La scoperta del giallo a Buenos Aires
Sembra che
nell’Argentina delle ultime decadi dell’800, la letteratura fosse praticata con
il semplice piacere del dilettante da gentiluomini della borghesia argentina
che vantavano in altri campi della cultura una posizione preminente. E’ il caso
di Paul Groussac, un erudito bibliotecario e critico letterario, che ha
suscitato la curiosa attenzione di Borges; quello di Luis Varela, che firmava con lo pseudonimo di
Raúl Waleis per non rivelare la sua professione di magistrato e saggista
giuridico; quello di Eduardo Ladislao Holmberg, botanico, geologo e zoologo che
aveva lasciato la medicina «per non arricchirsi col dolore degli altri».
Questi
tre personaggi oltre che ad essere legati da un prezioso dilettantismo
letterario, lo sono stati anche per il genere che hanno affrontato le loro
pagine, un genere del tutto nuovo nel loro paese: il poliziesco. Ed è un
poliziesco dell’eclettico Holmberg ad essere stato riesumato oggi dalla marginalità
in cui è stato seppellito per lustri, per essere proposto in Italia dalla
traduzione di una piccola casa editrice salernitana, Arcoiris, con il titolo
“Le ossa”, sintesi dell’originale “La bolsa de huecos” che fu pubblicato nel
1896. La trama si fonda sull’inseguimento di un serial killer che firma le sue
imprese recidendo la costola posta immediatamente davanti al cuore.
Le tracce
sono frammenti impercettibili che solo uno spirito scientifico, come quello
dello scrittore che interpreta l’io narrante, può ricondurre in un quadro
decifrabile. Ad aiutarlo è un amico anch’egli scienziato che pratica anche la
frenologia, come ad affermare l’idea che attraverso la cultura scientifica,
scrigno d’intelligenza, si possono raggiungere straordinari risultati in
qualsiasi disciplina. La questione scientifica è tra l’altro corrispondente
all’invenzione della dattiloscopia con tutto quello che questo ha comportato
nella prassi investigativa: la tecnica fu messa a punto proprio a Buenos Aires
da Juan Vucetich, un immigrato dalmata che nel 1894 prese le prime impronte digitali
della storia per la polizia della capitale argentina. Ma la curiosità più
sconcertante del racconto sta nel disegno del misterioso personaggio di Clara,
una signorina en travesti che vuole e riesce ad affermare il proprio destino.
Questa capostipite delle fanciulle criminali che popoleranno il poliziesco
argentino, vanta conoscenze mediche
rivoluzionarie e rappresenta le pochissime studentesse che all’epoca si
affacciavano coraggiosamente alla facoltà di medicina nell’università di Buenos
Aires, sfidando le accanite polemiche che le riguardavano e affiancandosi ai
primissimi movimenti femministi. I suoi movimenti nel romanzo seguono le leggi
della suspence che l’autore conosce alla perfezione, tenendo sapientemente il
lettore sulla corda fino al momento del colpo di scena finale che, anche oltre un secolo dopo e l’immensa
bibliografia che il genere ha accumulato, riesce a stupire.
In una forma
suggestiva per la precisione dei rimandi e l’eleganza dello stile, il
“giocattolo poliziesco”, così definito da Holmberg stesso, ha una radice
estetica che si può ritrovare nella letteratura francese e anglosassone ma che
coniuga queste fonti d’ispirazione su un fondo palesemente locale, vale a dire bonareense. Lo stesso
sfondo affascinante che accompagnerà moltissima, splendida letteratura
argentina, anche aldilà dei confini del genere.
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