieci mostrano la mano ferma e agile dei virtuosi più inquieti, ma anche quella conoscenza del tango con le sue delizie retoriche che fa la differenza per una corretta lettura dell’opera piazzolliana. Con queste decisive prerogative, la musica da concerto del maestro argentino ritrova qui il vibrante perimetro di risonanze che nutre la sua estetica.
 
Il programma inizia dai quattro titoli dell’Histoire du Tango (1986), viaggio simbolico e sentimentale nella rêverie in cui Piazzolla ha saputo coniugare una poetica umana a una musica eterna. Innervato da un ritmo puntualmente teso, ascoltiamo il dialogo violino-chitarra immergersi in un teatro evocativo dal valore tattile, dove si alternano guizzi di vivace carnalità a commoventi vapori saturnini.

 
Seguono i Cinco piezas para guitarra (1980), le cui riconosciute difficoltà esecutive sono affrontate da Andrea Dieci con l’autorevole slancio che lo mette in condizione di cercare l’essenza e la luce di queste pagine negli spazi dell’interiorità. La terza serie offre i Quatre Études Tanguistiques, più tardi Tango- Études for flute (or violin).
 
Qui il protagonista solitario è Piercarlo Sacco, violinista dal colore sonoro che trasuda temperamento e passione: il suo nitore esecutivo, è alimentato dal surplus di acrobatica scioltezza espressiva che sa accarezzare o graffiare. La sensazione è di assistere a una rivisitazione violinistica che restituisce questi studi come una squisita sequenza di capricci. L’explicit ricongiunge i solisti in una gemma iridescente di quieta bellezza: Celos, sospiro melodico adagiato sul ritmo indigeno della milonga campera, antica, cadenzata, sognante. Il cd, recentissimo, è già un successo presso l’esigente pubblico tedesco.









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